CII. I dreamed of the day when we lost our parents

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-Kassie, smettila, sul serio. Ne ho le tasche piene di questa canzone!- Sbuffò il moro spegnendo la radio, lasciando la sorella a cantare senza la voce del cantante.

-Ehy! Era una bella canzone!- Lei lo guardò male, dandogli un pizzicotto sulla nuca.

-Smettila e fammi guidare in santa pace...dobbiamo sbrigarci- La rimproverò il ragazzo, guardando l'orario.

-È un cellulare quello che sento?- Domandò la ragazza, sentendo vagamente una suoneria di sottofondo.

-È il mio- Affermò Levi, cacciando dalla tasca il suo telefono leggendo il numero che lo stava chiamando, perplesso.

-Chi è?- Domandò lei, senza però ricevere risposta.

-Pronto?- Chiese il moro accettando la chiamata, fermando l'auto in un parcheggio libero lì vicino. Non poteva guidare parlando a telefono, se un vigile lo beccava erano guai.

-Parlo con il signor Levi Ackerman?- Domandò una voce roca, interrotta da alcune sirene di sottofondo.

-Con chi parlo?- Chiese l'altro, cauto.

-Sono un poliziotto, signore. Volevo solo darle una brutta notizia: i suoi genitori, i signori Zoe, sono stati coinvolti in un incidente d'auto nella traversa vicino alla strada peincipale. Non ce l'hanno fatta- Silenzio. Ci fu solo silenzio dopo quelle parole dette con imbarazzo, dispiacere.

Silenzio. Silenzio. Silenzio.

-È ancora lì?- Domandò perplesso il poliziotto.

-Se è uno scherzo, non mi piace. Per niente- Ringhiò stringendo il volante mentre la ragazza lo guardava, confusa.

-Vorrei poterle dire che è uno scherzo, ma non è così. Mi disp- Non riuscì nemmeno a completare la frase che il moro aveva di giá staccato la chiamata.

-Levi? Che succede? Sei pallido- Si preoccupò la bruna, ricevendo uno sguardo sbigottito da parte dell'altro.

-Rimani qui- Affermò aprendo lo sportello della vettura.

-Cosa?! Dove vai!? Levi!- Urlò l'altra, spaventandosi.

-Guai a te se scendi da questa maledettissima auto!- Minacciò l'altro, chiudendo lo sportello con un tonfo potente.

Prese a correre, girando per una traversa, raggiungendo la strada principale.
No. Non poteva essere. Non era vero.
Non potevano essere morti. Non erano morti.

Sentì a distanza delle sirene e un grosso borbottio provenire da una traversa lì vicino che, subito, imboccò.
E lì il mondo gli cadde a pezzi.
Un ambulanza era in mezzo ad un cerchio disomogeneo di persone, poliziotti e medici.

Due auto erano schiacciate una contro l'altra, una addirittura circondata da polmpieri che spegnevano ciò che rimaneva di un piccolo incendio.

Del sangue era sparso per la strada mentre un forte odore di benzina riempiva l'aria.
Poi, riconobbe la targa.

Quella targa.

Quella dei suoi genitori.

Un po più in là due uomini stavano mettendo due cadaveri in due sacchi.
I cadaveri dei suoi genitori.

Pieni di sangue, ustionati, sfregiati e graffiati.

Si portò le mani alla bocca, congelandosi sul posto, scuotendo la testa, incredulo.

I need you •Ereri• ITA [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora