28. Tsunami, allerta rossa

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LUNA

«Era meglio con la granella di arachidi, o no?»

Cris oscilla la mano aperta da un lato all'altro, fa il sostenuto, ci prova, ma gli riesce male.

«E il lime?» Insisto.

Il cameriere si avvicina con un foglietto in mano. Il conto.

Mi inizia a battere forte il cuore. Grazie al cielo siamo in Thailandia e non in Italia. O non so se sarei riuscita a pagarmi quel pasto.

«Sì, ci stava...»

«E dai!»

«Ho detto che ci stava.»

«Quel pad thai era da urlo!»

«Era buono.»

«Buono quanto?»

«Parecchio buono.»

«Parecchio quanto?»

«Parecchio, parecchio.»

«Me le regali un po' di emozioni con questa recensione del pad thai? Pleeease!»

«E che cazzo, Luna, era strabuono, da leccarsi i baffi, tanto che avrei voluto mangiarne altre otto porzioni fino a scoppiare, va bene?»

Annuisco, soddisfatta. Non perché mi ha dato ragione, ma perché alle fine l'emozione gli si è espansa anche agli angoli degli occhi, alle iridi e gli ha invaso l'espressività del viso.

Non lo faceva da tutta la settimana.

Getto una rapida occhiata al conto porto dal ragazzo del ristorante, estraggo il portafoglio. Il solo stringerlo tra le dita mi mette la nausea. Contiene tutto quello che mi rimane economicamente.

Quanto poco è?

«Offro io.» Mi ferma Cris. La sua mano, che sa sempre dove stare, stringe le mie dita.

«Ma anche no!»

«Ho chiesto io se mi facevi fare il giro dell'isola, Luna.»

«Quindi?»

«Quindi come tuo richiedente servigi ti offro il pranzo.»

«Non se ne parla.»

«Arrangiati, ho già scelto.»

«Arrangiati tu.»

Stiamo bisticciando come bambini, il foglio struscia sul tavolo, spostato da me a lui, le nostre dita giocano ad acchiappino. Le pupille del cameriere rimbalzano come palline da ping pong per capire chi vincerà il match.

«Sei cocciuta, cristo santo!»

«E tu un rompiscatole, Cris!»

«Senti chi parla.»

«E orgoglioso.»

«Stai descrivendo me o te?» Mi spinge con un avambraccio e porge i bath al cameriere. Il quale ringrazia con le mani giunte. Cris lo imita, biascica un ringraziamento disarticolato in thailandese.

«Dobbiamo lavorarci su. La tua pronuncia fa schifo.»

«E tu fai schifo a dire grazie anche in italiano. Ti ho offerto un pasto, accettalo. Sono gesti che si compiono tra persone. Semplice.»

Raggiungiamo il viottolo lastricato, la sabbia mi entra tra ciabatte e pianta dei piedi. Mi fa da scrub tra le dita.

«Ma non ti ho chiesto io di offrirmi il pranzo.»

«Va bene, allora non importa il grazie. Antipatica.»

Le palme ondeggiano, un uomo ci propone dei massaggi, un altro ci fa il segno di tenere d'occhio la noce di cocco che potrebbe cascare a breve da uno dei rami sopra di noi. Prenderla in testa sarebbe un bel problema.

Tutti i Colori del CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora