25. Fiducia | Robin e Nami

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Categoria: Missing moment
Ambientazione: Post Alabasta

Mi sono liberamente ispirata ad una fanfiction trovata su tumblr in inglese su Ace e Deuce per questo racconto. Non lo condivido, ma se foste interessati ve lo posso condividere come capitolo extra rispetto a questo (senza traduzione e su richiesta, obv)

 Non lo condivido, ma se foste interessati ve lo posso condividere come capitolo extra rispetto a questo (senza traduzione e su richiesta, obv)

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Dopo anni di fuga dal governo, Nico Robin aveva sviluppato una certa cautela ad approcciarsi alle altre persone, soprattutto a fidarsi di loro.

Non si fidava affatto della ciurma di Cappello di Paglia quando era salita a bordo della loro nave, dopo che il loro capitano le aveva salvato la vita. C'era qualcosa in loro che le ispirava fiducia, in realtà, ma non tutti si fidavano di lei e lei non voleva correre.

Una cosa che aveva capito in quegli anni, però, era che era nelle piccole cose che si capiva se delle persone ci si poteva fidare.

Quel pomeriggio Robin voleva darsi una lavata nel bagno della nave. Ce n'erano due, uno per i maschi e uno per le femmine; l'unica altra femmina era Nami, quindi andò da lei per avvisarla.

«Scusa il disturbo... Io vado a lavarmi, per avvisarti.» disse alla rossa, nel suo ufficio a disegnare delle cartine.

«Il nostro bagno ha la vasca, ti serve una mano?»

Robin la guardò un momento e la navigatrice aggiunse: «Visto che hai i poteri del frutto del diavolo.»

La corvina non aveva particolare paura di fare il bagno in una vasca, ma farlo da sola, sentendosi debole e sapendo che non si sarebbe potuta difendere in caso di attacco, non le era mai piaciuto. Sommando a questo il fatto che avevano già provato ad affogarla prima di quel momento, l'idea di avere qualcuno lì con lei poteva non essere una cattiva idea.

«Non ti disturba?» chiese infine.

«Se mi disturbasse non te lo avrei chiesto.» rispose Nami con un sorriso furbo, mettendo a posto le sue mappe e i suoi strumenti.

Le due si chiusero in camera, alla quale era annesso il bagno. Lì si spogliarono, poi entrarono nella stanzetta e riempirono la vasca, grande abbastanza per contenere due persone.

Una volta riempita d'acqua la vasca e di vapore la stanza, le due donne si infilarono nel liquido caldo ai lati opposti del recipiente.

Nami sorrise soddisfatta, immergendosi finché non rimase sopra la superfice solo il volto e le ginocchia. Così rannicchiata ci stava comodamente anche Robin, la quale sentiva già gli effetti dell'acqua pur essendo immersa in essa solo per metà.

Le due donne rimasero in silenzio. La corvina osservò la più giovane, gli occhi chiusi. Non pareva preoccupata di essere nella stessa vasca con la donna più ricercata di tutto il mondo.

«Ti trovi bene sulla nave?» chiese all'improvviso Nami, tirandosi a sedere coi capelli fradici.

«Diciamo che vi sento meno ostili di molti altri che ho conosciuto.» rispose Robin dopo aver meditato sulla risposta qualche secondo.

«Devi averne passate tante...»

Robin si limitò a fare un cenno affermativo, poi il suo sguardo scivolò sul dorso di una delle mani della rossa e disse: «Anche tu, direi.»

Nami sollevò l'avambraccio e osservò la cicatrice. «Me la sono fatta da sola, questa. Per salvare un amico.»

«Ci vuole molta forza di volontà per autoinfliggersi del dolore a quel modo.» osservò Robin.

«Ci vogliono le giuste motivazioni, semplicemente. Non volevo morisse.»

Lo sguardo della rossa si era perso lontano. Robin ammise: «Hai ragione. Alla fine, anche io lo faccio per le giuste motivazioni. Giuste per me, almeno.»

Nami la osservò. Stava cercando delle cicatrici, ma non le avrebbe trovate. Le sue uniche cicatrici erano nel cuore.

La rossa parve capirlo, perché non le chiese nulla. Semplicemente si allungò a prendere lo shampoo dal mobile accanto al muro e iniziò ad insaponarsi i capelli.

Anche Robin avrebbe voluto lavarseli, ma erano ancora asciutti ed era restia ad andare sott'acqua così tanto come aveva fatto lei.

Nami la guardò e le fece cenno di girarsi.

«Perché?»

«Ti bagno i capelli. Non credo tu voglia andare con la testa sott'acqua, sapendo che non puoi nuotare.»

La corvina osservò la giovane, poi eseguì, si aggrappò ai bordi della vasca e piegò la testa all'indietro, lasciando che Nami le versasse dell'acqua sui capelli. Le insaponò anche i capelli e Robin si sentì per qualche istante addirittura rilassata.

Dopo il risciacquo la donna si rimise a sedere senza più dare le spalle alla rossa e accettò la saponetta che le offrì. Era alla lavanda, mentre quella di Nami era arancione; probabilmente profumava di mandarini, esattamente come lei.

Si insaponarono e si sciacquarono. Robin uscì dalla vasca per prima e si avvolse in un asciugamano, mentre la rossa toglieva il tappo per far defluire l'acqua.

Infine la rossa la imitò, si pettinò i capelli e uscì dal bagno per andare a vestirsi, senza notare un lieve sorriso spuntato sul volto di Robin. L'ombra di un sorriso sincero.

Nami avrebbe potuto annegarla, avesse voluto. Avrebbe potuto farle del male numerose volte, ma non l'aveva toccata.

Quello poteva essere il posto giusto.

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