5. Tre giorni dopo | Kaku

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Categoria: Missing moment
Ambientazione: Prima dell'inizio della narrazione

Per diventare un membro del CP9, una persona doveva essere disposta a tutto. Non bastava possedere le sei tecniche: bisognava essere bravi a fingere, avere altre doti, non avere rimorsi per aver ucciso qualcuno.

E bisognava essere disposti a passare l'inferno ed eventualmente morire pur di non parlare, anche se le probabilità di cattura erano tutte molto basse. Era comunque un test che andava superato e nessuno poteva tirarsi indietro, o eri automaticamente tagliato fuori.

Kaku lo aveva fatto e superato, ovviamente, tuttavia era stato un vero inferno da sopportare; a tre giorni di distanza alcune ferite ancora non si erano chiuse e lui aveva evitato ogni contatto umano non fosse strettamente necessario. Aveva anche evitato di dormire e dopo tre notti di veglia la stanchezza iniziava a farsi sentire.

Quel giorno si era rifugiato sul tetto della struttura ospedaliera, seduto sul bordo con le gambe a penzoloni nel vuoto. Era coperto di bende da testa a piedi e non sentiva il freddo che gli serviva per stare ben sveglio come avrebbe voluto.

«Ah, eccoti, Kaku.»

Il diretto interessato sobbalzò e girò la testa, osservando Rob Lucci, sospeso in aria davanti a lui.

«Oh. Ciao, Lucci.» disse con un cenno.

L'uomo atterrò sul bordo del tetto e si sedette accanto a lui. «Ti hanno fatto la prova di resistenza fisica, vero?»

Kaku annuì.

«Superata? Mi hanno detto che vista la tua giovane età dovevano essere certi che tu fossi adatto al compito.»

«Sì, l'ho superato.» rispose Kaku annuendo.

«Bene. Mi avrebbe fatto dispiacere saperti fuori, tra i membri e i candidati del CP9 sei quello che mi sta meno antipatico.»

Il più giovane accennò ad un sorriso e disse: «Grazie.»

Lucci era il membro del CP9 più freddo e crudele, Kaku doveva sentirsi onorato solo perché era andato a cercarlo.

«Anche tu lo hai dovuto fare?» chiese poi.

«Lo hanno introdotto non molto tempo fa, quando sono entrato non c'era, l'ho dovuto fare dopo anche se sapevano che di me ci si poteva fidare. L'ho superato, ovviamente, ma è stato atroce. Spero vivamente per chiunque di noi di non doverlo ripetere.»

E Kaku aveva subito pure un trattamento peggiore. Qualcosa doveva valere, allora.

«So a che pensi e in via eccezionale ti faccio i miei sinceri complimenti. Sei molto promettente. Una volta ripreso saremo di certo tra i più potenti uomini che il CP9 abbia mai avuto.»

Kaku sorrise e disse: «Non scherzare, mi ci vorrebbe una vita intera per arrivare al tuo livello. Mi sembra già difficile arrivare al livello di Jabura.»

«Il tempo per migliorare non ti manca, basta che ti impegni. E sono convinto farai anche meglio di Jabura, anche perché per uno che mi sta simpatico posso dare qualche consiglio io stesso.»

«Questo è di certo un onore, sapendo che Rob Lucci non ama mischiarsi con quelli più deboli di lui.» disse con una risatina Kaku. Risata che sfociò in un colpo di tosse per il dolore che sentiva ancora.

Lucci chiuse gli occhi e fece un lieve sorriso, poi disse: «Sono ancora in tempo a ripensarci, occhio a quel che dici, novellino. Ora però ti conviene andare a dormire, dalle occhiaie che hai credo sia da tre giorni che non dormi. Fidati se ti dico che sarai così stanco che non sognerai affatto.»

Ci era già passato anche lui, quindi probabilmente sapeva di cosa stava parlando. Annuì e si alzò in piedi, sentendo dolore in ogni minimo movimento che compieva, poi si diresse verso la porta che lo avrebbe ricondotto all'interno della struttura.

«Vai a piedi?» chiese Lucci alle sue spalle.

«Non credo di essere abbastanza fresco da usare Geppo e Soru.» rispose l'altro girandosi a guardarlo. Non era abbastanza in forma neanche per andare in camera a piedi o in generale per muoversi, ma quello sarebbe stato sfidare un corpo già pronto a collassare su sé stesso.

«Credo dovremo lavorare anche su questo. Intanto ti do un passaggio.»

Se lo caricò in spalla come un sacco di patate, facendo trattenere il respiro al più giovane per il dolore. Pochi secondi dopo si ritrovò nella sua stanza nella struttura.

Scese dalla sua spalla da solo e cadde di peso sul letto, mormorando un "grazie".

Non bastò il dolore che provava a tenerlo sveglio, e in pochi secondi cadde in un sonno privo di sogni.

So bene che la headcanon da cui mi sono ispirata (foto ad inizio capitolo) non dice quel che poi ho scritto, ma questo è ciò che è risultato

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So bene che la headcanon da cui mi sono ispirata (foto ad inizio capitolo) non dice quel che poi ho scritto, ma questo è ciò che è risultato. Crudele quanto basta, non credete?

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