29. Colori in divenire

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CRIS

Il sole sta tentando di tramontare. Questo angolo di paradiso pare non volerglielo permettere.

Nemmeno io lo vorrei. È troppo aranciato. Non voglio smettere di osservarlo. C'è la risacca del mare, le onde che bagnano la battigia ci sfiorano le dita dei piedi, la sabbia mi frusta i polpacci quando si solleva la brezza. I capelli di Luna sfuggiti alla crocchia mi sfiorano le braccia.

Questo non è silenzio, eppure lo sembra.

Nel silenzio c'è pace. Qui c'è pace.

Pennuti cinguettano, qualcuno suona un tamburo, una famiglia ridacchia giocando ad acchiappino, chi fa parapendio verso la bat cave urla indicazioni.

Ma è tutto docile, sopportabile, gestibile. Il mixer ha sistemato i livelli. Ha lasciato in primo piano i suoni miei e di Luna. Il suo respiro che si intona al mio, il mio cuore che riempie il torace e le mie orecchie. Niente folle corsa, solo un placido scandire il tempo. I vestiti frusciano, i nostri pensieri si lasciano cullare.

«È la musica.»

Luna stringe le ginocchia nude al petto e vi appoggia sopra la guancia, ruotando lo sguardo verso di me.

Non sembra sorpresa, chissà perché mai pensavo lo sarebbe stata.

«Ma lo avevi già capito, no?»

Sorride, sembra una parola scontata ormai per descrivere quello che le illumina il viso. Ci sono infinite sfumature di gioia che le nostre labbra riescono a modulare. E non è nemmeno sempre felicità il motivo per cui sorridiamo. A volte è amarezza, altre tristezza. La sua adesso è comprensione.

«Lo avevo capito, sì.»

«E non mi hai detto niente, birichina...»

Lo scherzo viene portato via dalle onde. Ormai si è conclusa la giornata, abbiamo camminato nell'acqua, ci siamo arrampicati sulle cave, abbiamo esplorato grotte.

La giornata che potevamo concederci sta finendo. Adesso è il momento di affrontare ciò che in partenza non riuscivamo.

«Dovevi capirlo da te» sussurra.

«Già...»

Il cielo è meraviglioso. È tutto color mandarino, oro, ambra, albicocca. Una tela che cambia ogni istante. Sbatti le ciglia ed è mutato, provi a definirlo e già è in divenire di altro.

«Non suono più da quasi dieci anni.» Espiro con forza, è un peso che esce e uno che entra. «Non ho idea di come sia già passato un decennio da quando ho iniziato a lavorare in azienda dai miei, ma è da allora che ho smesso... Ho rotto la chitarra, ho chiesto a mia sorella di nascondere in soffitta gli spartiti, le ho inviato tutte le tracce registrate e ho formattato l'hard disk. Non ho più cantato, premuto un tasto del pianoforte, letto uno spartito. Ho disinstallato i programmi dal mac, ho staccato i poster dalle pareti.»

Ricordo poco di quel periodo, è tutto offuscato. Ho chiuso la saracinesca di un garage, dove all'interno avevo messo tutta la musica. Me ne ero scordato, era troppo distante, nel passato. Passato nel senso di finito e concluso.

«E come hai fatto?» La sua voce ha la cadenza delle onde.

Per un istante non comprendo, lentiggini circondano il nasino di Luna.

«A fare?»

«A nasconderti alla musica.»

Qualcosa vibra, da qualche parte nel mio stomaco, o forse è solo in un ricordo che ho creduto di dimenticare. Devo averglielo detto io a Luna, tanto tempo fa, così come mio nonno lo disse a me la prima volta che mi portò in montagna.

Tutti i Colori del CieloWhere stories live. Discover now