XCVI. Mine

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Ok... no, forse solo un "ok" non è adatto per iniziare questo maledettissimo -e, allo stesso tempo, bendettissimo- capitolo che aspettate da ben novantacinque parti, ma, amatemi.

Ormai, i nostri due innamorati preferiti erano in auto, in viaggio per il ritorno verso casa.

Il silenzio dentro quella vettura era imbarazzantissimo e pieno di ansia.

Il castano non si aspettava, evidentemente quanto me ewe, che il moro facesse una richiesta del genere.

Certo, Levi era molto imbarazzato quando lo aveva detto, e anche un po timoroso, ma voleva comunque far capire al giovane che si fidava di lui.

Voleva concedersi a lui, anche se andava contro i suoi pensieri.
In un primo momento entrambi erano rimasti in silenzio, sviando gli sguardi in direzioni diverse, a disagio.

Poi, però, il ragazzo aveva detto un veloce "Andiamo a casa" farfugliato che fece intendere all'altro che era d'accordo con questa sua decisione.

La strada sembrò cortissima, soprattutto per il corvino, improvvisamente imbottito di nervosismo, ansia e timore.

Quei ricordi continuavano a vacillare nella sua mente, presentandosi tra i suoi pensieri quando meno se lo aspettava.

Le mani erano strette sul volante, quasi aggrappate ad esso per la troppa ansia.

Il suo labbro ormai non aveva più pace, venendo continuamente tormentato da continui morsetti e tiramenti.

Non era per niente convinto riguardo quello che stavano per fare, ma non poteva di certo sottrarsi proprio in quel momento... vero?

Non si rese conto di essere ormai veramente a destinazione fino a quando il suo cuore prese a battere veloce, riempiendosi ancora di più di timore.

Parcheggiò il mezzo in garage e capì che quel suo continuo controllare il sedile posteriore in cerca di qualcosa che non c'era era solo un modo per prendere tempo.

Scese dall'auto senza dire niente, evitando in modo impacciato lo sgaurdo del ragazzo.
Sentiva gli occhi dell'altro costantemente puntati addosso, facendolo sentire a disagio mentre apriva il portone di casa.

Chissà perchè si aspettava di già che il castano iniziasse a baciarlo, ma, al contrario, lui non fece niente.

Si tolse le scarpe rischiando quasi di sbilanciarsi per via dello zaino, reggendosi in piedi appoggiandosi al muro grazie ai suoi soliti riflessi pronti.

Si ritrovò di nuovo a prendere tempo, controllando in salotto e in cucina che non ci fosse nessuno, come se potesse essere di grande importanza.

Salì le scale a passo lento e, il più piccolo, capì che l'altro era abbastanza nervoso per via della situazione quando lo vide fermarsi come per allacciarsi la scarpa, ricordandosi solamente dopo qualche istante di essersele tolte sul pianerottolo, come sempre.

Il moro da quel momento in poi si impegnò, cercando di evitare altre perdite di tempo, andando spedito in camera sua, entrando per primo, seguito dal castano.

Gettò lo zaino sulla scrivania, togliendo la scatola e mettendola lì vicino.
Si tolse il giubbotto, lanciandolo di striscio sulla sedia, andandosi poi a sedere sui piedi del letto, lasciando che i suoi piedi si poggiassero sul pavimento.

Nel frattempo il ragazzo aveva chiuso la porta, gettando poi la chiave a terra con poca delicatezza, fermandosi a guardare l'altro.

Stava seduto, rigido, a fissarlo, aspettando qualcosa con la fronte leggermente aggrottata per via dell'imbarazzo e l'ansia.

I need you •Ereri• ITA [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora