41. Cicatrici | Nico Robin

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Ambientazione: Dopo Dressrosa, probabile dopo Wano ma sono tecnicismi: la ciurma è unita
Categoria: Missing Moment
Spoiler: Accenni

Era una splendida giornata di sole sopra la Thousand Sunny e tutti ne avevano approfittato per salire sovraccoperta e svolgere le loro attività al sole

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Era una splendida giornata di sole sopra la Thousand Sunny e tutti ne avevano approfittato per salire sovraccoperta e svolgere le loro attività al sole.

Le attività erano molto varie: da una parte si vedeva Zoro allenarsi mentre sbadigliava, dall’altra si vedeva Luffy dormire. All’ombra dell’albero maestro Franky e Usop stavano costruendo qualche nuova arma tecnologica, con Chopper a supervisionare nel caso qualcosa fosse esploso.

Seduto sulle scale, Brook suonava il suo violino, facendo sottofondo alle attività di tutti. Nami era distesa su una sdraio a prendere il sole, accettando volentieri le regolari interruzioni di Sanji con i suoi cocktail rinfrescanti.

Robin raggiunse gli altri in quel momento, un costume intero addosso. Osservò i presenti come studiandoli, poi raggiunse Nami, stese il telo sulla sdraio accanto alla sua e lì si sedette.

Si aggiustò il cappello in testa, poi si stese a pancia in giù, un po’ timidamente.

Era solo questione di tempo prima che qualcuno si accorgesse di qualcosa, e quel qualcuno fu Nami: appena si mise a sedere per prendere un nuovo cocktail fatto da Sanji l’occhio cadde sulla corvina e sulla sua schiena.

«Robin? Che ti è successo alla schiena?»

Non lo chiese a voce tanto alta da allarmare gli altri e difatti nessuno, se non Chopper che però già era al corrente di ciò che era successo, si girò verso di lei per vedere la sua schiena.

«Ah, niente di grave.» disse lei liquidando il tutto con una mano. Il suo cuore, a dispetto dell’apparenza, batteva come un tamburo per il nervosismo.

«Non avevo mai visto questi segni prima. Quando te li sei fatti?»

Robin si ritrovò ad esitare un istante prima di rispondere. «A Dressrosa. Uno scagnozzo di Doflamingo ha sparato delle palle appuntite di ferro… Ho cercato di proteggere una ragazza. Il mio potere non è bastato a difenderla.»

Aveva cercato di creare uno scudo con i suoi poteri, ma persino il suo potere aveva dei limiti. Quei così appuntiti avevano finito per bucare lo scudo e per difendere la ragazza, Rebecca, non le era rimasto che usare il suo stesso corpo.

Non si pentiva di averlo fatto, ma non riusciva a non sentire il suo corpo come sbagliato ora. Se non sbagliato, diverso, rovinato.

«Nessuno è infallibile. Io credo che ciò che hai fatto sia stato davvero molto coraggioso.» disse invece Nami. Robin sentì poi il silenzio e le dita delicate della rossa che toccavano le cicatrici.

Le venne la pelle d’oca, ma la lasciò fare. Non facevano male, si erano rimarginate come ferite, ma toccare la pelle rosea e quella pallida le dava sensazioni diverse.

Infine Nami disse: «Sarebbe stato buffo se le cicatrici avessero formato il simbolo del governo mondiale, come si dice sia successo a Rob Lucci.»

Robin si ritrovò a sorridere a quella frase. Nami disse: «Non sarà il simbolo del Governo Mondiale che hai sulla schiena, ma sembra comunque una costellazione. Mi piace.»

La corvina si girò e guardò la rossa, che le rivolse un sorriso sereno. In qualche modo si sentì molto più tranquilla.

Nessun altro notò la cosa. Quando lo fece notare a Nami, lei commentò: «Abbiamo tutti delle cicatrici.»

Si indicò la cicatrice appena visibile che aveva sulla spalla tatuata e mise insieme in mostra la cicatrice che aveva sulla mano, poi aprì le braccia e indicò tutti. Robin si rese conto di non aver mai dato peso alle cicatrici che avevano tutti, ma erano lì davanti ai suoi occhi: dalla cicatrice a forma di X sul petto di Luffy a quella verticale sul volto di Zoro, dalle varie cicatrici a stento visibili sul corpo di Franky alle ossa crepate di Brook. Chi non ne mostrava esternamente ne aveva internamente.

Di quelle era certa ne avessero tutti. Del resto lei stessa ne aveva e loro lo sapevano e l’avevano voluta comunque, difendendola e proteggendola.

Accettò il cocktail di Sanji quando lui ne preparò uno anche per lei e si sentì più tranquilla.

Alla fine quelle cicatrici indicavano che aveva salvato qualcuno. Forse non avrebbe dovuto averne vergogna.

Si sarebbe dovuta sentire fiera, pensò. La bambina demoniaca ora poteva anche salvare delle vite, non solo distruggerle.

Guardò i suoi compagni e sorrise, sentendosi felice.

Guardò i suoi compagni e sorrise, sentendosi felice

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Foto d'ispirazione (TW: sangue):

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