Capitolo 16.-Al pozzo all'alba

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Lilieth si svegliò in un bagno di sudore, tremando come se avesse le convulsioni. Gettò immediatamente da parte la coperta pesante e si sedette sul bordo del letto ansante, gli occhi socchiusi e il cuore che batteva furiosamente; fuori era buio, ovviamente, ma lui sapeva che era l'alba di un nuovo giorno. Aveva avuto un incubo; non gli succedeva spesso di fare sogni così vividi: di solito erano per lo più incubi ricorrenti in cui ricordi frammentari del suo passato si mischiavano alla sua attuale vita all'Inferno, ma ormai così familiari che non lo turbavano neppure più. Quando beveva la pozione si intensificavano per qualche giorno, poi cessavano per un po', ma mai per abbastanza tempo da permettergli di dormire un sonno davvero riposante. Era una routine e proprio per questo Lilieth non se ne dava più pena.

Quella notte, però, era stato diverso. Non aveva sognato sua madre o suo padre, non aveva sognato Neithel o di morire in qualche nuova missione in giro per i Regni; non aveva sognato nulla di neppure vagamente riconducibile ai suoi soliti incubi in effetti. Aveva sognato Zefira; non era una novità assoluta, perché gli era già capitato qualche volta di pensare alla Schiava un po' più del dovuto e trovarsi a sognarla nel dormiveglia, ma mai in modo così vivido o orribile.

La ragazza lo guardava con i suoi immensi occhi azzurri, pieni di un dolore così profondo e radicato da spezzargli il cuore, pieni di lacrime che cadevano, lente ed inesorabili lungo le guance scavate, sul collo arcuato, sulle spalle nude che tremavano, scosse da sporadici singhiozzi. Non parlava, lo fissava e piangeva, mostrandogli le mani e le braccia segnata da tagli profondi, che sanguinavano, mentre la sua pelle candida si copriva di quella sostanza rossa e la vita scorreva inesorabilmente fuori dalle sue vene squarciate...  Lilieth aveva la sensazione di poter sentire in bocca il sapore metallico del suo sangue, anche se era ridicolo; rabbrividì, ansante e si passò la mano sulla fronte sudaticcia, espirando piano. 

Cercò di convincersi che era stato solo un sogno e che probabilmente il suo Demone lo stava torturando per divertirsi un po', dato che in quei giorni Lilieth gli dava ben poche soddisfazioni quanto a dolore. Natasha avrebbe potuto interpretare quella visione e c'erano almeno una decina di Schiave che sapevano dare un senso agli incubi, dietro compenso, tra cui Catherine stessa; ma Lilieth non aveva bisogno di aiuto per capire. Era fin troppo evidente che una parte di sé temeva per la vita di Zefira.

Si voltò a guardare il resto della stanza, illuminata dalla luce del caminetto ancora acceso; Alysia era lì, sdraiata sotto uno strato di coperte, come un bozzolo. Gli voltava la schiena, il viso rivolto verso le fiamme morenti per scaldarsi, il petto che si alzava ed abbassava piano nel sonno. Dormiva ancora profondamente, fortunata lei. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli: aveva tradito Zefira in un modo tanto profondo che l'aveva lacerata dentro, non c'era certo bisogna che lei glielo dicesse. Milioni di volte gli aveva chiesto o fatto capire che voleva un aiuto, che aveva bisogno di scappare da Chelis, dalla sua vita di Schiava all'Inferno e che lui, Lilieth, poteva essere la sua salvezza; e lui, ogni volta, le aveva detto senza mezzi termini che non voleva né avrebbe mai voluto una Schiava in casa sua.

Ed ora Alysia era lì. Dormiva davanti al caminetto, al caldo e senza particolari prospettive di essere uccisa se avesse aperto gli occhi, mentre Zefira probabilmente era già sveglia, intenta a prendere l'acqua dal pozzo della piazza, a sistemare la legna, a rimpiangere di non essere morta quando i Satiri l'avevano catturata anni prima; il pensiero di Chelis che la picchiava lo fece rabbrividire e lo costrinse a posare la fronte contro le ginocchia, gemendo piano. L'immagine dell'incubo lo perseguitava; Chelis si sarebbe infuriato scoprendo che Zefira aveva lasciato andare via Lilieth con Alysia, era un affronto al suo orgoglio di padrone e avrebbe riversato la sua rabbia su di lei, sulla ragazza innocente che probabilmente non ne poteva più di quella vita. Il terribile sospetto che avrebbe potuto buttarsi nella Voragine pur di sfuggire al dolore e alla paura fece scattare Lilieth in piedi, d'un tratto sveglissimo e preoccupato; si vestì velocemente, la mente al ricordo dello sguardo spezzato della ragazza nel suo incubo.

Sangue impuro.- Equilibrio spezzatoWhere stories live. Discover now