No More Second Chances

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Arrivai a casa di John e bussai due volte al portone. Non suonai il campanello perché avrei disturbato la sua concentrazione e avrei fatto sparire la sua ispirazione. Se si trovava nella stanza degli strumenti non poteva essere chiamato in nessun modo.

Non chiedetemi perché, ma era così; una volta ero con lui mentre stava scrivendo un pezzo nuovo e il fattorino delle pizze suonò al citofono; verrei censurata se scrivessi tutte le parolacce e le maledizioni che ha mandato a quel povero ragazzo. Non ha scritto niente per più di due settimane ed era a dir poco disperato.

Ritornando a noi, nessuno venne ad aprire la porta quando ribussai per la terza volta, ma c'era sicuramente qualcuno in casa perché la macchina di John era parcheggiata nel vialetto.
Qualche mese prima il mio ragazzo e la sua famiglia mi avevano autorizzata ad usare la chiave sotto al vaso di fiori per qualsiasi evenienza e la maggior parte delle volte l'avevo usata perché John si trovava nella stanza insonorizzata.
Così la presi e aprii la porta.

Non feci nemmeno in tempo a mettere entrambi i piedi in casa che notai che c'era qualcosa che non andava. C'era un disordine assurdo nel salotto ed era molto strano dato che Barbara, la mamma di John, era ossessionata dall'ordine e dalla pulizia.

La prima cosa che vidi fu una scarpa da donna, uno di quegli strumenti da tortura con tacco vertiginoso e paillettes fucsia. Sinceramente non le avrei mai e poi mai scelte; erano troppo appariscenti e mi avrebbero fatto sembrare un uomo travestito. Ma lasciamo perdere.
Trovai anche due calzini, un fermaglio e alcuni involucri di preservativi.

All'inizio pensai che Josh, il fratello di John- che fantasia di nomi, starete pensando; è normale, l'ho pensato anche io- avesse visite, ma quando vidi i boxer che avevo regalato al mio ragazzo per il suo compleanno lì per terra, come se mi stessero prendendo in giro, non ebbi dubbi: John mi stava tradendo.

Se potessi tornare indietro mi sederei sul divano, aspetterei che i due amanti si preparino per uscire e -bam!- farei prendere loro un bel colpo.
Purtroppo sono una persona impulsiva, per questo attraversai il corridoio e mi fermai sulla porta della camera di John.
L'aveva lasciata aperta il bastardo, sicuro che nessuno li avrebbe interrotti.

Ciò che vidi mi fece defluire il sangue dal corpo. Judie stava cavalcando John come se fosse un cavallo e gli sussurrava a voce piuttosto alta parole sconce all'orecchio e quel coglione del mio ragazzo aveva un'espressione così estasiata che la mia autostima scivolò sul pavimento.

Non l'avevo mai visto così, neppure quando facevamo l'amore e mi sussurrava che non c'era niente di meglio.

In quel momento capii che non potevo più di fidarmi di nessuno; che l'amore era solo un mucchio di stronzate, le promesse parole dettate dall'intensità del momento e prese sul serio solo da chi era ingenuo.

Da quel momento mi promisi di non permettere più a nessuno di far breccia nel mio cuore.

Quando i due si accorsero della mia presenza si stavano riprendendo da un intenso orgasmo. John fu il primo a notarmi: fece scendere Judie dal suo corpo e si tirò in piedi, nudo come un verme. Se la situazione non fosse stata così tragica gli avrei riso in faccia e non avrei smesso per molto tempo.
La stronza, invece, rotolò a pancia in giù tra le coperte e ridacchiò.

«Non è come sembra», iniziò con voce tremolante.

E' la solita scusa che ti propinano quando pensano che tu sia o troppo innamorata di loro per credere a ciò che hai visto o che tu sia troppo stupida. Non so quale mi sembrava peggiore.

«Già, lei non ti stava cavalcando e tu non stavi godendo come un porco«, replicai con calma. Troppa calma e tanto disgusto.
«Lasciami spiegare», tentò di nuovo.
«Non sono stupida, John. Ho visto tutto», conclusi scuotendo il capo amareggiata.

Ritornai all'ingresso a testa alta, anche se stavo morendo dentro, ma quando sentii le sue parole mi fermai.

«Quello che più mi fa incazzare è che tu non stai facendo assolutamente niente», urlò.
«Adesso hai anche il diritto di essere incazzato? Sentiamo, che dovrei fare? Dovrei scoppiare a piangere? Dovrei chiederti perdono per averti permesso di stare con un altra? Dovrei dimenticare tutto? Che cazzo dovrei fare?»
«Dovresti chiederti che cosa hai sbagliato!»
«Oh, quindi se tu mi hai tradito è colpa mia?»

Mi guardò negli occhi e rimase in silenzio. Ci lessi dentro dispiacere per quello che aveva detto e fatto e anche rimorso, ma non aveva più importanza.

«Addio John»

Aprii la porta ed uscii nella calda mattinata estiva con un macigno sul cuore e una gran voglia di piangere.

Flaws || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora