LXXXVIII. Christmas eve is end

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-Come mai le hai dato l'orologio? Di solito, quando lo indossi, sei abbastanza geloso di quel gingillo e vuoi che nessuno lo tocchi- In una situazione abituale avrebbe sorriso, ma in quel momento no. No, non lo aveva fatto. Pensava a tante cose, tra cui anche al fatto che Levi, tempo fa, gli aveva mentito.

Per quanto la bugia che aveva detto riguardasse una cosa davvero sciocca, cioè chi fosse la fonte dell'idea di mettere le orme colorate delle mani dei bambini sulle pareti nella stanza dei giochi, si sentiva comunque offeso.

-Ho pensato che forse la potevo rallegrare un po...non trova più la sua collana...- Alzò le spalle, portando lo sguardo sul suolo su cui camminava, come a stare attento a non calpestare qualcosa che non c'era.

-Molly mi ha detto che era molto affezionata a quella collana, ma non mi ha saputo dire il perchè...tu lo sai?- Domandò il castano.

-La ha trovata per strada...- Disse chiudendo gli occhi, sospirando di stanchezza.

Il ragazzo si fermò e l'altro lo imitò, riaprendo di poco gli occhi e guardando la ghiaia sotto i suoi piedi. Aveva un sonno bestiale.
La mano di Eren scivolò via, facendolo sussultare.
E ora, come avrebbe fatto a distinguere la realtà da quella sua improvvisa illusione?

-Eren- Lo chiamò, non riuscendo più a sentire quel contatto fisico con il ragazzo.

La testa gli faceva un male cane mentre si guardava intorno, cercando di distinguere i contorni delle aiuole mentre si trovava in quella stanza barricata. Assottigliò la vista, vedendo lentamente l'armadio lì vicino sbiadire, lasciando posto ad un albero posto nel cortile dell'Orfanotrofio.

Si girò dall'altra parte, guardando in direzione del letto, vedendolo come lampeggiare. Un momento si vedeva, un momento dopo non si vedeva. Distingueva a stento la figura di un cespuglio munito si fiori.

Guardò poi verso un'altra direzione, verso la porta che distingueva a stento per via del buio in quella stanza, non riuscendo più a capire cosa stesse succedendo.

La sua mente era una confusione totale, cosa che lui odiava.

Ormai l'ambiente attorno a lui non spariva e compariva più. Ora c'era solo quella stanza buia, e basta.

Pensò di accendere la bajour messa sul comodino vicino a letto, ma si ricordò che quella era solo un'allucinazione e che doveva concentrarsi sulla realtà.

Gli serviva poter sentire qualcosa del mondo reale, in modo da riconoscerne i contorni e poter finalmente rimuovere quella stanza dalla sua mente malata.

Gli serviva un punto di riferimento che, ora, non c'era.
Sembrava un po come camminare alla cieca. Doveva attraversare quella stanza tenendo le mani dritte davanti a sè, cercando di trovare qualcosa del mondo reale a cui potersi appoggiare.

-Eren!- Lo chiamò di nuovo, cercando di tenere ben a mente che quella era solo un ricordo e che tale doveva rimanere. Doveva uscire da quella maledetta allucinazione che lo imprigionava, escludendolo dal mondo reale.

Poi tutto sparì all'improvviso, mentre lui rimaneva con il respiro sospeso.
Le aiuole, le viuzze in ghiaia, gli alberi, l'Orfanotrofio... tutto era al proprio posto.

Sentiva due braccia stringerlo per il bacino da dietro, mentre qualcosa di caldo gli si appoggiava alla schiena.

Sentiva un respiro tiepido e dalla fragranza di gelsomino accarezzargli dolcemente la pelle sul collo, mentre qualcosa si appoggiava sulla sua spalla.

Girò appena gli occhi, notando che Eren aveva appoggiato il mento sul suo maglione guardandolo preoccupato.

Le sue braccia gli circondavano il bacino, stringendolo, mentre il petto del ragazzo era a stretto contatto con la sua schiena, espandendosi ogni volta che il più piccolo inspirava.

I need you •Ereri• ITA [In revisione]Where stories live. Discover now