Ne parlai quasi tacendo. Io sono un maestro
del parlar tacendo, ho parlato tacendo
per tutta la mia vita e ho vissuto delle
vere tragedie dentro me stesso tacendo.
Fëdor Dostoevskij
JACK
"Se osate chiedermi una cosa del genere, vuol dire che avete una gran voglia di morire stanotte".
Io ne ho vissute di situazioni complesse nella mia vita, feroci, indicibili e tragiche. Ma una tale surrealtà mi mancava. Una ragazza, che all'inizio sembrava un divertimento ma che poi ho imparato a detestare, adesso sotto richiesta della mia squadra è costretta a dormire sotto al mio tetto. Quante volte è successa nella mia vita una cosa del genere? Mai.
Neanche i criminali più folli osano solo passare davanti a quella che è la mia fortezza nonché abitazione. Nessuno deve entrare nel mio mondo intimo e privato tale che è la mia stanza o il mio ufficio, contenente documenti e prove a dir poco essenziali e top secret.
La cosa che mi stupisce di più, è la stoltezza che stanno dimostrando i miei fratelli nel chiedermi di ospitare una ragazza ubriaca e insubordinata solo perché i miei genitori sono fuori città per affari.
Io spero solo sia un incubo da cui risvegliarsi il prima possibile, deve essere un incubo.
"Smettila di fingere che l'idea ti dispiaccia così tanto, Jack".
"Alex, un'altra parola e ti massacro".
"Stiamo calmi" interviene Simon. "Jack, se tornasse a casa sua potrebbero farle del male. Non puoi rischiare che le succeda qualcosa".
"Facciamo così" dico. "Fingiamo che sotto casa sua non ci sia nulla di sospetto e lei torna a casa, poi se la mattina dopo non la troviamo più nel letto prenderemo questo evento come gioioso perché ci siamo tolti un peso senza aver alzato un dito. Un piano infallibile".
Stella aggrotta le sopracciglia che per poco gli occhi non escono dalle orbite. La situazione non mi disturba, non è né la prima né l'ultima volta che qualcuno vorrebbe uccidermi.
"Sei uno stronzo". Sibila.
"Attenta a come parli" ordino. "Io non mi prenderò le sue responsabilità, è già un peso. Lei non può seguire il nostro stile di vita, quando lo capirete? Avete già fatto abbastanza idiozie da quando è qui".
"E' solo un contrattempo quello di stasera, la prossima volta gestiremo tutto meglio". Cerca di giustificarsi.
"Mi stupisco di te, Stella. Perché sei abbastanza intelligente e furba da capire che all'ordine del giorno ci sono 'disagi' e una persona non preparata o addestrata come lei non può sopportarlo. Adesso è ubriaca e sconnessa, ma se fosse lucida avremmo dubito rispondere a tutte le sue domande. Anzi, se avesse bevuto un po' più del suo drink sarebbe morta forse. Devo continuare?"
Stella è come una sorella, non voglio che soffra ma uno razionale fra di noi deve esserci. Di solito è compito di Simon, ma conoscendolo non può certo interferire contro ciò che la sua ragazza desidera. Bisognerebbe mettere da parte i sentimenti nel nostro lavoro, solo che per loro non sempre è possibile. Non sopporterei essere così dipendente da qualcuno come Stella è per Simon è viceversa: questo legame viscerale tra coppie per me è simbolo di debolezza. Non si è abbastanza forti se si cede così a qualcuno, a me non è permesso commettere questo errore. È già difficile tollerare la mia estrema cura per il benessere della squadra.
"Se non la proteggerai, io mollo la squadra" dice lei. "Per ora starà con noi e ti impegnerai ad aiutarla. Sarà solo per un anno, poi tornerò a maledirmi nella mia più totale solitudine senza una ragazza insieme a me. Sappi, Jack, che un'amica come lei non la ritroverò più quando se ne andrà. Ma tu questo non vuoi capirlo. A te a scelta: o la proteggi, o me ne vado".
Le nostre famiglie hanno gli stessi scopi e sono legate quanto noi, so che non potrebbe andarsene. Ma conoscendola è capace di tutto. Non potrei perdere un membro come lei, sarebbe un problema e andrebbe a smontare il nostro equilibrio familiare e lavorativo. In più, non so se riuscirebbe a proteggere sé stessa e questa ragazza insieme.
Stringo gli occhi, cercando di mantenere la calma. Devo essere razionale e cercare una soluzione ma mi rendo conto di non avere molta scelta. Non la passerà liscia per avermi dato questo ultimatum e per aver disobbedito più volte. Ma di questo ne discuteremo più avanti.
"Verrà con me" sibilo. "Ma che sia la prima e l'ultima volta. Se ci sarà un ennesimo problema, e ci sarà, la responsabilità è solo vostra. Non mettetemi in mezzo a situazioni che non mi competono, perché se combina un altro disastro io mi sbarazzerò personalmente di questa ragazza e chiudiamo la questione. Sono stato abbastanza chiaro?"
Il suo cambio di espressione è repentino. Sorride e applaudisce mentre Madison è a dir poco sconnessa e per poco non si addormenta sul pavimento. Alex è andato in suo soccorso e l'aiuta a reggersi.
"Madison, ora andrai con Jack". Dice lui.
Sbatte le palpebre e stringe gli occhi. "Chi?"
"Jack" ridice Stella. "Lui". Mi indica.
I suoi occhi scuri si posano su di me serrati, come se fossi lontano e non riuscisse a vedermi bene. "No. Quello mi squadra malamente". Dice.
Sarà che sono già esausto, ma abbasso il viso per celare una grossa risata.
"E ride anche di me. Vedete?" Continua. Mi fingo spontaneo e incurante di quello che dice.
"Chi è che ride di te?" Chiedo.
"Tu". Dice.
"Sei sicura?"
Annuisce, come una bambina di dieci anni.
Insolito vederla mentre non mi sfida, è così docile rispetto a poco fa. Non so come e perché, ma inizio a calmarmi. Mai successo in maniera tanto veloce.
"E sei arrabbiata con me adesso?" Le domando.
Ci riflette un attimo, forse non capisce se la sto prendendo in giro o meno. Chissà cosa ha bevuto. "Un pochino". Risponde.
Si posa la mano sulla testa, Alex la sorregge meglio. "Devo venire con te?"
Sospiro. Poi però sorrido lievemente. "Se non hai paura".
Sento circa quattro paia di occhi che mi fissano, ma evito di incontrare i loro sguardi. Sono stupito di me stesso per come io stia azzardando a scherzare con lei dopo che stavo per ribaltare il locale. Sarà che mi ha esasperato questa situazione, eppure è sospetto il mio atteggiamento e da non sottovalutare. Contando soprattutto che fino a poco fa volevo metterle le mani addosso, però è più sopportabile quando non è lei stessa: testarda e scontrosa. Solo con me, però. È socievole e sorridente con gli altri, questo è un suo modo per dirmi che ha un debole per me senza dubbio.
Anche lei sospira. "Basta che hai un letto, sono stanca".
Si stacca da Alex e inizia a camminare barcollando non so dove, forse verso l'uscita ma deve aver confuso la scritta 'toilette' con 'exit'.
Istintivamente mi alzo e vado a ripescarla in maniera rapida per evitare troppi occhi addosso anche se è inutile; quindi, cerco di essere svelto ad andarcene.
"Stella, prendi le chiavi della sua auto e pensaci tu. Farò controllare l'area sotto casa vostra, così domani potrà già andarsene da casa mia". Ordino, loro però si soffermano troppo sulla mia mano dietro la schiena della ragazza ubriaca. Ridicolo.
"Mi avete sentito?"
Si guardano tra di loro, con degli sguardi che non mi piacciono per niente. "Certo". Dicono quasi in coro. "La veniamo a prendere subito subito".
Li ghiaccio con i miei occhi, mentre la ragazza sotto di me inizia a lamentarsi. "Ehi, tu. Muscoli e tanta voglia di fare il figo, mi vuoi portare a casa sì o no?"
Meglio chiuderla in una stanza prima che misteriosamente a casa mia non verrà mai. "Attenta, cara ragazza" l'avverto. "Non ti conviene essere scortese, sappi che guido io e potrei lasciarti sul ciglio della strada come minimo".
"Jack!" Interviene Stella.
Stampo un falso sorriso sul mio volto. "Sto scherzando, Stella. Non lo vedi come è migliorato il mio senso dell'umorismo?" Dico sarcastico.
Poi sorreggendo la signorina la porto fuori dal locale, la carico in macchina.
Sperando che essendo poco lucida, non noti nessun elemento sospetto in casa mia.