25. Becco bunsen

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CRIS

Non riesco a smettere di comporre musica. Mi esplode in ogni momento e ogni nota riconduce sullo spartito che riguarda Luna.

Sono un cretino. Lei non mi ha mai baciato e continuo a domandarmi cosa provi davvero. Mi sono esposto con lei, la cerco sempre, le sto mostrando tutto quello che sono come uno sciagurato sbandieratore di sentimenti.

E pensare che ormai nemmeno lo sguardo che Edo ha lanciato a Luna mi ferma più...

Se c'è qualcosa che vuole dirmi, deve essere esplicito. Se c'è qualcosa tra di loro mi fermerò. Non lo ferirei mai. Mai.

Ma nessuno parla e mi chiedo se sia tutto nella mia testa.

Non sono in grado di trattenermi. Per questo quando ho sentito la musica alta in sottofondo alla chiamata che abbiamo avuto, non ho potuto che fare il giro dei tre locali del paese sperando di incontrarla.

Sono un cretino perché lei mi ha detto che aveva voglia di vedermi ma non voleva dirmi dove era. E una parte di me ha pensato che fosse una scusa, una prova. Un test, uno di quelli che fa mia madre con mio padre o che vedo utilizzare anche a mia sorella.

Ma ora che le vado incontro, tra i tavoli del pub, penso di aver frainteso. Il suo sguardo è cinereo. Ma ormai non posso far finta di nulla.

Dove ho sbagliato?

«Che ci fai qui?»

Lapidaria, accusatrice. Sembra minuscola, le braccia rigide strette contro i fianchi.

Mi passo una mano tra i capelli, provo a nascondermi dietro al braccio, sentendomi di troppo. «Avevo capito che avevi voglia di vederci...»

«Te ne andresti?» Sorride, incerta, ferita.

Scivolo. Sono fermo ma sto scivolando. Mi guardo intorno; il ragazzo tatuato dietro al bancone mi squadra, un paio di clienti ubriachi gridano vicino all'entrata.

«Ok...» Indietreggio, chino il capo, mi fisso le Jordan che mi ha regalato mamma, sono così bianche da rilucere a contrasto con il pavimento scuro.

Che cosa ho fatto?

Che cosa ho combinato?

«Scusami, non avevo capito, pensavo...»

Non l'ho forzata. Non sono stato invadente. Non ho insistito sul chiederle perché ci nascondiamo davanti a tutti. Ho aspettato. Non ho fatto passi falsi, niente che potesse travalicare il suo spazio, forzarla.

Cosa cavolo ho fatto?

Non l'ho nemmeno baciata, cazzo! E Dio solo sa quanto ogni istante che la vedo mi viene voglia di farlo. Di toccarla, scoprirla, baciarla, assaggiarla, tenerla per mano, gridare al mondo che spettacolo che è.

Dio, mi sto sciogliendo, il mondo è un cazzo di becco bunsen e io sono in un'ampolla minuscola proprio sulla fiammella a gas.

«Scusami.» Le lancio un'occhiata dal basso, continuando a indietreggiare. «Qualsiasi cosa io abbia fatto, scusami.»

E mi volto, cercando di cancellarmi dalle pupille la sua espressione: ritrosa, esposta, ferita.

Che cazzo ho fatto per ferirla?

Sono un'idiota, un mega gigantesco ammasso di idiozie-

«Aspetta.»

Qualcosa mi sta strattonando il gomito, bloccando la mia avanzata verso l'uscita. La presa insiste, estraendomi la mano dalla tasca dei pantaloni dove l'avevo affondata. Le sue dita mi raggiungono il palmo, si intrecciano alle mie.

Tutti i Colori del CieloWhere stories live. Discover now