Capitolo 3 - Parte 1

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Macarena


Yasmin sta guardando "I Puffi".

Quando guarda i cartoni animati, in particolare "I Puffi", è completamente immersa in un mondo tutto suo.

Non ti sente, non ti parla, non ti considera.

A meno che tu non sia il Grande Puffo.

Sento le chiavi girare nella toppa e poco dopo entra Zulema.

Ci salutiamo e ci baciamo.

"Zule, possiamo parlare?"

"Se ci allontaniamo Yasmin non capirà che c'è qualcosa che non va?"

"È il momento "Puffi", non si accorgerebbe nemmeno di un'invasione aliena."

"Effettivamente non mi ha neanche salutato."

"Ti saluterà quando finiscono i cartoni."

Non so quanto questo sia corretto dal punto di vista educativo, ma Yasmin non è una bambina asociale o dipendente dalla tecnologia. Non passale giornate davanti alla televisione, preferisce giocare con noi o con gli altri bambini, a volte gioca anche da sola.

Il momento "cartoni" però è sacro, anche se dura poco. Breve, ma importante.

"Allora?" chiedo a Zulema, appena raggiungiamo la cucina, accanto alla sala.

"Ti ho già detto tutto, per ora il medico non ha saputo darmi altre informazioni."

"Io sono preoccupata, seriamente."

"Lo so, però non devi. Se fosse grave me lo avrebbero detto, non penso che sbaglino diagnosi ogni volta. È successo anni fa, mi hanno fatto sentire una condannata a morte quando in realtà non stavo troppo male, non credo possano fare di nuovo lo stesso errore."

"Lo spero."

"Stai tranquilla." mi dice, prima di baciarmi.

"Domani se vuoi possiamo andare insieme a prendere Yasmin a scuola, o posso andare solo io, così conosco la sua maestra." aggiunge poco dopo.

"Va bene, se vai tu io ne approfitto per fare un po' di lavori di casa. Domani mattina vado con Farah a comprare un nuovo aspirapolvere, il nostro si è rotto."

"Non ti stanchi mai?"

"Di cosa?"

"Di questa tranquillità. Insomma, quando c'è Yasmin non abbiamo il tempo di annoiarci visto che lei è un piccolo terremoto, ma..."

"Ti annoi con me?"

"Non dico questo, però..."

"Però?"

"Non ti manca la vita che facevamo prima? L'adrenalina, le rapine, il fuoco che ardeva dentro di noi in quei momenti. Non ti manca?"

Non mi sono mai posta questa domanda.

Ho cambiato vita senza pensarci troppo.

Forse avevo fatto il pieno di adrenalina e avevo bisogno di un po' di stabilità, forse ho represso una parte di me per il bene di mia figlia.

Mi piaceva fare rapine con Zulema, questo sì.

Mi faceva sentire viva.

L'essere appesa a un filo, l'essere esposta a gravi pericoli, il rischio.

Il brivido mi piaceva, ci piaceva.

Forse ancora ci piace.

Per noi era bello e stimolante. Trovarsi faccia a faccia con la paura, con la morte, con la possibilità di essere rinchiuse un'altra volta in carcere faceva parte del gioco.

Quel gioco che volevamo vincere.

Sia come squadra sia l'una contro l'altra.

Io e Zulema siamo sempre state competitive.

Ed entrambe volevamo dimostrare di essere "La migliore".

Ci sembrava di essere dentro un fottuto videogioco, come in GTA.

Quei momenti però facevano parte della vita vera e questo rendeva il tutto più interessante.

Forse mi manca davvero quel periodo, anche se adesso abbiamo qualcosa di molto più bello e prezioso.

E se potessimo avere entrambe le cose?

Certo, come no.

Se mio padre fosse ancora vivo direbbe che voglio "la botte piena e la moglie ubriaca".

Avrebbe ragione.

Dobbiamo proteggere Yasmin, dobbiamo tutelarla, tenerla lontana da tutto lo schifo che abbiamo vissuto noi.

Lei è la cosa più importante.

E poi il mio Disturbo Post Traumatico Da Stress è il risultato di una rapina finita male, è iniziato tutto da lì. La vendetta di Ramala contro di noi è cominciata con quella che doveva essere la rapina migliore della nostra vita.

Dobbiamo imparare dai nostri errori, non possiamo più permetterci di fare certe cazzate. Non siamo più solo io e mia moglie adesso, c'è anche mia figlia.

"Zuzu!" urla Yasmin.

Si è accorta che Zulema è tornata a casa.

Probabilmente sono finiti i cartoni animati.

"Ciao piccolina!"

"Volete giocare con me?"

"Ma certo."

"Io e Zuzu siamo i ladri, la mamma è il poliziotto che ci deve arrestare."

"Hai capito bionda? Sei uno sbirro." mi dice Zulema, prendendomi in giro.

"Non è un birro, è un poliziotto!" la rimprovera Yasmin, irritata.

"Amore, cos'è un birro?" le chiedo, trattenendo a stento una risata.

"È quello che metti sulla pasta, quello bianco."

Parla del burro, ma non la correggo.

Se lo facessi dovrei spiegarle cos'è uno sbirro, con il rischio che poi chiami così un poliziotto senza sapere che lo sta insultando o, in caso contrario, per fargli un dispetto.

Giocare a quella sorta di "Guardie e Ladri" fa sorridere me e Zulema, è strano vedere il carcere e gli arresti all'interno di un contesto ludico. Comunque è bello, ci aiuta a pensare a un'esperienza che abbiamo vissuto come un incubo, vedendola ora in un'ottica giocosa.

Forse riusciamo a farlo solo perché si tratta del passato e abbiamo fatto tanta strada da allora. Quanto è cambiata la nostra vita da quando eravamo a Cruz del Sur? Così tanto che sarebbe impossibile raccontarlo a parole.

Ovviamente vincono Zulema e Yasmin.

E no, non le ho lasciate vincere.

"Mamma, non sei un bravo poliziotto." mi dice mia figlia deridendomi.

"Effettivamente sei proprio un disastro, forse te la cavi meglio come ladra." aggiunge Zulema, alludendo al nostro passato.

Sorrido, guardando lei e Yasmin.

Questa bambina è riuscita a portare serenità persino a noi due.

Persino due tornadi come noi si sono fermati di fronte a un fiore così bello e raro.

Yasmin dice sempre che si sente come un fiore, perché le piace stare al sole e vestirsi colorata. Dice che vuole essere un fiore e questo è molto originale, almeno secondo me.

E nessuna di noi due permetterà che venga spazzata via.

Vogliamo proteggerla e amarla.

Vogliamo darle tutto ciò che è mancato a noi.

Vogliamo che sia felice.

Solo questo, felice.

I hate u, I love uWhere stories live. Discover now