Capitolo 24 - Parte 1

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Macarena


Sono esausta, non ce la faccio più. Non dormo da tre giorni e il mio corpo sta chiedendo un po' di riposo, solo un po' di riposo. Così non sono lucida, così non riesco a fare niente.

Non riesco a combattere, non riesco a supplicare, non riesco più nemmeno a parlare, mi sembra di essere già morta.

Alla fine Hassan non mi ha pugnalato, ma credo stia cercando di farmi del male in un altro modo. Forse mi tiene qui, senza farmi dormire, perché vuole che io impazzisca. Vuole farmi perdere del tutto il senno e credo che ci stia riuscendo.

Non riesco a pensare, non riesco a reagire, vedo delle strane luci davanti a me.

Mi sento come quella volta in cui, da ragazzina, stavo seduta nel bagno della discoteca perché avevo bevuto troppo e non riuscivo più ad alzarmi. Sentivo la musica, sentivo le voci delle altre persone e sapevo che stare seduta in quel bagno sporco non era una buona idea, però il mio cervello non collaborava perché era fuso dall'alcol.

Adesso la situazione è molto più tragica di allora, adesso non so proprio come andrà a finire. Di certo non posso chiedere ad un'amica di chiamare un taxi che mi porti a casa.

Mi chiedo anche che fine abbia fatto Zulema e ho paura che le sia successo qualcosa.

"Zulema..." sussurro, in uno stato di trance.

"Tua moglie sta bene, ti sta cercando come una pazza." mi dice Hassan.

"E tu che ne sai?"

"Lo so, diciamo che la tengo sotto controllo, ho i miei mezzi."

"Senti, io non riesco a capire... Cosa vuoi da me?"

"Voglio vendetta, voglio farti soffrire fino all'ultimo respiro."

Oddio. Quelle parole. Sono le stesse di Ramala.

E so bene come è andata a finire quella volta. Come so che non potrei più sopportare una cosa del genere. Se lui mi torturasse la mia vita sarebbe ufficialmente finita, io non mi riprenderei mai più.

"Pensi che questo ti restituirà Aisha?"

"Stai zitta, cazzo. Io mi sono informato su di te, so quali sono i tuoi punti deboli e so dove colpirti per non farti rialzare mai più."

"Ascolta... Per favore... Per favore, Hassan... Tutto questo non ha minimamente senso..."

Non so come, ma riesco a mantenere l'autocontrollo. Non mi metto a piangere o a urlare, non servirebbe a niente. Cerco di farlo ragionare, è l'unica possibilità che ho. Anche se non credo che lui voglia ragionare.

"Hai ancora paura delle cantine?" mi chiede.

Gli lancio uno sguardo interrogativo, lui mi slega e mi fa segno di seguirlo.

Poco dopo ci troviamo in una cantina, ancora più spaventosa di quella sul retro del bar. La prima cosa che noto è l'umidità, poi l'odore di chiuso e alcune ragnatele sul muro. Il colore grigio scuro di ogni singola parete, gli oggetti che non riesco a decifrare e una serie di cose che somigliano spaventosamente a strumenti di tortura.

Mi viene da vomitare. Non ce la faccio, non di nuovo.

Hassan è davvero spaventoso perché è ciò che definirei un "pazzo lucido". Potrei aspettarmi qualsiasi cosa, perché lui è tanto psicopatico quanto razionale.

Va bene, respira.

Macarena, respira.

Non puoi permetterti di avere un attacco di panico adesso.

Quando tutto questo sarà finito, se riuscirai a sopravvivere, crollerai e ti sfogherai, piangerai e butterai fuori il dolore.

Ora però devi combattere. Anche se ti gira la testa e vorresti solo buttarti in un angolo e dormire, pensando: "Ammazzami nel sonno, figlio di puttana, però lasciami riposare".

"Fai quello che devi. Sul serio, sono stata molti anni in carcere e so come funzionano queste cose. Fai quello che devi e chiudiamo questa storia una volta per tutte." gli dico, cercando di mostrarmi calma, nonostante tutto.

E poi succede l'inaspettato.

Lui si passa una mano tra i capelli e mi guarda, con gli occhi lucidi.

"Non ci riesco." mi dice.

"Che cosa?"

"Non riesco a farti del male, non più di quanto te ne abbia fatto finora..."

"Che cosa?" ripeto, incredula.

"Io mi sono innamorato di te... Non staremo mai insieme, lo so, tu sei sposata e io non voglio stare con l'assassina di mia moglie... Ma forse mi sono sbagliato su di te... Tu non sei una figlia di puttana... E ora che ti ho portata qui... Io non posso ammazzarti..."

Colpo di scena, forse c'è una speranza.

Non importa quanto il suo amore nei miei confronti possa essere strano e tossico, probabilmente è la mia unica via d'uscita. Quindi decido di assecondarlo, di essere gentile e comprensiva. Mi avvicino a lui e lo guardo con i miei "occhioni da cerbiatta", Zulema dice che faccio sempre così quando voglio ottenere qualcosa e che funziona persino con lei.

"Mi dispiace, davvero... Io non volevo causarti tanto dolore... Per quanto può valere, ti chiedo scusa..."

Mi gioco la carta del pentimento, anche se so che non ho mai voluto uccidere Aisha.

E finalmente vedo la luce in fondo a quel fottuto tunnel.

"Ti perdono, però c'è un problema."

"Cioè?"

"Non ho organizzato tutto questo da solo, avevo un complice e non credo proprio che questa persona sarà buona quanto me."

Oh cazzo. Chi può essere? E soprattutto, cos'ha in mente? Zulema è in pericolo?

"Chi è? Chi può odiarmi più di te?"

"Sei sicura di volerlo sapere?"

"Certo, dimmelo subito, ti prego."

E prima ancora che lui pronunci il suo nome capisco di chi sta parlando e mi sento la persona più stupida sulla faccia della terra. Come ho fatto a non pensarci prima?

I hate u, I love uWhere stories live. Discover now