Tante domande e nessuna risposta.

Al sorgere dell'alba sposto con attenzione la testa di Luke sul pavimento e mi alzo dolorante.
Prendo dalla camera un cuscino e glielo metto sotto la testa, per farlo stare un po' più comodo, per quanto possibile.
Non ottengo obiezioni, lamenti o altro.

Una volta in cucina, mi faccio una tazza di caffè e la bevo,senza gustarla realmente, seduta davanti alla finestra che da sulla strada.

A poco a poco il quartiere si sta popolando di ragazzi che vanno a correre, che portano a spasso il cane, di ragazze che ritornano a casa loro in vestitini striminziti, licenziate dal ragazzo di turno e piene di soddisfazione per aver passato una notte diversa dalle altre.

Mi sono sempre chiesta che cosa ci trovino in questo stile di vita, in un ragazzo che le usa per poco tempo e poi le getta via come un fazzoletto usato.
Sono consapevole del fatto che sono molte le ragazze che sfruttano i ragazzi, ma continuo a non vederne i vantaggi.

Non c'è niente di meglio di un abbraccio dopo un litigio, di tenere parole sussurrate all'orecchio dopo aver fatto l'amore, di una salda e confortante stretta da parte della persona amata.

Tutte cose che non riceverò più per mia scelta.

Sospiro per la piega che hanno perso i miei pensieri e mi giro.

Non so perché, ma mi aspettavo, forse speravo, che Luke mi aspettasse sulla porta, con un sorriso assonnato e i capelli scompigliati.

E, invece, ad accogliermi c'è solo altro silenzio.

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Luke rinviene dal suo sonno ubriaco quando è quasi sera.

Nel frattempo io mi sono fatta venire a prendere da Madison, una mia compagna di corso che mi avrebbe accompagnato tutti i giorni a scuola se non avessi conosciuto Luke, ho seguito le poche lezioni che avevo e sono ritornata a casa a piedi.

Ho rifiutato l'invito di Aaron di accompagnarmi perché non sarei stata di buona compagnia e anche perché avevo voglia di prendere aria e pensare.

Ho studiato per il test di storia di domani e ora sto prendendo un the, seduta sul divano davanti alla televisione che trasmette qualcosa di sciocco che non sto seguendo sul serio.

"Perché mi sento come se un camion mi avesse travolto?", compare dal corridoio muovendosi a fatica.
"Gli effetti della sbornia" mormoro fissando il televisore.

Sento il suo sguardo su di me, ma non ho la forza di guardarlo a mia volta e dirgli qualcosa; voglio mettere una pietra sopra su ciò che è successo questa notte.
Non so nemmeno perché lo ritengo così importante. La mancanza di sonno si sta facendo sentire.

Appena capisce che non risponderò ad altre eventuali domande, va in cucina a prendere un'aspirina.

Finisco il the ormai freddo e lo raggiungo.
È seduto al bancone ed è come se fosse in una realtà parallela, con lo sguardo perso nel vuoto.

"È successo qualcosa di importante ieri, ma non ricordo cosa. So di essere caduto, lo dimostrano i lividi che ho sulla spalla e sul braccio; so che mi hai aiutato a tirarmi su, ma ti ho spinta su di me. So che mi hai trascinato per il corridoio e ho vomitato. Però i miei ricordi si bloccano qui"

È già tanto per uno che ha bevuto abbastanza. Io, ad esempio, non ricordo cosa è successo durante la festa.

È una fortuna e una sfortuna che la sua mente abbia rimosso temporaneamente ciò che ha detto in bagno. Non saprei cosa rispondere.

"Non è successo niente. Dopo che hai giurato di non bere più, hai poggiato la testa sulle mie gambe e ti sei addormentato come un sasso.

"Sul serio?" chiede con un pizzico di dubbio e sollievo insieme.
"Sul serio"

Cerco di fare un sorriso, ma ci rinuncio quando esce una smorfia.

Lascio la tazza nel lavandino e apro la finestra che porta al giardino, sedendomi sul dondolo che zia Beth mi ha regalato qualche anno fa.

Si è fermata a casa nostra per un mese e ha decretato che il nostro giardino era troppo spoglio.
Da un giorno all'altro abbiamo ritrovato un falegname davanti alla porta e un nuovo modo di passare i pomeriggi liberi.

Il legno massiccio mi fa sentire protetta, mentre osservo le prime stelle che compaiono in cielo.

Luke mi raggiunge dopo un po' con una scatola dei miei biscotti preferiti in mano e un piccolo e timido sorriso sulle labbra.

"Posso sedermi?"
Annuisco e gli faccio spazio.

Mi mostra un biscotto e con voce solenne dice:
"Questa è la mia offerta di pace. Accettala e perdonami per qualsiasi cosa stupida o schifosa mi sia uscita di bocca. A mia discolpa posso dire che ero ubriaco"

Come si fa a rifiutare davanti ad un simile sorriso, con tanto di fossetta sulla guancia destra?

Prendo il biscotto, lo spezzo a metà e gli do una parte.
Quindi Luke mi mette un braccio sulle spalle e appoggio la testa al suo petto.

Al chiaro di luna ci dondoliamo e mangiamo biscotti per cena, scherzando e ridendo a metà strada tra amici e qualcosa di più.

It's my birthdaaaaay

Bei fanciulli, come promesso ecco il capitolo.

Mi è piaciuto molto scriverlo, spero piaccia anche a voi leggerlo.
Che ne pensate di questa nuova versione di Luke?
E dei pensieri di Micol?
Fatemi sapere, aspetto i vostri commenti.

Non mi dilungo tanto perché non so che scrivere.
Al prossimo capitolo
Marty

Flaws || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now