36. Tela bianca

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CRIS

Ma come cazzo mi è venuto in mente?

Sono un cretino, sono un bambino.

Le ho chiesto davvero di passare la notte con me. Ma Dio santo, il cervello mi era andato a farsi fottere?

Ma poi siamo adulti mica bambinetti di due anni. Eppure il mio intento non era niente di erotico e sconcio, volevo davvero che passassimo la notte nella stessa stanza e basta. La sua presenza mi tranquillizza, mi fa sentire al sicuro, al centro di me stesso, radicato, capace di scegliere.

Ne sentivo il bisogno, cazzo! Mica volevo fare una botta e via.

Dio santo, che pensieri incoerenti. Sono confuso, dovrei star zitto e spegnere il cervello e ogni neurone superstite. Chiudo gli occhi e inspiro la brezza salmastra dell'oceano. Sono venuto a fare una passeggiata dal lato opposto dell'isola, quello bello. La marea era troppo alta per permettermi di fare due passi nelle cale adiacenti come avevo preventivato, ma me la sto godendo comunque.

Mi piace il pizzicore della sabbia fresca sotto i piedi, i brividi che insorgono sulle braccia lasciate scoperte dalla maglietta. Il tocco del sole mi scalda la pelle. Ho osservato due scimmie litigarsi una roba verde non ben identificata. Una specie di pappagallo ha cinguettato in modo così assurdo e cacofonico che non ho resistito e ho tentato di imitarlo. Mi ha guardato stizzito dall'alto della palma su cui stava e se ne è voltato via. Ho riso da morire.

Mi sento un bambino. Mi sento... nuovo. Una tela bianca, intonsa.

Osservo il display del telefono. Sono passate ore senza che me ne accorgessi. Quand'è l'ultima volta che ho perso il senso dello scorrere del tempo?

Non mi capita mai. Tutta la mia vita è scandita da orari, riunioni, cose da fare, tempi da consumare, attività da dover eseguire. Non c'è spazio per queste cose, i tempi morti, quelli in cui ti annoi, lasci vagare la mente, ti godi l'assenza di dovere.

Da quanto non ridevo da solo senza che nessuno mi guardasse?

Da quanto non ridevo per me stesso?

Mi viene in mente un film, non lo ricordo bene, l'ho visto troppi anni fa. Ma ho impressa l'immagine di una ragazza bionda tutta denti che consiglia al ragazzo che ha appena perso il padre di ballare da solo con le mani per aria in mezzo al bosco.

L'ho fatto anche io, appena arrivato in spiaggia. Mi sono messo a correre senza una meta da raggiungere, senza una vera intenzione chiara in testa, solo perché volevo farlo, lasciarmi andare. Buttarmi e sentire.

E mi ha fatto star bene.

Così bene. Che mi sento felice.

Osservo la sabbia depositata sulle pieghe dei cargo, l'orlo della maglietta si è sfilacciato. Non me ne frega, non mi importa di nulla in questo momento se non del fatto che tutto intorno a me mi sembra avere senso.

Perché non me ne ero accorto prima?

Apro di nuovo il messaggio che mi ha inviato Edoardo poco fa. Gli ho scritto chiedendogli se sapeva niente degli attacchi di panico. In risposta mi ha inoltrato un link. Scorro con gli occhi le parole. Più e più volte. Sono stato malissimo stanotte ma adesso mi sento così bene.

E secondo l'articolo scientifico l'attacco di panico può essere una risposta forte da parte della testa, riferita al manifestarsi di un conflitto che stiamo evitando, un trauma forte oppure un accumulo di emozioni.

Non so come, ma tutto mi sembra chiaro. Semplice. Ha un senso.

So perché ho avuto quell'attacco di panico. Lo so e ne sono grato.

Voglio affrontare il problema, lo voglio davvero. E so che ora ne sono in grado. Così controllo l'ora sul telefono. A casa in Italia è forse mezzanotte, troppo tardi. Ma decido comunque di inviare un messaggio a Gioia.

Sto bene, grazie. Quando ci sei, ti va di parlare?

Attenderò.

No, cambio idea subito, non voglio attendere, c'è così tanto da vedere e provare.

Mi alzo e inizio a girovagare per la stradina del paesello; serrande in legno cigolano quando si sollevano, teste si inchinano come saluto quando mi vedono. Ricambio, poi mi fermo, chiedo a un signore che fa frullati alla frutta come si dice buongiorno, me lo faccio insegnare a suon di sorrisi e versi strani. Lo memorizzo, lo ripeto, la moglie dell'uomo ride alle spalle del marito. Dico buongiorno pure a lei.

Che figo è scorrere nel mondo e sentirsi scorrere con lui. 

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