11. Contrasti: luce e buio

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CRIS

Mi fa male. Tutto. I rumori sono troppo forti, anche il mio cuore fa troppo casino.

Dovrò utilizzare un taxi e venire domani a riprendere l'auto. Cazzo. Tanto finché non trovo un appartamento sono a vivere dai miei, nella vecchia casa che hanno qui in paese.

Milano è troppo lontana. Milano è dove ci sono tutte le mie cose però, insieme al futuro, quello si è tenuta Gioia.

Cazzo se fa male. Il suo nome mi prende a sprangate il petto. No, sié, altro che petto. Mi prende a sprangate ogni arto e organo. Devo vomitare. Ma l'ho già fatto. Adesso è solo un istinto ingannevole: lo stomaco che mi manda a fanculo. Nemmeno lui ha potere su di me, perché mi ha già svuotato.

Evvai, sono vuoto come diceva Gioia, no?

«Devo aiutare Gabri con lo stereo. Ti prego, stai buono qui.»

È Edo che parla, ma lo fa troppo vicino. Gli sbatto contro, sbatto anche contro la portiera della mia macchina.

«Niente auto, sì capo.» Borbotto, biascico. Le parole non escono come dovrebbero, anche la lingua mi ha mandato a fanculo quindi.

«Luna?» La chiama Edo. Ma forse è solo per farmi dispetto. Quel suo nome è un dispetto enorme. Non la voglio sentire, non la voglio nemmeno sentir nominare.

«Ci penso io, chiamo un taxi e lo mando a casa se devi aiutare Gabri.»

Mi tolgono qualcosa di mano. «Oh?»

Luna mi guarda con un'espressione truce. Anzi, forse non mi guarda, perché i suoi occhi non li riesco a incrociare.

«Sdraiati mentre chiamo un taxi.»

«Grazie, Lu.» Edo le regala un bacio sulla fronte.

Non ricordavo che Edo desse baci sulla fronte.

«Me lo merito anche io, cugino?» Mi sporgo verso di lui, chiudo gli occhi e attendo.

Ma non arriva niente.

«Bevi tanta acqua. Dormi. Domattina ti vengo a prendere per aiutarti con la sbornia.»

Sollevo le palpebre e sbuffo. «Potevi anche darmelo un bacino, almeno tu.»

Tento di aprire la portiera, ma mi si incastrano le dita. La maniglia dello sportello mi ha mangiato le dita. Oh cazzo. Cazzissimo. A me servono le dita.

«Edo, io necessito le dita!»

«Scemo, spostati.»

Qualcuno mi libera, la bocca ha sputato le mie dita intere. Le stringo al petto. Grazie al cielo. Mi volto verso chi ha aperto la mia auto e mi sta spingendo dentro.

«Oh, grazie alla Luna!» Ridacchio. Perché Luna mi ha salvato.

Dio che cosa buffa, perché non ride?

Mi fa sedere nella mia macchina, diventa buio, ma lei doveva ridere. Perché cavolo non ride? Dio, un tempo ero bravissimo a farla ridere.

Mi spinge all'indietro, ma non voglio sdraiarmi. L'afferro. Stoffa, pelle e capelli.

«Ma che caz-»

Cadiamo all'indietro.

«Ho una macchina giga giga. Ci stiamo in mille!» Ho i capelli di Luna nel naso, mi ci immergo con tutto il viso. Rido. Sa di caldo, di estate e di erbe.

«Mollami!»

«Molla molla.» Allargo le braccia.

Mi schiaffeggia. È leggerissima anche sdraiata su di me.

«Fammi chiamare questo benedetto taxi così la smetto di farti da balia, scemo!»

Si tira su. Mi sento leggero. E vuoto. Vuotissimo.

Sento un digitare, noto lo schermo del cellulare acceso che tiene tra le mani. Si sporge verso l'esterno e allunga un braccio verso terra.

«Porcaccia, ho poca batteria!»

Non voglio sentirmi vuoto. Voglio non esserlo più. Lei sa come non farmelo essere.

Mi alzo di scatto, mi aggrappo al suo braccio, afferro lo sportello e ci chiudo dentro.

C'è silenzio, per un attimo. La testa gradisce. Basta casino. Basta festa, basta musica. Solo silenzio.

«Ma che hai, sei ingestibile.» Luna fa per uscire dalla macchina, ma non riesce.

«Cris?» Si volta e ha la riga tra le sopracciglia: è incazzata nera. «Non me lo dire!»

Ma io rido, un poco solo. Ridere troppo mi fa male a tutto.

«Hai la chiusura automatica, ma che riccone del cac-»

«Così ora mi devi dire per forza-»

«Che cosa?!»

Sbatto la testa contro il tettuccio, ho la sicura incastrata sotto il gluteo. «Come fare a non essere più vuoto.»

Mi sento di aver sbagliato, non so cosa, in questo momento mi sfugge. Ma lo sento comunque.

Poi guardo Luna, la luce alle sue spalle ne delinea il profilo. Contrasti forti, fortissimi. Buio e Luce, io e Luna, la rabbia che provo per quello che mi ha fatto e il bisogno di guarirmi. L'ho chiusa in macchina con me per trovare una soluzione a quel vuoto che mi ha detto Gioia.

Sono ubriaco. E scemo.

Ma con lei mi sono sempre sentito entrambe le cose.

Sto sbagliando qualcosa. So che lo sto facendo, ma ormai non posso tornare indietro.

Tutti i Colori del CieloWhere stories live. Discover now