Odio e amo. Mi chiederai come faccio a fare ciò. Non lo so e mi tormento.
Catullo
STELLA
Sono seriamente preoccupata.
Non risponde, non reagisce. Sta piangendo ma non emette suono, è seduta sul divano e non so cosa fare o che diavolo sia successo.
"Io chiamo un'ambulanza".
"Aspettiamo ancora. Madison, ci senti? Che cosa è successo?"
"Ci sono io, Madi. Per favore, rispondimi".
Io e Simon l'abbiamo trovata vicino alla porta della sua stanza forse in preda ad un attacco di panico. Ho controllato fra le sue cose in cerca di medicinali ma non ho visto nulla. È in questo stato da circa venti minuti e mi trovo in difficoltà. Se le dovesse essere successo qualcosa di grave e io non ero con lei, mi ammazzerò.
L'ho lasciata ieri sera con Jack e pensavo fosse in camera sua a dormire, poi stamattina non ho controllato nella sua stanza per non invadere la sua privacy.
Per una volta che ho una vera amica, lascio che muoia di infarto. Sono una persona orribile.
"Simon, è tutta colpa mia. L'ho lasciata..." sto per piangere e mi sento impotente, lei è mia amica e sento di non averla aiutata. Forse è sconvolta, spaventata, vuole andare via? Qualsiasi cosa sia non so che fare.
"Stella, è in stato di shock. Non è colpa tua. Hai visto se manca qualcosa? Magari ha visto un ladro ed è rimasta sconvolta".
"No, no! È tutto in ordine! Sto impazzendo perché non so che diavolo fare". Mi metto davanti al suo viso e la guardo negli occhi ma lei non c'è, non c'è la mia Madi.
"Madison, ti prego. Dimmi cosa devo fare".
Lei alza gli occhi, finalmente un segno di vita. Sussulto.
Tira su con il naso. "S-Stella, sei tu?"
"Madi, sono io. Sono qui. Mi dispiace da morire". L'abbraccio. È il minimo che possa fare. Mi dispiace per qualsiasi cosa le sia successa. È distrutta.
"Ehi, avventuriera". Simon si avvicina con cautela e le accarezza il viso. "Come stai? Vuoi un po' d'acqua?"
"Non riuscivo a parlare". Dice con una vocina innocente e spaventata.
"Ucciderò chiunque ti abbia ridotto così, Madison. Lo distruggerò fisicamente e socialmente. Creerò un abominio e..."
"Non è necessario". Mi guarda e non capisco perché parla in questo modo.
"Ti va di raccontarci cosa è successo?" Dice Simon.
Lei gioca con il suo ciondolo con una piccola farfalla e stringe la coperta che le abbiamo messo addosso.
"Ditemi ciò che sapete su Jacob".
Rimaniamo sconcertati da quello che ha detto per decine di motivi. Numero uno, non lo sopporta. O meglio, credo. Numero due, che diavolo le interessa ora Jack? Numero tre, è stato lui a ridurla così? Lo ucciderò.
"Madison, cosa ha fatto Jack?" Simon sembra teso quanto me, una domanda del genere non viene posta a caso. Dopotutto, ieri sera erano soli.
"Ho bisogno che rispondete, per favore. Devo sapere". Ci guarda e sembra disperata. "Lo so che tutti voi e le vostre famiglie nascondete segreti e io non posso vivere nell'ignoranza. Come vedete, lui mi ha già uccisa in parte cambiando personalità in maniera repentina ma non vi dirò nello specifico cosa è successo. Ogni volta che sento parlare di voi escono nuove informazioni, specialmente su di lui. Ora voglio sapere la verità. Nel dettaglio, però".
Madison ha scoperto cose, situazioni e ho cercato di spiegarle l'essenziale ma non le basta. Evidentemente collega la personalità turbolenta di Jack a ciò che riguarda il nostro passato e vuole cercare di capire perché si comporta così.
Inizio a dubitare che rimarrà con me e credo che la perderò, che non accetterà mai un'amica come me e sono disperata. Solo ora mi rendo conto di quanto sia questa ragazza fondamentale nella mia esistenza e di quanto sia stata la prima a farmi sentire speciale. Non posso perderla, perderei me stessa. Simon mi guarda e sembra serio anche lui, io ho gli occhi lucidi e lui mi prende la mano. Faccio cenno di sì con la testa e lui parla.
"Chiedici quello che vuoi, Madison. Risponderemo ad ogni tuo interrogativo. Ora e per sempre".
SIMON
Madison si è ripresa per fortuna, ma in parte.
Io e Stella eravamo usciti per una colazione la mattina presto e abbiamo deciso di non disturbarla mentre dormiva ma il ritorno a casa è stato piuttosto destabilizzante. Trovare una ragazza in preda ad un attacco di panico e sentire bisbigliare il nome del tuo migliore amico non è rincuorante, specialmente se l'amico in questione si chiama Jacob Torres.
Stella era sconvolta e si sentiva impotente, stiamo affrontando turbini di emozioni in davvero poco tempo ma in realtà questa per noi è abitudine. Per Madison assolutamente no.
In ogni caso è tornata fra noi dopo essersi ripresa con delle domande ben precise; perciò, ha accettato il rischio di sapere informazioni ancora più segrete e noi ci stiamo fidando di confidarle.
Però un dettaglio non mi sfugge: le sue labbra.
Sono gonfie e rosse, come se qualcuno le avesse morse in maniera ossessiva. Ho i miei sospetti, ma evito di fare domande per ora. È lei che le sta ponendo a me.
"Ho sentito che... Jacob è stato costretto ad uccidere" sospira. "Che tutti voi siete costretti a farlo. Ma lui in particolare ha subito dai suoi genitori delle... torture per essere pronto a tutto".
Stringe la coperta e ha difficoltà a parlare. "Ha assistito a delle core orribili..."
Io e Stella attendiamo che continui. Tutto ciò è sicuramente uscito dalla bocca di Derek e continuerà a causarle violenza psicologica se le dice tutto ciò in questo modo. Ma non ha mentito su nulla. Quello che sta condividendo è verità.
Si ferma e ci guarda, adesso attende che siamo noi a parlare ma non voglio che lo faccia Stella.
"È vero, Madison. Ogni cosa". Le dico.
Lei sgrana gli occhi e rimane imbambolata a guardarmi. "Purtroppo non solo Jack ha dovuto sopportare durante la sua giovinezza abomini al livello fisico e psicologico, ma è grazie a questi addestramenti che ad oggi siamo vivi" continuo con difficoltà. "Come è successo al parco, questi attentati sono quotidiani e dobbiamo saper muoverci. Abbiamo studiato schemi difensivi e ognuno ha la sua parte e sa come agire in situazioni così rischiose".
Stella mi mette una mano sulla spalla e guarda il pavimento.
"Ovviamente la quantità di stress è alta come la difficoltà di rimanere saldi e concentrati, ecco perché da giovani ci hanno fatto delle cose". Mi tornano alla mente i ricordi e spero che non chieda i dettagli ma è giusto che sappia. Dirò ciò che riesco a dire.
"Da giovani sappiamo come si utilizza un'arma, abbiamo condotto allenamenti di arti marziali con adulti robusti e più grandi di noi che non si sono risparmiati nulla. I nostri genitori ci costringevano ad assistere a torture che subivano ostaggi rapiti per costringerli a parlare e se avessimo chiuso gli occhi ci avrebbero minacciato di farci lo stesso". Si posa la mano sulla bocca e la vedo per la prima volta davvero sconvolta.
"Se fossimo circondati da decine di uomini armati, noi sappiamo come difenderci perché siamo consapevoli della nostra forza. Ma questo ci è costato caro: non abbiamo mai avuto una vita normale, abbiamo saltato anni di scuola facendo lezioni private chiusi in casa e arrivare fino a sera stremati dall'allenamento continuo. Ma comunque abbiamo sostenuto lezioni ad alto livello per un ampio grado di cultura. I nostri genitori agli occhi del pubblico sono persone rispettabili, ma le voci girano e le persone tendono a stare lontane da noi. Siamo stati sempre e solo noi cinque, fino a quando sei arrivata tu".
Prendo per mano Stella e vedo che anche per lei è difficile ascoltare, tutte queste informazioni le abbiamo sempre sapute solo noi.
"Jack è quello che ha sofferto di più" continua a guardarmi con i suoi occhi cioccolato. "I suoi genitori hanno cercato alleanza con i nostri da più di vent'anni ormai. Ma sono i più sadici, si sono spinti davvero oltre. Ti farò un esempio: se i nostri genitori ci hanno costretto solo a guardare le torture inflitte, a Jack gliele facevano compiere contro la sua volontà. Lui non poteva opporsi e immaginerai perché".
Lei abbassa lo sguardo, si mette le mani sul viso. Ma se vuole sapere allora continuerò a parlare una volta per tutte.
"Ha ucciso, anche questo è vero. Ma mai per sua volontà e questo è fondamentale che tu lo sappia. Lui vuole proteggerti da tutto questo, Madison. Noi ti abbiamo accolto forse per necessità umana di sentirci accettati da qualcuno esterno al nostro gruppo e che capisca che siamo solo ragazzi anche noi. Ma lui non lo accetta, conosce il tuo potenziale ma vuole tenerti al sicuro. Io credo che provi qualcosa per te, Madison. Ce ne siamo accorti tutti, solo che lui stesso non riesce ad ammettere di provare queste emozioni. Non riesce ad ammettere a sé stesso di essere umano perché è cresciuto con questa ideologia di impassibilità più totale. Ed è giusto che tu lo sappia, lui non è chi mostra al mondo o a te. È diventato così".
Lei alza lo sguardo. Ha il respiro affannato e gli occhi gonfi e lucidi. Non so se questo lo reggerà.
Inizia a respirare in maniera accelerata e si alza dal divano. "Scusate un... secondo".
Va nel bagno della sua stanza e ci rimane per vari minuti. Stella non ha neanche più la forza di reagire e ci abbracciamo. Tenendoci aggrappati a quel poco di umanità che ci è rimasta.
Madison riesce dal bagno dopo essersi ricomposta. Ha ancora occhi e labbra gonfie e continuo a chiedermi se quelle labbra abbiamo incontrato quelle che penso, nonostante poi si siano lasciate in maniera turbolenta.
Lei torna a sedersi dul divano insieme a noi e vedo con quanta determinazione si ricomponga, nonostante tutti questi avvenimenti e informazioni la stiano a dir poco sconvolgendo.
Ma è una ragazza tosta e lo sta dimostrano ogni giorno che si trova qui con noi.
"Sono viva, non preoccupatevi". Ci sorride lievemente e Stella l'abbraccia subito. Si stringono e io le guardo con sollievo. Sono davvero belle amiche, ogni bionda dovrebbe avere la sua bruna come si suol dire.
"Hai un faccino gonfio. Dopo faremo una bella maschera rigenerante". Stella le bacia la guancia.
"Già, mi serve proprio" gioca con i suoi capelli biondi. "Io non so se sono in grado di seguire il vostro ritmo, ma sono determinata a farlo". Ci guarda con occhi ricchi di speranza. "Io sento di volervi bene, ragazzi. Voglio aiutarvi in qualche modo, insegnatemi a combattere, ad usare delle armi. Qualsiasi cosa. Non mi importa se vi state preparando da una vita e io no ma devo pur cercare di sopravvivere almeno qualche mese. Se la mia presenza vi sta aiutando nel farvi sentire normali, allora io resto".
Incredibile, è scesa dal cielo. "Sei la migliore, Madison. Non potremo mai ringraziarti a sufficienza". Stella sembra davvero fiera e radiosa.
"Se sei pronta a correre il rischio, allora tieniti forte. Sei già nella squadra, Madison Bianchi".
Le faccio battere il cinque e lei risponde energicamente. Ha fatto la sua scelta e noi non la fermeremo, sono sicura che sarà un'ottima recluta ma dovrà lavorare davvero sodo. Non con i nostri metodi, ma quasi. La proteggeremo fino a quando non sarà capace lei stessa. Anche se a prescindere ci guardiamo tutti le spalle.
La squadra c'è sempre l'uno per l'altro.
Poi torna ad essere un attimo seria e riflette, noi aspettiamo che parli. "Io, ecco... non so come comportarmi con Jack. Però è già passato più di un mese e so che tra poco tempo sarà il suo compleanno".
Io e Stella rimaniamo davvero a bocca aperta, letteralmente. Lei si imbarazza e le guance le diventano rosee.
"Che c'è? Non mi guardate così, andiamo! Diciamo che avevo fatto delle ricerche su di lui e ho letto che festeggi il trenta settembre. Stella, chiudi la bocca!" Le lancia un cuscino e Stella inizia ad urlare e saltare per tutta la sala.
"La mia amica si è presa una grandissima cotta per Jacob Torres! Una cotta bestiale! Sei proprio nei guai figlia mia! Non potevi scegliertene uno meno complessato?"
Madison si copre la faccia con un altro cuscino e si percepisce da qui il suo imbarazzo. Io non posso fare a meno di ridere.
"Caspita! Da nemici ad amanti! Madison Bianchi, avevamo bisogno di te per rendere le nostre vite ancora più intriganti!"
Stella sta correndo per la sala e attorno al bancone della cucina. "Diventerò zia!"
Madison si alza e la rincorre per tutta la sala a sua volta con due cuscini. "Silenzio, Stella! Il tuo amico è un grandissimo stronzo perché già mi ha umiliato!" Madison le lancia i cuscini e Stella si gira sbigottita. In tutto questo marasma io sono sul divano con degli spuntini a godermi lo spettacolo. Se ci fosse stato Alex avrebbe iniziato a correre anche lui.
"BECCATA! Ecco perché piangevi e per poco non esplodevi. Dicci che è successo ieri notte, ora!"
Ora è Stella a rincorrere Madison e mi gira la testa quindi decido di alzarmi e intervenire. Madison mi usa come scudo umano mettendosi dietro di me.
"Non è successo niente. Mi ha solo risposto male".
Stella si piazza davanti a me e cerca di afferrarla. "Ma fammi il piacere! Vi rispondete a vicenda da quando sei qui e per poco non vi prendete a morsi. Oh, forse è già successo?! Dai, voglio sapere! Avete fatto questo benedetto sesso sì o no?"
Stella la prende e cadono sul divano dietro di me. "Ragazze, per favore ricomponiamoci". Le divido mentre Stella fa il solletico a Madison. Mi siedo in mezzo a loro e riprendono fiato. Che confusione.
"Parla subito, che è successo? E non credere che non abbia notato in che condizione disastrosa sono le tue labbra!" Madison se le copre e torna ad essere rossa.
"P-perché? Che hanno?"
"Nulla, Madi" intervengo. "Immagino che le abbia gradite. E dicci, avete fatto altro?" Io e Stella ridiamo, scioccati ma elettrizzati dalla vicenda. Il mio fratellone si è innamorato! Adesso nevicherà per il miracolo.
"Chi? Io? Lui? No, ma che dite. Sta zitto, chipmunk!" Si mette a braccia conserte e guarda altrove sempre più rossa. "Solo un bacino".
Stella urla ancora di più. "QUESTO SI PUO' DEFINIRE SESSO".
Madison ora sta per svenire. "S-No!"
"S-No? Quella 's' che vuol dire?" Intervengo e sono davvero emozionato. "E poi come diavolo mi hai chiamato?!" Quante sorprese.
"No, voglio dire... lui voleva, la mia... maglia". Si copre il viso con le mani.
"Gesù mio. È un sogno, cucciolo?" Stella mi guarda elettrizzata quanto me. "Comunque, questo è il tuo nuovo soprannome, sta parlando di quel cartone con i furetti".
"Grazie per avermi dato del suricato" le dico. "In ogni caso, perché ti abbiamo trovata in quello stato se Jack voleva addirittura toglierti la maglia?"
Ora mette il broncio e sembra offesa. "Perché è stronzo. Punto".
"Aw. La mia amichetta ha iniziato a dire le parolacce" Stella le scompiglia la frangia. "Quindi fammi capire. Ti ha mollata dopo una notte di fuoco e ora tu vuoi fargli un regalo di compleanno?"
Ora Madison è indignata. "Stammi a sentire. Prima di tutto ha lasciato le mani a posto" esita un attimo. "Voglio dire, non proprio però non siamo andati a letto insieme" esita ancora. "Cioè, abbiamo dormito insieme ma non abbiamo fatto nulla".
Mi alzo in piedi, non riesco più a reggere nulla. "Ma stiamo parlando della stessa persona? Davvero il mio amico Jack ha dormito con qualcuno? Una ragazza? Che fino a ieri voleva mandare via a calci?" Mi tolgo gli occhiali e strofino gli occhi con le mani. Credo mi si stia alzando la pressione.
"Beh. Credo? In ogni caso pensavo che fargli un regalo sarebbe gentile. Sono arrabbiata, però sono fatta così. Ho ancora qualche giorno per pensarci però ecco, speravo poteste aiutarmi". Torna ad essere imbarazzata.
Stella le accarezza il viso e la guarda con dolcezza. "Io e te sappiamo di cosa abbiamo parlato riguardo il tuo passato, Madison. Ma io ti avevo detto che avresti trovato la forza di amare".
Ora si guardano con sentimento e profondità. Non so di cosa abbiano parlato ma sembra essere importante.
"Io non capisco ancora se sia amore, Stella. Però ho già sofferto per lui, mi hai vista".
"Per amore si soffre, si combatte. Tu hai scelto di rimanere qui perché non solo sei un'amante, ma sei una guerriera. E bisogna avere il coraggio per amare, cosa che tu hai per certo".
"Non sono rimasta solo per ipotetico amore per un ragazzo, ma anche amore per la mia seconda famiglia". Ora Madi guarda sia me che Stella e lei per poco non piange.
Si abbracciano, forte. Io mi unisco a loro mischiandomi ai loro dolci profumi. Accarezzando la schiena della ma nuova sorellina.
Dopo esserci staccati, Stella parla. "Penseremo ad un bel regalo, Madi. Qualcosa di speciale e so che lo adorerà. Ma adorerà ancora di più che tu ti sia ricordata il suo compleanno". Fa l'occhiolino a Madison e lei sorride facendole la linguaccia.
"D'accordo, allora. Ci rifletteremo su. È gentile da parte tua, Madison. Io mi occuperò di organizzarti un po' di sano allenamento e ti dirò quando saremo pronti". Le dico.
Lei ci guarda, determinata e forte.
Forte perché è qui da sola, con una lingua che deve ancora conoscere bene, persone nuove, vita in pericolo. Ma la speranza e la risolutezza le scorrono dentro e noi la supporteremo.
Perché ora è a tutti gli effetti una di noi.
"Quindi, Madison... adesso la lingua la conosci in maniera a dir poco eccelsa! Capita la battuta?"
"Fai silenzio, Simon".