XCVII. Now I understand

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-Ragazzi! Lo ho trovato!- Urlò l'uomo che era appena entrato, venendo raggiunto da altri tre.

-Un marmocchio?- Disse sbigottito uno di loro, guardando quel piccolo bambino schiacciato nell'angolo della parete, impaurito, seduto sopra il suo letto.

-Quel cretino aveva detto che era un ragazzino, non un moccioso- Ringhiò un altro, rivolgendosi agli altri tre.

-Bhe, accontentiamoci, no? Sempre meglio di niente...- Alzò le spalle un altro, cercando di far concludere subito il discorso.

-Non poteva lasciare viva quello schianto di donna? A questo punto avremo anche più di un solo giorno a disposizione...- Puntualizzò uno guardando il "marmocchio".

-Dopo dovremo avvisare quel deficiente..- Affermò il primo, sbuffando.

-Nah, non è necessario..non glie ne frega niente di questo moccioso, è arabo...e tutti noi sappiamo come quel drogato sia razzista, no?- Risero tutti e quattro, facendo intimorire ancora di più il più piccolo.

-Bhe, a questo punto possiamo goderci questo marmocchio per più di due semplici serate...mi ha detto che si sta trasferendo altrove e che sta lasciando questo tappetto qua, a New York- Avvisò nuovamente il primo, indicando il bambino che intanto aveva iniziato a tremare.

-Oh, ma che carino...guardate, sta per piangere- Rise uno di loro, guardando con un finto sguardo dispiaciuto il bimbo.

-Stai tranquillo, piccolo. Vogliamo solo giocare un po con te...- Sorrise un altro, avvicinandosi al corvino.

-N-no...andatevene...a-andate via...- Balbettò il piccino, facendo scoppiare i più grandi in quattro grosse risate.

-Non farti pregare, chiaro? Non abbiamo tempo da perdere- Affermò il più vicino a lui, sedendosi sul letto e afferrandolo per il colletto della maglietta.

-Ora ci divertiamo- Gli altri tre si avvicinarono, prendendo a togliere i pantaloni al bambino che, intanto, aveva preso a scalciare e a urlare spaventato.

Da quella notte, la sua vita cambiò.
Per sempre.

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Il castano storse il naso, infastidito da capelli corvini che strofinavano contro le sue narici.
Si allontanò di poco, aprendo pigramente gli occhi, rendendosi conto che erano di già le nove del mattino.

Timidi raggi di sole passavano tra le fessure delle tende, illuminando fiocamente quella stanza.

Un respiro accarezzava dolcemente la sua pelle sul collo, mentre un cespuglio di capelli color pece solleticavano il suo mento.

Portò lo sguardo sul moro tra le sue braccia, sorridendo, lasciandogli un dolce bacio sulla fronte.

Lentamente fece scivolare via il corpo del più grande dalle sue braccia, lasciandolo steso supino sul materasso caldo.

Gli accarezzò il viso con i polpastrelli delle dita, sfiorando quella pelle bollente.

Ora, riusciva a guardare Levi da un punto di vista diverso.
Ora capiva il perchè di quel suo costante sguardo scontroso, col solo compito di coprire con una maschera quel vuoto che provava dentro di sè. Quella sua furia intenta a nascondere quella sua paura degli sguardi, delle persone, delle carezze, di tutto ciò che lo circondava.

Ora capiva il perchè di quei tagli che ogni tanto mostrava sulle braccia, giustificati con il lavoro, con una distrazione o qualsiasi cosa gli venisse in mente.

I need you •Ereri• ITA [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora