Stockholm Syndrome

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Avete presente quei momenti in cui vi sembra di stare in un altro mondo e avete la testa per aria?
Ne sto vivendo uno proprio ora.
Ancora non riesco a credere di essere stata capace di chiedere a quel ragazzo una cosa del genere.

È stato un miracolo se non mi ha ritenuta una pazza e ha retto il gioco, se così lo posso chiamare.
Poteva benissimo andarsene e lasciarmi da sola davanti al suo armadietto per affrontare quell'imbecille di John.

Il suono della campanella per la pausa pranzo mi distoglie da
pensieri fantasiosi e, insieme a coloro che saranno i miei compagni di corso per il prossimo semestre, vado a lasciare i miei libri nell'armadietto.

I miei "vicini" sono rispettivamente un ragazzo alla mia destra e una ragazza alla mia sinistra.
Sembrano affiatati e simpatici, ma non mi sento in vena di iniziare un discorso con persone che non conosco, quindi striscio i piedi sul pavimento e il più silenziosamente possibile inserisco la combinazione.

Fallisco miseramente perché appena chiudo l'anta mi ritrovo il ragazzo a 10 centimetri di distanza dalla faccia e per poco non mi metto ad urlare.

Sono capitata in una scuola di maniaci, a quanto pare.

Il ragazzo non si è spostato di un millimetro, anzi ha socchiuso gli occhi per squadrarmi meglio.

"Ho qualcosa in faccia?", chiedo esasperata.
"Non ti ricordi di me?"
"Uhm no?"
"Ti ricorda qualcosa la mucca Adelaide?"
Scavo nei meandri della mia memoria e mi si accende una lampadina.
"Sei Ashton!", lo abbraccio di slancio e molti ragazzi mi guardano male.

Pazienza! Sono troppo felice per aver rincontrato il bambino che all'asilo mi regalò il suo pupazzo preferito per farmi smettere di piangere.
Un bulletto strappò le zampe della mia Froggy Frog e iniziai a disperarmi. Così mi si avvicinò un bambino paffutello con il dito in bocca e una piccola mucca di pezza in mano. In un gesto di solidarietà fanciullesca mi regalò il suo tesoro più prezioso.

Ora che ci penso si trova ancora in camera mia, tra gli oggetti a cui devo dare fuoco perché sono regali del mio ex.

È cresciuto molto quel tenero bambino e ora è diventato una specie di modello con i capelli spettinati e un sorriso irresistibile sulle labbra. Solo gli occhi sono rimasti gli stessi di quando era piccolo: stessa vivacità e stessa capacità espressiva.
È semplicemente meraviglioso.

Un colpo di tosse non molto leggero mi fa staccare dal mio amico appena ritrovato.
"Oh che cretino. Questa è Amy, la mia migliore amica. Amy, lei è Micol, una mia amica d'infanzia."
"Piacere", allungo la mano sorridente, ma la ragazza la guarda come se fosse un rifiuto nucleare.
"Scusala Micol; non è molto propensa ai rapporti fisici con persone che non conosce."
"Okay"
"Ora andiamo a mangiare qualcosa. Ti unisci a noi?"

Amy mi trucida con lo sguardo e rifiuto cortesemente l'invito.
Non ci sarei andata a prescindere; non ho voglia di fare la fila e trovare un posto libero vicino ai cassonetti della spazzatura.

Quando se ne vanno decido di fare un giro della scuola e poi stare in biblioteca fino alla fine della pausa.

* * * * * * *

Mentre girovago tra le corsie sento dei rumori provenire dalla mia destra. E non sono rumori che si dovrebbero sentire in una biblioteca.

Le cose sono due: o i due ragazzi sono stati travolti da una passione incontrollabile e si sono rifugiati nel luogo più tranquillo della scuola, o sono degli autentici esibizionisti che vogliono essere scoperti nella biblioteca e spuntare alla loro lista di cose da fare prima della fine del collage: "finire in presidenza per atteggiamenti poco consoni al luogo scolastico".

Ma come si fa? Io mi trovo in imbarazzo persino a chiedere alla nostra vicina di casa un po' di zucchero.

Quatta quatta scivolo tra le centinaia di libri per sedermi il più lontano possibile da questa coppia, ma il karma ha deciso di prendersela con me: non vedo una pila di libri per terra e cado a pochi centimetri dalla coppietta.

Il ragazzo alza gli occhi e assume un'espressione sorpresa, ma la sostituisce subito con una facciata neutrale.

Rimango a bocca aperta quando riconosco quegli occhi. Sono gli stessi del ragazzo del quasi-bacio di questa mattina.

Uccidetemi e nascondete il mio cadavere. Penso di non aver mai fatto una figura di merda più grande di questa.

La ragazza, invece, non si è accorta di niente.

Quando mi riprendo dal semi-shock mi alzo dalla moquette e mi pulisco le mani sui jeans, poi me ne vado rossa per la vergogna.

È solo il primo giorno e già non vedo l'ora delle vacanze.

Flaws || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora