48. Semaforo verde

15 2 0
                                    


LUNA

Quante ore sono passate?

Ventiquattro, a malapena. E Cris non mi ha mollata un attimo da allora. Senza però pressarmi.

Sono io invece che ho messo distanza tra di noi. E non c'entra un cavolo Gioia e il fatto che credo che Cris sia ancora innamorato di lei. No, l'ho visto, l'ho percepito. Cristian non mi ha mai mentito.

Adesso mi rendo conto che quella gentilezza e reticenza che mostravo non era solo rivolta a lui e la loro relazione, ma era utile a me per proteggermi. Da lui. Da quello che sento.

Mi piace Cristian Belgiovine, così tanto che per tutta la durata della giornata non riesco a fare a meno di cercarlo. E lo trovo subito. Ogni senso e cellula a disposizione riesce a rintracciarlo nell'immediato. Il modo di muoversi, la tonalità della voce e lo spazio che occupa. Tutto è così familiare che... che non ha senso!

Ma io non posso permettermi Cristian adesso. È troppo.

C'è stato un errore con il bonifico dell'hotel del ritiro. No, non un errore, ma un delay, come hanno detto loro, ovvero un ritardo. Una cosa da nulla, niente di più.

Ma per me però è tutto.

E la cifra che ho visto prima nel conto in banca mi ha atrofizzato tutto. La paura è assurda, ti comanda come vuole. Ma io non posso permetterglielo, devo finire di insegnare le lezioni e sperare che le prossime due settimane, momento in cui riuscirà a essere approvato il pagamento dell'hotel per il lavoro svolto, arrivi il prima possibile.

Ho a malapena i soldi per tornare in patria.

E poi basta, perché di nuovo, ancora una volta, rimarrò intrappolata tra quelle quattro mura che puzzano di muffa e avrebbero bisogno di essere riverniciate da troppi anni.

Resterò ferma, incastrata, in una vita che non mi appartiene, in una terra che mi soffoca, in un realtà che non vorrei. In attesa di andare via, una volta ancora.

I risparmi in disparte, quelli nel conto di deposito, non sono utilizzabili essendo vincolati. Inoltre sono quelli messi da parte per comprare la baita di mamma. Intoccabili. E pensare che arrivo a malapena a un quinto della cifra richiesta...

Troppi problemi. Mi vogliono inghiottire.

Inspiro con forza, ma la distrazione dell'essere rimasta estraniata finora mi è fatale.

Metto male il piede, sento subito la scivolosità del fuori percorso della Diamond Cave farmi perdere l'appoggio. Mi butto all'indietro, provo ad afferrare qualsiasi cosa per tenermi. Ma siamo in un percorso non segnalato, non quello consigliato, per cui mi ritrovo a rotolare, nel vuoto, su me stessa.

Provo a frenare l'appoggio col piede, ma un dolore lancinante mi perfora la caviglia; trattengo un grido tra i denti, ma almeno riesco a frenare la scivolata.

Sollevo lo sguardo. La caduta è stata breve, per fortuna. Ma il dolore mi trascina via ogni altro pensiero. Pulsa in modo tremendo, mi risale lungo la tibia. Tento di muovere le dita dei piedi, ma la sofferenza peggiora, mi scortica il respiro.

Soffoco un altro lamento, questa volta mordendomi le labbra.

Porcaccia, porcaccia...

«You okay, Luna?»

Tento di sorridere verso l'alto, verso il sentiero dove si trovano gli altri ragazzi del ritiro. Sono tutti preoccupati, non voglio che lo siano.

«L'ho detto che era pericoloso» borbotta Cristian in italiano iniziando a scivolare lungo la piccola discesa per raggiungermi.

Tutti i Colori del CieloWhere stories live. Discover now