Capitolo 2 - Parte 1

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Macarena


"Ciao bionda!"

Sono nel letto, mi giro e la vedo: Zulema è qui accanto a me.

"Zulema?"

"In persona."

"Tu... Sei qui..."

"E dove potrei stare se non con te?"

"Cosa?"

"Non fraintendermi, ho solo bisogno di qualcuno con cui fare le rapine."

"Con cui fare cazzate vorrai dire, ricordi com'è finita con Ramala?"

"No, dimmelo tu."

"Beh... Tu... Tu eri morta..."

"Io morta? Non ricordi che sono scappata insieme a te?"

"No, ma sono felice che tu sia qui."

Improvvisamente qualcuno le spara, non so chi. So solo che l'hanno colpita al petto.

Inizia a sanguinare sempre di più, la sua maglietta bianca si tinge di rosso all'altezza del cuore.

"Mi dispiace..." mi dice con un soffio di voce.

"No, ti prego... Zulema ti supplico, rimani qui con me..."

"Non posso restare, lo sai bene... Addio..."

Mi sveglio di soprassalto e guardo l'altro lato del letto. È così vuoto, mi sento così sola senza di lei.

In realtà non abbiamo mai dormito insieme, tranne la notte in cui abbiamo scopato e siamo crollate sul divano una addosso all'altra, esauste.

Io non pretendo di averla nel mio letto, ma vorrei potermi alzare e trovarla nell'altra stanza, vederla dormire con i capelli neri che le coprono il viso. L'ho guardata la mattina dopo aver fatto l'amore con lei, mi sono svegliata prima e sono rimasta a fissarla per un po', era l'unico momento in cui potevo guardarla con gli occhi innamorati senza che lei se ne accorgesse. Non volevo che capisse che provavo qualcosa per lei, in fondo stavo negando quel sentimento anche a me stessa.

Inoltre, avevo una fottuta paura di non essere ricambiata perché mi sembrava impossibile che Zulema volesse stare con me. La conoscevo troppo bene e nei due anni in cui abbiamo vissuto insieme mi ha detto più volte che l'amore non faceva per lei, che non era interessata a relazioni serie, che mai avrebbe cambiato idea.

Mi alzo pensando che quella stronza mi manca davvero tanto. Sono passati sei mesi dalla sua morte e non l'ho ancora superata, nemmeno un po'.

Adesso però ho un bel pancione, dovrei partorire tra qualche giorno.

Ho scoperto che è una femmina, una bambina. Credo che la chiamerò Yasmin, c'è una storia legata a questo nome, l'unica confidenza che mi abbia mai fatto Zulema è legata a questo nome.

Un giorno, mentre stavamo prendendo il sole mi ha raccontato che quando era piccola e aveva bisogno di allontanarsi un po' da casa andava a giocare in un giardino lì accanto, un giardino pieno di questi fiori chiamati Yasmin in arabo. Questi erano gli unici momenti in cui si sentiva libera.

Yasmin.

Sì, la chiamerò così.

Mi siedo in giardino e mi accarezzo il pancione, anche se mi manca Zulema con la mia bambina non mi sento sola.

Ad un certo punto abbasso lo sguardo e non credo ai miei occhi: vedo uno scorpione, un piccolo scorpione nero nel mio giardino. Come se Zulema volesse dirmi: "Io sono ancora qui con te". Sorrido, mentre una lacrima scende sul mio viso. So benissimo che quello scorpione non è Zulema, che sicuramente è solo un caso, ma pensare che sia un suo messaggio mi aiuta ad alleviare il dolore che mi porto dentro da sei mesi.

Mi accarezzo nuovamente il grembo, poso una mano sul mio pancione. Yasmin sta scalciando e senza saperlo mi sta ricordando che non sono sola, che adesso ho una persona molto importante nella mia vita: lei. Devo occuparmi della mia bambina e lasciarmi alle spalle questo dolore, con lei andrà tutto bene.

I hate u, I love uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora