Capitolo ventisei

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Dopo circa un minuto di totale silenzio decido di alzarmi nuovamente in piedi. Harry fa lo stesso. Stiamo fermi per un attimo e nessuno sa cosa dire.

"Mhh.. dovremmo andare, fra poco il bus riparte." cerco di parlare con tono normale, ma tutte le parole escono molto incerte dalla mia bocca. Vorrei fare finta di niente e provare ad avere una normale conversazione, tuttavia non è poi così semplice quando hai davanti una persona che ha appena tentato di suicidarsi, senza contare poi che con Harry una conversazione normale non credo di averla mai avuta. Ripenso alla dinamica degli ultimi minuti. Un brivido di paura mi percorre la spina dorsale al pensiero di quanto poco ci sarebbe voluto perché le cose andassero diversamente. Bastava un secondo di differenza, un colpo di vento più forte..

Harry cammina davanti a me con le mani in tasca. Io lo seguo con le gambe che mi tremano ancora. È incredibile. Sembra che sia io quella che ha tentato di togliersi la vita, mentre il diretto interessato pare tranquillissimo. Gli cammino di fianco e ogni tanto lo guardo. È un po' pallido.

"Stai bene?" chiedo. Lui ignora la mia domanda.

"Cosa ne pensi?" chiede invece.

"Di cosa?"

"Di quello che è appena successo."

"Io.. non lo so.. sono un po' frastornata." ammetto ed Harry ghigna.

"Incredibile, sono io il gay che ha appena tentato di suicidarsi, e tu sei frastornata. Vedi, questo è il motivo per cui non l'ho mai detto a nessuno."

Cosa? Sono la prima a saperlo?

"Non lo sa nessuno?" chiedo incredula.

Harry scuote la testa.

"Non voglio essere compatito, la gente prende tutto ciò che non è normale come una malattia oggi e ha la falsa consapevolezza di poter curare tutto per farti diventare come loro." stringe i pugni.

"Non sono tutti così." dico mentre cominciamo la discesa della scala a chiocciola.

"Non siamo ridicoli. Chiunque ha paura del diverso, è sempre stato così."

"Io no" dico decisa.

Harry scuote la testa.

"Chi era la frastornata allora?"

"Ma non era quello che intendevo" cerco di spiegarmi "sai com'è.. non è così normale scoprire che un ragazzo sta per suicidarsi."

Harry mi guarda e sorride.

"Già."

Ohg. Com'è bello. Dovrebbe sorridere più spesso. Mi volto e guardo altrove. È una bellezza difficilmente resistibile. Posso capire perché ha una fila di ragazze ai suoi piedi.. ma.. un momento..

"Ma allora perché Jessie? E le altre ragazze..?" chiedo ad Harry.

"Non sono affari tuoi, anzi non dovresti neanche sapere di questa storia patetica e strappalacrime."

"Non è strappalacrime."

"Chiamala come vuoi, il senso è quello."

"Harry, non è una cosa brutta." ripeto.

"Smettila, non voglio fare pena!" alza il tono di voce "dimenticati quello che ti ho detto."

"Smettila di fare così. Non fai altro che urlare, invece di ringraziarmi. Non è la prima volta che ti salvo." appena lo dico, temo che Harry si arrabbi e vorrei non aver parlato.

Just promise... you'll remember. Onde as histórias ganham vida. Descobre agora