54. Promesse macchiate

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LUNA

La vita mi fa paura, ma adesso non sembra un problema così insormontabile. E so perché. Ho passato la notte con Cris, qui, a casa sua, avvolta dal suo profumo e le sue braccia. Ci sono le lenzuola morbide e i suoi baci. Che mi divorano, tutto quanto.

Non solo il respiro, ma anche ogni timore, ogni paura. Mi svuota l'animo delle sensazioni negative, le aspira via da me e le fa sparire. So che ci sono, lo so, ma le sento più distanti, lontane da me. Cris è diventato un filtro, mi allontana dal difficile e mi ovatta i problemi.

Appoggio la guancia sul cuscino, la stoffa mi accarezza la pelle, è così piacevole. Le lenzuola a casa mia sono così usate, usurate, che hanno perso quella morbidezza.

Cris sta dormendo, rannicchiato su un fianco, i capelli arruffati sulla fronte, le labbra socchiuse e un braccio allungato verso di me, le dita strette con poca convinzione sul mio fianco.

Luce delicata filtra dalle tende chiare che coprono le alte vetrate, l'aria sa di pulito e di noi. Sudore e baci, promesse e le nostre parole, quelle con la lettera maiuscola. Non c'è fretta, il rintocco di un orologio a pendolo oltre la porta socchiusa e il cinguettio strepitante degli uccelli oltre le mura.

Ma qui siamo noi. Io e lui.

E il mondo non mi è mai parso così bello.

Credo che vorrei svegliarmi tutte le mattine così.

Mi fermo.

Un ingranaggio, il pensiero sbagliato, la realizzazione improvvisa.

Mi spavento. Svegliarmi tutte le mattine così?

Mi tiro su di scatto, un capogiro mi confonde, ho un crampo allo stomaco.

Non l'ho pensato, non sto davvero pensando che voglio svegliarmi ogni mattina accanto a lui, con lui, guardando lui. Il mio mondo riempito da lui. Solo lui a dargli senso.

No...

Sono io il mio arcobaleno, io e nessun altro.

Non si dà agli altri questo potere, non si può. Sono io e solo io. Mi basto e avanzo. Ce la faccio da sola, il mondo è bellissimo già così. Non mi serve nessuno per colorarlo. Ha già tutte le sfumature che lo rendono unico, che mi rendono unica.

Mi rannicchio sul bordo, mi allontano dalla mano di Cris che rimbalza sul materasso.

No....

Non sarò come mio padre, non lascerò che mi prenda, quell'amore che ti mastica tutto, consuma, arriva al midollo, finge di riempirti e poi, appena sei da solo, ti devasta.

Perché la verità è quella.

Da soli, prima o poi, si resta per forza.

E non farò come papà, fermo a fissare una sedia che non verrà riempita più. Che sbaglia a comprare il latte, perché si è abituato a prendere quello che piaceva mamma invece che quello che piaceva a lui, solo per farla felice. Che quando sente una battuta di quelle da bambini, sciocche e semplici, ride, perché erano come quelle che faceva mamma e poi all'improvviso lo vedo che se ne accorge: che mamma non c'è, che nessuno lo può capire, che nessuno può nemmeno condividere quell'assenza. E allora arriva, il nero, la nube, il gorgo. La solitudine di un cuore che ha perso la sua metà, di un organo strappato. Il dolore lancinante dell'assenza imposta, del vuoto che lo circonda.

E se lo prende, papà, lo porta via, lo oscura, lo rende l'ombra di se stesso.

Io non sarò così. Mai. Io mi basto, io e solo io. Mi sveglierò ogni mattina felice di me stessa, del mondo.

Tutti i Colori del CieloWhere stories live. Discover now