Blank Space

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Cammino tra le strade del centro con un frappé in mano, intenta a guardare le vetrine dei negozi.

Halloween è alle porte e i negozianti hanno allestito i locali con zucche dalle espressioni spaventose, scheletri, pipistrelli, ragnatele e tutto ciò che può contribuire all'idea di festa.

I bambini trascinano da una parte all'altra genitori spazientiti per comprare un costume da sfoggiare alla festa del bambino più popolare della classe; le ragazzine entrano nelle grandi catene per comprare vestitini provocanti con l'intento di attirare i ragazzi di cui sono innamorate; gli anziani danno da mangiare ai piccioni sulle panchine, lamentandosi della gioventù moderna e rivangando ricordi risalenti ai loro anni d'oro.

Non è cambiato molto da quando ero piccola io, a parte i prezzi esorbitanti che spacciano per resistenti e facili da lavare pezzi di stoffa ruvida che procurano pizzicore.

Mi affretto lungo il marciapiede affollato perché ho poco tempo prima che Luke mi chiami per ritornare a casa e preparargli qualcosa da mangiare.

Grazie alle sue ripetizioni, ho preso una A- in chimica e il minimo che possa fare è farlo addormentare con la pancia piena.
Proprio come un bambino piccolo.

Sembra, però, che la sfortuna sia dalla mia parte perché, appena raggiungo il parcheggio in cui ho lasciato l'auto del mio coinquilino, mi scontro con un petto muscoloso e rovescio il mio frappé al cioccolato sulla sua maglietta bianca.

"Oddio, scusami tanto! Non ti avevo visto", dico mortificata e cerco nella borsa dei fazzoletti per riparare al danno che si sta inesorabilmente espandendo sul tessuto.

"È stata colpa mia. Ero al cellulare e non ho fatto caso a ciò che mi stava davanti", risponde una voce profonda e sexy a tempo stesso.

"Dovrei avere un fazzoletto da qualche parte"
Cerco disperatamente qualcosa che gli assomigli, ma non trovo niente.
Con un lamento di frustrazione, getto la borsa a terra e frugo nelle tasche del cappotto.

"Tranquilla, non ce n'è bisogno", continua lo sconosciuto con un sorriso nella voce.
"Eccolo, l'ho trovato" annuncio trionfante alzando in aria il mio trofeo, da perfetta squilibrata quale sono.

Ma le parole mi muoiono in gola quando guardo questo ragazzo.

Ha gli occhi dello stesso colore del cioccolato fuso e si sta mordendo il labbro con denti bianchissimi per evitare di scoppiare a ridermi in faccia.
Sembra il gemello di Liam Hemsworth, l'attore che interpreta Gale in Hunger Games, con l'unica differenza che ha gli occhi scuri.

Sento che potrei svenire da un momento all'altro per gli ormoni.

E non è soltanto una sensazione.
È ciò che accade realmente.

Al mio risveglio, mi trovo su una scomoda panchina con le gambe alzate e qualcuno che mi sta sventolando un giornale in faccia.

Non ricordo come ci sono arrivata, fino a quando non si materializza al mio fianco il ragazzo del frappé al cioccolato, con la maglietta ancora sporca tesa sugli addominali.
Mi metto a sedere e ringrazio chi mi ha tenuto le gambe.

Fisso la macchia del ragazzo perché sento che sto andando in autocombustione per l'imbarazzo.
Non devo aver fatto una bella figura per averlo bagnato con il mio bicchiere, per aver fatto di tutto per apparire una con problemi mentali e per essere svenuta.

Tra tutte le cose che potevano accadere, dovevo proprio scontrarmi con la copia della mia fantasia a luci rosse?
Voglio essere seppellita viva.

"Grazie", dice il ragazzo al signore che si è gentilmente offerto di farmi aria e anche io gli faccio un cenno di ringraziamento.

Rivolgo la mia attenzione ad alcuni piccioni che si muovono in maniera goffa e sgraziata sulle loro zampette e sento il suo sguardo perforarmi il cervello.

Per la prima volta in vita mia, ho perso la mia capacità di parlare.

"Io sono Aaron, tu?"
Sembra si stia rivolgendo ad un bambino spaventato.
"Micol", rispondo con un cipiglio, azzardando un'occhiata al suo volto, ora sorridente.

Che avrà da sorridere, io non lo so.

"Sei la prima che cade ai miei piedi, sai?"
Mi giro di scatto verso di lui e gli rivolgo la mia migliore occhiata assassina.

Non bastava Hemmings con il suo enorme ego a casa, ora c'è anche questo Aaron.
Di bene in meglio.

La risata che gli scuote il petto è così cristallina e sincera che ogni traccia di irritazione da parte mia evapora e mi concedo un piccolo sorriso.
"C'è sempre una prima volta", ribatto con ilarità.

Mi piace molto il suono della sua risata, non è strana come quella di Ashton e non è per niente simile allo sporadico squittio di Luke.
È forte, chiara e rappresenta la sua fisicità muscolosa, da quel che riesco a intravedere dalla macchia e dai vestiti alla moda.

Do uno sguardo all'orologio ed è tardissimo.
Luke mi avrà sicuramente chiamato 10 volte, come minimo, e si starà aggirando per casa come un'anima in pena.

Raccatto in tutta fretta la borsa, controllo il suo contenuto, perché non bisogna mai fidarsi degli sconosciuti bellocci e sexy da morire, e mi alzo.

"Mi dispiace moltissimo per la tua maglietta. C'è qualcosa che posso fare per compensare al mio disastro?"
"Non preoccuparti, ora posso distinguermi dagli altri per originalità", dice sorridendo.

"Insisto: ti lascio il mio numero, così mi dirai come posso esserti utile e io farò la magia. Grazie per avermi aiutata, sul serio. Ora scappo, a presto"
Gli lascio un bigliettino in cui ho scarabocchiato il mio numero e lo saluto con la mano, mentre mi allontano a passo spedito.
"Ciao Micol, ci sentiamo presto"

Solo quando sono in macchina, diretta verso casa e l'affamato Luke, mi do della cretina da sola per avergli dato il mio numero.

Che mi è saltato in mente? Adesso penserà che sono una poco di buono che lo lascia al primo che incontra.

Bella mossa, Micol.

Mi complimento da sola e continuo a guidare.

Flaws || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora