CXXIX. I don't cry, but it hurt so much

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Si vide la porta aprirsi, facendo cosí il suo ingresso Levi.

Indossava una felpa nera e un jeans del medesimo colore. Come al solito camminava scalzo, con solo un paio di calze color pece ai piedi, mentre si avvicinava ai pensili della cucina.

-Buon giorno- Borbottò Hanji guardando l'altro, ricevendo in risposta solo un'occhiata vuota.

Passando, il castano gli sfiorò appena la mano allungando il braccio verso di lui, ottenendo così un'occhiata di fuoco dall'uomo.

-Devi andare a lavoro?- Chiese la sorella sedendosi di nuovo, questa volta come capo tavola, in modo da poter osservare i movimenti dell'uomo.

-Ovvio. Se no chi lo sente poi a quel cretino?- Scosse la testa, esasperato, preparandosi una tazza di caffè amaro.

Le occhiaie erano molto più marcate del solito sui suoi occhi, segno che quella notte non aveva dormito.

Una tazza di caffè era proprio quello che ci voleva per lui.

-Rimani. Digli che sei malato- Supplicò la sorella, facendo sbuffare l'uomo.

-No grazie. Certe compagnie non le voglio- Negò appoggiandosi al banco da cucina con il sedere, sorseggiando il suo caffè tenendo, come al solito, la tazza dal bordo. Era palese che con quel "certe compagnie" alludeva al ragazzo, cosa che lo fece sentire ancora più a terra.

-Jessica allora è tornata a lavoro?- Sviò il discorso Hanji notando il muso lungo che aveva il ragazzo, facendo annuire annoiato l'altro.

-Si. E ovviamente quella mongolfiera ha ripreso a dare occhiatine al suo corpo... tsk- Posò la tazzina bianca ormai vuota nel lavello, mettendosi a braccia conserte ad osservare la donna -La scorsa volta era venuto un cliente arabo. Quel cretino mi ha detto "Vai a parlare con quel demente"- Raccontò, lasciando il suo tono di voce in sospeso mentre teneva lo sguardo fisso su Hanji.

-E allora?- Chiese lei, instigandolo a continuare a parlare.

-Quel cliente capiva l'inglese- Alzò le spalle, facendo ghignare compiaciuta la sorella -Mentre pagava gli ha detto "Comunque complimenti per il suo servizio davvero molto originale! Non avevo mai sentito nessun proprietario di qualche caffetteria o pizzeria chiamarmi "demente"!" Quello è rimasto a fissarlo inebetito- Continuò poi, avvicinandosi alla finestra per chiudere le tende.

Quella dannata vicina era diventata troppo curiosa per i suoi gusti. Qualche giorno si sarebbe presentato a casa sua a urlare contro di smetterla di sbirciare in casa loro.

-Tu vai a lavoro?- Chiese poi Levi, guardando la donna negli occhi.

-Si- Sorrise lei. Non vedeva l'ora di andare a lavorare!

Erano ancora le sette e tre quarti, per cui mancava poco all'ora di andare al Centro Sociale.

Amava il suo lavoro, lo sapete bene, ma quella mattina in particolare aveva voglia di andare a lavorare. Prendetela per egoista, ma non se la sentiva di stare ancora in quella casa, con quell'aria così tesa e malinconica.

Aveva voglia di vedere qualche sorriso e, per il momento, dimenticare i problemi che c'erano a casa.

-Ma oggi è domenica...- Borbottò all'improvviso Eren, giocherellando con le dita delle sue mani a sguardo basso.

-È vero! Oggi è domenica! Quindi niente lavoro!- Sbuffò lei, dispiaciuta in parte di non poter cambiare aria e in parte per non poter aiutare qualcuno.

-Tsk...io qui non ci resto. Mi vado a fare un giro- Ringhiò inspiegabilmente il moro, avviandosi verso la porta della cucina.

-Levi...aspetta...- Sussurrò il castano, alzandosi e afferrandolo delicatamente per il polso.

I need you •Ereri• ITA [In revisione]Where stories live. Discover now