20. Ricordi | Law

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Categoria: What if
Ambientazione: Post Dressrosa

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Law era immerso nel buio.

Non vedeva nulla. Non sentiva nulla con nessuno degli altri sensi.

Sentiva solo di  non potersi muovere dalla posizione inginocchiata in cui si trovava, ma non sentiva catene a costringerlo in quel modo. Non sentiva neanche il pavimento sotto di sé, però, quindi poteva non voler dire nulla.

Poi sentì una sorta di tacchetti, dapprima lontano, poi sempre più vicino. Un rumore di passi, per esteso.

Conosceva quella camminata. Quel suono. E riconobbe benissimo anche la mano che gli accarezzò il volto, fermandosi poi sulla nuca.

Non vedeva chi aveva davanti, ma sapeva chi era. Sapeva che l'altra mano dell'uomo aveva due dita piegate e che era quello il motivo per cui non poteva muoversi. Non per colpa di catene, ma per colpa di un frutto del diavolo ben preciso.

«Fufufu. Non ti vedo fare tanto lo sbruffone ora, Law.» disse sopra di lui la voce di Doflamingo. «Tu mi hai tradito, ma faremo in modo che questo non accada una seconda volta.»

La mano si staccò dalla sua testa e Law seppe dai rumori che si stava slacciando la cintura dei pantaloni. Il panico è il disgusto si impossessarono di lui.

«Oh, lo so che questo ti disgusta, caro Law. Ecco perché sono certo non accadrà di nuovo.» disse la voce lontana di Doflamingo.

Law si svegliò di soprassalto nel suo letto. Un senso di nausea lo colse e sparò fuori dalla camera in cui si trovava per andare a rimettere poco elegantemente fuori bordo.

Ricirdava quel momento. Ricordava quando quel disgustoso momento era successo. Perché era successo davvero, non era un sogno, era un ricordo. Un ricordo che avrebbe voluto rimuovere dalla mente, se il suo frutto del diavolo avesse avuto anche quella funzione.

Rimase appoggiato alla balaustra della nave di Cappello di Paglia per un momento, respirando profondamente e guardando il riflesso della luna sul mare. Gli serviva per rilassarsi e distrarsi, anche se non sarebbe tornato a dormire a quel punto.

«Law? Tutto bene?»

Il medico si girò. Era stato Zoro a parlare, gli occhi socchiusi come se si fosse appena svegliato (cosa piú che probabile, visto l'orario). Per la prima volta da che avesse memoria, non aveva le tre spade legate alla vita.

«Ah, Roronoa. Sì, sì, tutto bene.» disse con un gesto per liquidare la faccenda. Non ci teneva a parlarne.

«Le persone che stanno bene non vomitano fuori bordo, ma del resto non è affar mio.»

Tornò nel dormitorio dove aveva dormito per qualche ora anche Law e ne riemerse con le sue spade. Sbadigliò, poi si stese sul praticello della nave e chiuse gli occhi.

Law lo rimase a guardare, chiedendosi perché volesse dormire lì e non in un letto che gli avrebbe certamente fatto meglio alla schiena, ma decise di non porre ad alta voce quella domanda. Non era il loro medico.

Si sedette anche lui sul prato, appoggiato alla balaustra. La sua spada era rimasta accanto al suo letto e l'idea di andare a prenderla lo stuzzicò. Gli dava sicurezza averla con sé; il motivo per cui non lo fece era che in fondo lì era al sicuro.

Ufficialmente i Pirati del Cuore e i Pirati di Cappello di Paglia erano nemici, ma la verità era che non lo erano davvero. Persino se avessero rotto l'alleanza, Law non avrebbe realmente voluto essere loro nemico, sia perché erano forti, sia perché si era affezionato, in qualche modo. No, i suoi nemici erano ben altri. Doflamingo era suo nemico, e lo avevano battuto, ma sconfiggerlo non poteva cancellare il passato.

Chiuse gli occhi, ascoltando il suono delle onde e il respiro pesante dello spadaccino, che pareva essersi realmente addormentato.

Avrebbe voluto essere tranquillo come loro. Pur essendo una massa di scapestrati, come gruppo riuscivano ad arrivare dove volevano e a fare ciò che decidevano.

Pensando a questo e ascoltando il suono del mare, Law riuscì ad addormentarsi e riposare per ancora qualche ora.

Stavolta senza avere incubi.

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