Capitolo ventuno

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Mentre aspetto il ritorno di Louis, mi alzo e vado in bagno. Devo pisciare e voglio rinfrescarmi il viso. Mi guardo allo specchio. Sei bellissima quando ridi. Le parole di Louis mi risuonano in testa. Cazzo, ma gli manca vista? Non ho mai avuto una grande autostima, ma so per certo di non essere il tipo che i ragazzi guardano con interesse. Di solito a nessuno frega un cazzo di me. Mi sposto un ciuffo di capelli crespi dietro l'orecchio. Louis ha proprio ragione comunque, sono tutta ossa. Sento la porta della camera aprirsi.

"Nicole?" la voce di Louis suona preoccupata. "Nicole dove sei??" disperata, meglio dire! 

Esco dal bagno e Louis mi guarda e tira un sospiro di sollievo.

"Oddio, mi hai fatto prendere un colpo. Credevo fossi scappata." si avvicina a me e apre le braccia come per abbracciarmi, ma io mi tiro indietro con un movimento brusco.

"Già, scusa.. non volevo, scusa, ma non scappare per favore." dice piano.

Si allontana e io mi siedo sul letto.

"Non scappo." dico perché è proprio così, non voglio andarmene da nessuna parte. Louis mi guarda e per la prima volta lo vedo davvero sorpreso per qualcosa che dico. Evito di guardarlo e gli rubo il pacco che tiene in mano con un gesto veloce.

"Sì, miss eleganza, è per lei." Louis si inchina e io apro il pacco. Pollo e patatine fritte. Ironia della sorte: è il mio cibo preferito. Tiro fuori una coscia di pollo dorata e la addento. Ho proprio fame. Noto all'improvviso che Louis mi fissa. Cazzo, che fastidio. Neanche mangiare in pace!

Lo guardo con gli occhi arrabbiati e lui ride.

"Perché mi guardi sempre male, ma non dici niente?"

Perché io sono una che pensa, ma parla poco. Sto zitta di nuovo.

"Cosa hai pensato mentre ti fissavo?" chiede Louis curioso.

Alzo gli occhi al cielo, non posso proprio mangiare tranquilla con lui qua!

"Dai, dimmelo." insiste e allora gli ripeto esattamente i miei pensieri.

"Cazzo, che fastidio. Neanche mangiare in pace!"

Louis cerca di rimanere serio, senza tuttavia riuscirci e scoppia in una risata rumorosa.

Io continuo indifferente a mangiare.

"Facciamo un patto?" mi domanda Louis.

"Quale?"

"Tu mi dici quello che pensi, invece di stare zitta e io la smetto di chiamarti Piccola."

"Non dovresti già chiamarmi... così!" borbotto imbarazzata.

"Lo so, ma non riesco a farne a meno. Sei la mia piccola per il fisico e l'età.. e tutto."

Un brivido mi percorre la schiena quando dice la mia piccola.

"Louis, non dire così!!" abbasso gli occhi imbarazzata.

"Come scusa?" mi chiede lui incredulo. "ridillo per favore."

"Non dire così!" ripeto senza capire.

"No, non quello, prima." si siede sul mio letto e io aspetto il solito impulso di alzarmi e scappare, ma cazzo, non arriva. Prima di quello ho detto solo il suo nome..

"Louis?" chiedo.

Louis annuisce e sorride.

"Di nuovo."

"Louis.. Che cazzo?" la mia voce adesso suona irritata. Noto i peli drizzarsi sul suo braccio.

"Mi hai chiamato per nome." sorride come un ebete "non lo dice nessuno come lo dici tu.. non so come spiegare.. io.." si alza all'improvviso e va a sedersi sulla sedia.

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