CLXXXVIII. He was here!

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Il moro non era un tipo che sperava o desiderava, basandosi solo sul presente, ma quando parlava con il castano trasmetteva incosciamente speranza.

Forse era un modo per togliersi dal cuore quella sensazione che premeva di uscire, dando sfogo a questa richiesta in quei momenti bui del ragazzo.

Un esempio? Quando tanto tempo fa aveva detto al ragazzo che lo avrebbe aiutato a cercare i suoi genitori.

Un altro esempio? Quando lo aveva difeso da Connie, Erd e Marlo, dando a lui la speranza finalmente di poter stare sereno e tranquillo quando usciva per andare a scuola o semplicemente per passeggiare lungo le strade trafficate di New York.

Volete ancora un altro esempio? Mettendosi con lui.
Aveva dato al giovane la speranza di poter capire cosa era l'amore e cosa si provava quando si diceva un "Ti amo", o cosa significava desiderare le labbra e il corpo dell'altro, cosa voleva dire lasciare un succhiotto silenzioso in bella vista al posto di un rumoroso ma fantastico "Sei solo mio".

Era stato Levi a dirgli cosa significava sperare, o meglio, ad insegnargli cosa significava sperare, senza però mai mettere in gioco questo suo sentimento che cercava di uscire da quella dannata gabbia.

Ed ora Eren era lì, fermo in quella stanza ormai totalmente in subbuglio, ad accarezzare i capelli corvini della persona che amava.

Levi dormiva profondamente, probabilmente sotto eraffetto di qualche sonnifero, con la fronte corrugata in un'espressione malinconica e perseguitata.

Perseguitata dal suo passato, da quelle persone che gli avevano letteralmente rovinato la vita facendo irruzione nella sua mente, nel suo corpo.

Perseguitata da quelle parole, da quelle urla, da quelle scene indelebili come una macchia d'olio su un maglione, visibili come una goccia di inchiostro su una pagina di un bianco candido.

Perseguitata da sè stesso, dai suoi pensieri e dalle sue emozioni, da quel suo modo di essere, insegnatogli forzatamente da chi lo circondava.

O così, o niente.
Queste erano le regole.

Il castano sospirò frustato, girandosi a guardare quella stanza dove ne avevano passate davvero tante.

Allontanò delicatamente la mano dai capelli del fidanzato, prendendo a girovagare per la camera con quella piccolissima torcia che si portava dietro per poter vedere meglio dove metteva i piedi.

Fogli su fogli erano stati gettati a terra, strappati.

Erano bozze di disegni.
Rappresentavano sua madre, i suoi genitori, Hanji, Eren, Isabel, Molly...lui.

Il castano aveva notato un particolare in tutti quei disegni fatti e strappati sul momento.

Tutte le bozze all'inizio rappresentavano due, tre persone...poi lo strappo veniva fatto proprio di fianco al moro, dividendo la sua immagine da quella degli altri.

Ad esempio, in un disegno, c'erano Levi, Hanji ed Eren.
Il castano stava al centro, sorridendo insieme alla donna, mentre l'uomo assumeva la sua solita espressione inespressiva.

Il foglio era stato strappato proprio tra lui ed Eren, lasciando gli altri due coinquilini insieme e lui da solo.

Perchè?

Levi non riusciva a comunicare, facendo confusione tra le varie lingue, finendo per non dire più nemmeno quelle poche parole che diceva prima.

Che stesse cercando di esprimersi con i gesti?
Che stesse cercando di dire che si sentiva solo?

Il ragazzo si fermò una attimo a guardare il portafoto che Levi teneva sul comodino.
Era una foto che avevano scattato tempo fa, insieme.

Ora era al suolo, in frantumi, dimenticata lì in mezzo a tutti quei disegni stracciati sparsi sul pavimento.

I need you •Ereri• ITA [In revisione]Where stories live. Discover now