10. Pesce arcobaleno

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CRIS

Ci fissano tutti nel giardino della festa. Vedo telefoni sollevati, dita puntate. Edo, dietro di noi, è passato in secondo piano. Bene. Così sì che va bene, almeno smetteranno di sparlare di lui. Che idioti, appena trovano qualcuno di diverso lo additano come se avesse la peste. L'orientamento sessuale di Edo non avrebbe dovuto essere roba di cui sproloquiare a vuoto. Cretini.

Adesso avrebbero parlato a vanvera di me. Ottimo.

In effetti adesso mi fisserei anch'io fossi in loro.

«Cris?»

Volto la testa verso Luna: sta sorridendo a tutti. Ma sta anche tremando. La fisso da sopra la spalla. Vacilla come la luce colorata sul fondo della piscina davanti a noi.

«Forse abbiamo esagerato...» mormora, sporgendosi in punta di piedi verso di me.

Mi inclino in modo tale che si possa appoggiare di più a me. «Se dovevamo dare spettacolo, tanto valeva farlo con stile.»

L'intero giardino dove si tiene la festa sembra scrutarci. Ci sarà l'intera scuola.

Ho un istinto fortissimo. Edo mi starà guardando, cazzo. Non posso farlo. Mi ero ripromesso di chiederglielo prima... Così tengo a freno il bisogno passandomi le mani tra i capelli col gel. Fa male. Ma non basta a fermarmi, non basta più niente ormai.

Afferro la mano di Luna. La sento fredda e distante. Intreccio le mie dita con le sue.

«Luna?» Le massaggio il dorso col polpastrello. La consistenza della sua pelle sembra familiare. Anche le nostre dita intrecciate sanno di qualcosa di già avvenuto. Eppure non è mai successo prima.

«Sai perché ci fissano?»

Mi scruta, ingenua, lo sguardo così ampio e inglobante che le casca tutto dentro. Si crea un triangolo tra le sopracciglia, è buffo da morire. Vorrei premerle il dito sopra e vedere quanto ci mette a scomparire.

«È ovvio il perché ci fissano, Cris.»

Lei non ne ha idea, proprio non ce l'ha.

«Io sono mezza nuda e tu sei vestito come un dio pagano» aggiunge, sbarazzina e ammiccante. Mi fa ammattire. Sta scherzando!

Mezza nuda... cazzo, lo so. Lo so!

«Dubito che gli dei pagani si vestissero così.» Calo lo sguardo sui nostri corpi. E sento il suo seguirmi, studiarmi, vibrarmi addosso. Sembra vivo e incandescente. Me lo sento bruciarmi tutto.

Indosso pantaloni di pelle neri, così attillati da mostrare più di quello che mostrerei nudo; la camicia sbracciata è sbottonata fino all'ombelico. Ma è il trucco che mi rende un dio pagano, come mi ha definito lei.

«No, Luna de Angelis.» Mi chino su di lei.

Ha delle calze a rete che mi fanno venir voglia di inginocchiarmi e incastrarci le dita dentro; pantaloncini di pelle cortissimi e un top trasparente con solo una fascia nera a mascherarle il seno.

Ci siamo dipinti di colori la pelle delle braccia, del petto, del torace e poi ci siamo vestiti il meno possibile per mostrare tutte quelle tempere fluorescenti. Giugno è il mese del pride, dell'accettazione di ogni orientamento sessuale. E noi ce lo siamo tatuati addosso.

«Ti guardano tutti, Luna de Angelis, perché sei bellissima.»

Gli esplode qualcosa nello sguardo.

È esploso qualcosa anche nel mio cervello, per aver detto una cosa del genere ad alta voce. Ma non posso fare a meno di esserne grato. Perché le sue iridi si riempiono solo di me e dell'effetto che le hanno fatto le mie parole.

Tutti i Colori del CieloWhere stories live. Discover now