Capitolo 11.- Sotto una nuova luna

63 3 1
                                    

Il sole era tramontato da un pezzo e la luna era alta sopra i grattacieli della città quando Matthew posò finalmente la penna, la mano che gli pulsava per il tempo passato a scrivere; si rilassò sulla poltrona, prendendo in mano la lettera per Cecily e rileggendola. Aveva impiegato ore per mettere per iscritto quello che doveva dirle nel modo meno brutale possibile, nel tentativo di indorarle la pillola: non sapeva come avrebbe reagito alle notizie sul Muro, sulla caduta di Edom e sull'attacco nel parco cittadino da parte degli Armati della Regina, ma in quel momento gli interessa relativamente. Voleva solo evitare che si precipitasse lì, nella sua Casa, pretendendo di conoscere i nuovi Rifugiati; aveva riflettuto a lungo se dirle o meno che aveva accolto degli Adepti, ma alla fine lo aveva inserito come fosse un dettaglio irrilevante...cosa che infatti era. Passò in rassegna con gli occhi stanchi i numerosi fogli appallottolati, i tentativi precedenti di scrivere in modo accettabile quella marea di pessime notizie; aveva saltato la cena per trovare una formulazione adatta e si chiese come stessero Andrew e gli altri ragazzi, ma era troppo stanco per andare a controllare nelle camere che erano state loro assegnate. Chase gli aveva portato una tazza di tè che lui non aveva toccato e che era ancora appoggiata sul tavolo accanto alla porta, ormai fredda.

Posò di nuovo il pezzo di carta sul pianale di legno per lasciar asciugare l'inchiostro e si alzò, voltandosi verso il letto: Calendula dormiva serenamente oltre le cortine di pizzo, una figura minuscola rannicchiata su se stessa, sotto tre pesanti coperte oltre al piumone. I raggi della luna si posavano sui suoi capelli scuri e sulla fronte delicata, ma non disturbavano il suo sonno profondo: Matthew si era assicurato che bevesse la pozione per dormire di Kahius ogni due ore, in modo che non dovesse avvertire la sgradevole sensazione delle sue ossa che si saldavano.

Le costole rotte erano dolorose da curare, ma fortunatamente entro la mattina dopo tutto sarebbe finito; Matthew preferiva che la ragazza dormisse per tutto il tempo, ad ogni buon conto. L'ultima volta in cui aveva avuto le costole rotte e Kahius non aveva una pozione per dormire pronta, aveva dovuto mordere il cuscino dell'Infermeria per non urlare durante la notte; e Calendula era sempre stata al suo fianco, a inumidirgli la fronte con dell'acqua fredda, ad accarezzargli i capelli, a stringerlo.

Rabbrividì al ricordo e si avvicinò alla finestra della stanza in punta di piedi; divideva la camera con Calendula da prima della guerra civile ed in tutto quel tempo aveva quasi sempre passato delle notti serene, nonostante la distruzione che lo circondava.

La sua fidanzata aveva la capacità di calmare i suoi nervi tesi, di farlo sentire bene perfino nel mezzo di una guerra sanguinosa e pareva che quel dono innato funzionasse anche con tutti gli altri feriti che aveva aiutato in quegli anni; posò la mano sul davanzale, accarezzando i vasi pieni di erbe e fiori che la ragazza coltivava. Sotto la guida di Khaius aveva imparato a prendersi cura delle ferite più semplici e a realizzare qualche pozione, mentre Matthew le aveva insegnato a combattere, anche se preferiva quando si limitava a curare i feriti: era un pericolo anche quello, naturalmente, ma almeno non rischiava di vederla sdraiata in un letto, sofferente, che piangeva per il dolore.

Chiusi gli occhi, chinando in avanti il collo dolorante, i muscoli che si stiravano dolorosamente; continuava a ripensare a Ksenja, al suo sguardo freddo,alla promessa di morte terribile nel suo sorrisetto mentre richiamava a sè quell'esercito di Fate strane. Lavinia aveva inviato i corpi a Beth affinchè li esaminasse con le altre Guardiane, ma sapevano entrambi che sarebbe stato necessario l'intervento di Natasha: solo lei poteva spiegare loro cosa rendesse una Fata...quella cosa che avevano visto. E naturalmente c'era la spinosa questione dei legami: come poteva Ksenja averne uno? Come poteva il suo interno esercito averne? Solo qualcuno di potente avrebbe potuto..Sospirò. Era inutile che si ponesse mille domande, sarebbero tutte rimaste senza risposta.

Sangue impuro.- Equilibrio spezzatoWhere stories live. Discover now