Summer love

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La pioggia picchietta dolcemente sull'asfalto caldo di una mattina di fine agosto. Siamo qui da un mese e ha piovuto a stento una o due volte, non di più. Non posso fare a meno di pensare che sia una specie di segno... come se Barcellona stesse piangendo al pensiero che ce ne stiamo andando. Cammino velocemente per bagnarmi il meno possibile, la maniglia del trolley in una mano e l'ombrello nell'altra. Il tessuto scuro che protegge la mia testa dalle grosse gocce mi impedisce di vedere il cielo, ma immagino sia coperto dalle nuvole. Le strade che in questo mese abbiamo percorso ogni giorno un sacco di volte per andare praticamente dovunque, mi affollano la mente di ricordi. Ci stiamo camminando solo io e mia sorella in questo momento, sembra che se ne siano andati proprio tutti e forse è così. I nostri amici sono partiti stamattina presto e adesso mi sembra tutto così poco familiare, quasi estraneo, oserei dire, senza di loro. Immagino di vedere quella ragazza dolce salutarci da lontano e correrci incontro per poi andare a lezione con noi. Immagino di veder sbucare quei cinque da dietro un muro grazie alla loro abilità di trovarsi sempre ovunque. Sorrido all'idea, ma poi torno alla realtà, il vento freddo che sparpaglia le foglie metaforicamente mi ricorda tutti noi che ci stiamo separando, tornando ognuno da dove è venuto. C'è un silenzio che ci permette quasi di sentirci respirare. Vorrei spezzarlo, ma non so proprio cosa dire, perciò mi guardo i piedi in silenzio. Si muovono uno dopo l'altro e io quasi mi incanto al susseguirsi dei movimenti ripetitivi dei miei passi. Un rumore davanti a me che rompe improvvisamente il silenzio mi fa alzare lo sguardo. Una comitiva di ragazzi si fa strada verso di noi. Sono carichi di bagagli e sfoggiano grandi sorrisi. Sono appena arrivati. Mi ricordano noi trenta giorni fa e, egoisticamente, sono gelosa. Pagherei per essere al loro posto adesso... o forse no? In fin dei conti ho voglia di tornare a casa, di riabbracciare i miei e di ritornare a fare le cose che facevo prima, ma mi da fastidio l'idea di lasciare tutto. Non lo dimenticherò mai, è sicuro, ma fra poco questa diventerà una storia. È quello che succede quando il presente diventa passato. E l'idea mi fa venire i brividi. Guardo mia sorella e, mentre stiamo attraversando l'imponente cancello d'entrata del campus, so che si sente esattamente come mi sento io. La conosco meglio di chiunque altro. Evita di guardarmi e so che lo fa perché ha gli occhi lucidi. Lei di solito non piange mai. È molto più forte di me, ma questa volta la situazione si è rovesciata. Mentre arriva il taxi che ci accompagnerà all'aereoporto e io continuo a fissare il posto dove abbiamo vissuto così tante avventure, infatti, non piango. Le mie emozioni sono come bloccate. Mia sorella mi picchietta sulla spalla per indicarmi che è ora di andare. Mi giro e lei è già sparita dentro al veicolo, abbandonando fuori la sua valigia che l'autista si occuperà di caricare. Non vuole che la veda piangere e questo stupidamente mi fa sorridere. Mi fa sorridere che sia cambiata così tanto durante questa vacanza, ma in realtà siamo cambiati tutti. Un tuono sopra la testa mi ricorda di nuovo che è ora di andare. Salto dentro al taxi e mi chiudo la porta alle spalle, senza permettere a me stessa di guardare il campus per un'ultima volta, sennò probabilmente piangerei anch'io.

*Ciao!! Molta gente dice di non riuscire a vedere il video allegato a questo primo capitolo. Il video si chiama "One direction - Summer love (official music video) 2013". Lo dico così lo potete cercare comodamente in you tube se vi va di vederlo e da qui non riuscite. Ci tengo a specificare che il video NON l'ho fatto io, l'ho semplicemente trovato in internet. Comunque vi consiglio di vederlo perché riassume benissimo il significato della canzone e anche di questa fanfiction. Buona lettura :)"xx

Just promise... you'll remember. Where stories live. Discover now