Capitolo 2 - Parte 2

144 19 29
                                    


Zulema


Gli ospedali mi mettono a disagio.

Mi hanno sempre messo a disagio, da quando è morto mio padre.

Ci sono stata tante, troppe volte.

Nello stanzino di Sandoval in carcere e all'ospedale vero e proprio.

Ho fatto una collezione di braccialetti del pronto soccorso che quelle delle figurine in confronto sono nulla.

Ustioni, ossa rotte, trauma cranico.

Ferite da armi da fuoco, più volte.

Tra Ramala e mia madre sono stata un tiro a segno per le pallottole.

E il tumore al cervello, anni fa.

Un tumore benigno e curabile, che però mi hanno descritto come la mia condanna a morte, pensavo di essere spacciata.

Emi sono fatta crivellare di colpi perché era meglio morire così piuttosto che spegnersi lentamente in un ospedale.

In realtà, mi sarei sacrificata comunque.

Per Macarena, per Yasmin.

Lo avrei fatto in ogni caso.

"Zulema Zahir?" chiede un medico.

"Sì, sono io."

"Prego, entri."

Dopo aver fatto alcune analisi, ci sediamo uno di fronte all'altra.

"Allora? Va tutto bene?"

"Sarò diretto, lei ha un cancro al cervello. So che lo aveva già avuto in passato e spesso i tumori possono ripresentarsi. Probabilmente è benigno, quindi dovrà fare le cure e starà bene. In ogni caso, voglio accertarmene, quindi le prescrivo altri esami."

Sono sotto shock.

Non so cosa dire.

Da un lato sono spaventata perché ho un tumore, non è una cosa stupida.

Allo stesso tempo, il medico me la sta descrivendo come una cosa tranquilla, che si risolve in poco. Una cosa come fare il bucato o cambiare le lenzuola.

"Quanto devo preoccuparmi?" gli chiedo.

"Probabilmente possiamo stare tranquilli, lo abbiamo preso in tempo."

"Vede, è quel "probabilmente" che non mi piace, nemmeno un pochino."

"Aspettiamo i prossimi esami, così le potrò dare informazioni più concrete. In ogni caso, se fosse tanto grave si vedrebbe già, non dobbiamo essere pessimisti."

Già, ma "Pessimismo" è il mio secondo nome.

Conosco troppo bene questa vita del cazzo.

Esco dall'ospedale e respiro a pieni polmoni.

Aria fresca, era ciò di cui avevo bisogno.

Fumo una sigaretta, come la prima volta in cui mi avevano diagnosticato questa merda.

Mi suona il cellulare: è Macarena.

"Ciao! Com'è andata?"

"Ne parliamo stasera a casa."

"Brutte notizie?"

"No... No..."

"Zulema?"

"Nessuna brutta notizia."

"Ti ricordi anni fa? Quando mi mentivi e scoppiavano casini? Non voglio più che sia così, mi avevi promesso che non sarebbe più stato così..."

"Hai ragione, ho un tumore al cervello."

I hate u, I love uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora