Don't Be So Hard On Yourself

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Sono ancora viva! Questo capitolo è per cavlumx credimi, tutte noi vorremmo essere Sassy.

Le cose lentamente stanno ritornando al loro posto. Ringraziando il cielo tra me e Luke non ci sono momenti in cui l'imbarazzo regna sovrano, cerchiamo di recuperare il tempo perso parlando e studiando, in vista degli esami di fine semestre.
Non penso di aver mai imparato così tante date e composti chimici e ho fatto solo la metà di ciò che i professori hanno assegnato.

"Micol?", mi chiama Luke da un punto indefinito del salotto.
"Mmh?", non apro gli occhi e giro la testa dall'altro lato. Se faccio finta che non esista non mi darà fastidio.
"Ti stai addormentando sul libro di letteratura"
"Mmh"
Lo sento sbuffare e muoversi per la cucina, poi inaspettatamente vengo sollevata. Schiudo un occhio e sorrido sopraffatta dalla stanchezza, accoccolandomi tra le sue braccia.

Non ho idea di che ore siano, molto probabilmente è notte fonda, l'ultima volta che ho controllato l'orologio segnava mezzanotte meno un quarto.
Mi adagia sul letto in camera mia e si sdraia al mio fianco. Da qualche giorno mi fa compagnia ed è anche un modo per tenere a bada gli incubi che gli hanno tolto il sonno.

Mi sento responsabile, è colpa mia -e del suo subconscio, o quel che è- se ha passato le notti senza addormentarsi; me ne sono andata e ho permesso che la sua paura di perdermi prendesse il sopravvento.
Non chiedetemi perché sia rimasto così segnato, non riesco a darmi nemmeno io una spiegazione.

Mi scosta i capelli dalla fronte e mi circonda il busto con un braccio, tirandomi a sé fino a far toccare i nostri fianchi. Canticchia una delle canzoni che ascolta quando deve concentrarsi sui libri e che ha un effetto calmante su di lui ed appoggia la testa sulla mia spalla. Con una mano gli accarezzo i capelli sulla nuca, non più tanto stanca.

"Cosa c'è Luke?", sussurro guardando il soffitto buio.
Sospira e muove dei cerchi immaginari sulla pelle scoperta della mia pancia, facendomi rabbrividire sia per il freddo dei polpastrelli sia per la piacevole sensazione.
E' un tentativo bello e buono per deconcentrarmi e ottiene l'effetto contrario perché inizio a preoccuparmi.

"Puoi parlarmene, se vuoi, lo sai", continuo indecisa tra l'urlargli addosso che cosa gli prende e mantenere una calma apparente.
"Solite cose", risponde sottotono e abbasso lo sguardo sul suo volto poco illuminato dalla luce dei lampioni che filtra dalla finestra.

Mi si stringe il cuore a vederlo turbato: sembra un bambino spaventato che cerca di non piangere perché vuole essere forte.
Ma si sa, prima o poi anche i più forti crollano e la mia spalla viene bagnata dalle sue lacrime.

E' la prima volta in assoluto che assisto ad una scena del genere e la consapevolezza che il ragazzo che amo stia piangendo anche per causa mia mi fa venir voglia di piangere.
Mi sforzo di non lasciarmi prendere dall'emotività e lo abbraccio stretto, senza far domande. Quando, e se, sarà pronto avrà un paio di orecchie disposte ad ascoltarlo.

Ogni tanto un singhiozzo sfugge dalle sue labbra e lo stringo più forte per fargli capire che non deve trattenersi.
Continua per un tempo che mi sembra infinito -fino a quando anche l'ultimo pezzo che era rimasto di me si frantuma-, si scosta mettendosi a sedere e si passa le mani sul volto.

"Mi dispiace", mormora a voce molto bassa.
"E di che? Non mi hai mica rovinato la maglietta"
E' una battuta triste che non fa ridere, ma vedo un accenno di sorriso sulle sue labbra. Minuscolo e probabilmente l'ho immaginato, o forse questo è un sogno e Luke non ha mai pianto.
A giudicare dal suo respiro spezzato non sto immaginando niente, purtroppo.

Ora le cose da fare sono due: o lascio perdere e faccio finta che non abbia mai sentito i suoi singhiozzi e sentito le sue lacrime sulla mia pelle o con calma e pazienza lo induco a darmi delle spiegazioni.

Flaws || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora