4. Vuoto trasparente

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CRIS

Non riesco a smettere. Se la fisso troppo capirà quello che è successo, se la fisso troppo poco penserà che sto nascondendo qualcosa. Luna era un genio in questo, lo era con tutti. Un'occhiata sua era peggio della psicanalisi.

Ma a me, poi, che frega del suo giudizio?

«Farti i cazzi tuoi proprio non ti riesce, eh?»

«Cris?»

«Cris qui, Cris lì. Tutti bravi oggi a sparare sentenze e poi decidere di mollarmi così.»

«Cris!»

«Come se non bastasse che già mi ha scaricato Gioia, no? Anche il resto del mondo ha deciso di istituire la giornata molliamo-Cris-che-tanto-non-ne-vale-la-pena.»

Non ho più fiato, mi costringo a riprenderlo. E mi rendo conto che c'è silenzio. Quel silenzio tremendo che avviene quando due persone hanno detto troppo o troppo poco.

Sono ubriaco? Avrò bevuto al massimo, quanti? Cinque, sei... No via, non lo ricordo. Forse un po'.

«Smettila.»

Scatto con lo sguardo verso l'alto. Luna è vicina, un po' troppo. Non me ne sono nemmeno accorto. È a una distanza così ravvicinata che noto gli strani versi che fa col naso. Ho sempre pensato che fosse per colpa del septum, ma ora mica ce l'ha.

«Devi essere più specifica. Smettila, nella mia vita, si potrebbe riferire a tante cose, Luna.» Provo ad alzarmi. Manco uno scalino. Mi aggrappo al parapetto. Ma quanto cazzo è ruvido. «Tipo: smetto di sparare cazzate a raffica? Dovrei, forse sì. Smetto di parlarti? Ecco, quello sarebbe un buonissimo smettila. Segnatelo se vuoi-»

«Smettila di incolparti.»

«Per averti parlato? Eh sì, potevo fare la figura del pesce. Muto. Apro e chiudo la bocca e via. Vedessi, secondo me funzione. Vuoi che provo-»

«Smettila di incolparti perché ti ha mollato, scemo.»

Ed eccolo di nuovo, quel silenzio. E pensare che io, i silenzi, li amo, li venero. Anzi, li amavo, passato remoto. O forse è imperfetto? Ma insomma è parecchio remoto. C'è stato un tempo in cui componevo canzoni sui silenzi, intere giornate a rincorrerne il significato e costringerlo a calci in una registrazione.

Il problema è quello. Che di silenzi veri in pochi sono stati capaci di concedermeli ultimamente. No, sono io che ho smesso di cercarli. Mi sporgo verso di lei, ma qualcosa non va nel suolo, è instabile. La luce del buffet alle sue spalle scintilla troppo.

«Cris?»

«Ti ho sentito forte e chiaro, regina dei silenzi.»

Solleva un sopracciglia e sposta la minuscola punta del naso da un lato all'altro. Assomiglia a un coniglio quando fa così.

«Ma sai qual'è il problema? Che ci sono tonnellate di buoni motivi per continuare a farlo e pochi per smetterla.»

«Da quando sei diventato uno che si piange addosso?»

«E tu, da quando sei diventata una che copia le battute?»

Rotea gli occhi per aria, sposta quel naso a coniglio. Ho una voglia matta di continuare a sparare stronzate per farla incazzare come si deve e ridere del suo naso. Sicuramente un'altra cosa che le farebbe perdere le staffe. Ecco, magari dovrei dirglielo allora.

«Che fine ha fatto il Cris che aveva un'altissima consapevolezza di se stesso, tanto da non lasciarsi scalfire da nulla?»

«Credo tu abbia sbagliato decennio, sai?»

A quel punto ci zittiamo. Qualcosa mi inumidisce il calzino, calo lo sguardo. Il bicchiere di plastica da cui stavo bevendo è rotolato sul granito e ora il liquido cola fino al selciato e sul mio piede. Pensavo fosse vuoto in effetti. E quelle scarpe mi piacciono. Peccato.

«Sì, hai ragione...» È triste adesso.

Quell'agglomerato di emozioni mi buca come se fossi un palloncino. Tutta la rabbia evapora, sfuma, si sgonfia. Mi sdraio sul parapetto, la camicia rimane incastrata da qualche parte, casco a terra.

Hanno appena messo la canzone di Gioia, quella che le piace tanto. Voleva sempre che la cantassi con lei. In salotto, in macchina, in vacanza.

Io non l'ho mai fatto.

Perché sono un coglione.

Sprofondo la testa nelle mani, provo a nascondermi al mondo.

Provo a nascondermi a tutto. Mi sento uno spettro nella mia stessa vita. Trasparente.

Preferivo la rabbia, almeno mi sentivo pieno di qualcosa.

Ma senza.

Senza sono esattamente tutto ciò che Gioia mi hai incolpato di essere, tutto ciò che ho negato e a cui ho tentato di rimediare.

Sono vuoto dentro.

Mi ha lasciato per questo.

E aveva ragione.

Tutti i Colori del CieloWhere stories live. Discover now