--- CAPITOLO LXVI ---

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― Tu credi in lui? ― Chiese Namjoon di rimando, interessato ancora una volta al punto di vista dell'hacker. ― Io non credo più in nessuno di loro. Posso solo dirti che quando ero lì, quella era l'immagine di sé che più millantava ma non ha esitato a sacrificarmi per ottenere un margine di sicurezza per sé stesso e quelli che sono rimasti con lui. Pertanto, non posso garantire per lui come per nessun'altro. ― Arricciò le sopracciglia mentre osservava Namjoon che nel frattempo, durante il corso di quelle battute, si era voltato ad osservarlo. ― Confido però nel fatto che, quando ci ritroveremo di nuovo qui in macchina, sulla strada per il ritorno, entrambi avremmo la risposta a questa domanda! ― Concluse, dopodiché attese assieme a Jungkook il segnale da parte degli altri due che lo invitava a scendere ed attendere, svariati metri prima dei pochi gradini che conducevano alla porta che con tutta probabilità, avrebbe valicato solo per l'ultima volta.



Il tenore raggiunto durante quella seconda visita, risultò essere piuttosto differente dal primo, Yoongi di questo ebbe modo di accorgersene non appena ― dopo che uno di loro s'era apprestato ad alzarsi per aprire la porta ai nuovi arrivati ― i visi e le espressioni di ognuno di loro gli furono visibili dalle retrovie presso il quale si trovava, assieme a Jungkook che lo precedeva di qualche passo. Davanti a sé, Seokjin, Namjoon e cinque agenti sottoposti al secondo, erano da prima entrati, poi s'erano presentati e alla fine, dopo aver raccolto lo sgomento e il timore di alcuni di loro, avevano invitato gli uomini che su larga scala possedevano ancora un'età acerba, ad allontanarsi da qualsiasi attrezzatura elettronica o armadietto di legno, per depositarsi ai margini della stanza, uno accanto all'altro lungo le pareti spoglie per favorire un controllo maggiore oltre che una perquisizione più efficiente. Una volta udite quelle parole, così come afferrato in precedenza, aveva percorso i pochi gradini che lo separavano dall'ingresso seguito da Jungkook che, non appena aveva visto l'altro cominciare a muoversi, s'era affrettato a seguirlo senza il minimo indugio. Una volta dentro, dopo un solo cenno arrivato loro dallo stesso Seokjin, iniziarono entrambi a fare una panoramica della stanza in cerca di qualche attrezzo utile oltre ai computer che certamente avrebbero portato via da quel luogo con lo scopo di esaminarli in tutta calma e in ogni singolo anfratto. Quella era una sola delle due occasioni che Yoongi aveva a disposizione per chiudere quella storia con il risultato migliore e pertanto, conservava in sé il proposito di portarsi avanti il lavoro fino a quando non sarebbe giunto il momento ― solo poche ore in seguito ― di replicare quelle stesse azioni, anche all'interno dell'abitazione privata di ogni singolo membro appartenente a quel gruppo, in cerca di tutto ciò che non erano stati in grado di trovare in quell'angusto ma ancora semi confortevole, luogo di ritrovo.

Yoongi fu particolarmente eccelso nella smania d'evitare ogni singolo sguardo provocatorio, minaccioso o talvolta supplichevole da parte dei suoi vecchi compagni nonostante all'interno del suo petto in quel momento, vigessero sensazioni e impressioni d'inquietudine, rammarico e tristezza dovute tutte, presumeva, al modo in cui era finito quello che erroneamente aveva pensato essere, uno dei periodi più spensierati del suo passato. Mentre oltrepassava quello spazio, la sua mente l'aveva riportato numerose volte ai momenti in cui anch'egli se n'era stato, ridacchiante e scanzonato seduto ad una sedia o ancora, seduto direttamente sul pavimento assieme a Yunho mentre entrambi erano intenti a sgranocchiare qualche cibo spazzatura accompagnato da una birra gelata nei periodi di caldo torrido, e gloriosi progetti volti ad un futuro che tuttavia, nessuno dei due avrebbe mai visto. Sarebbero stati ricordi che nonostante tutto, avrebbe conservato e celato all'interno dell'anfratto più minuscolo della sua memoria e che avrebbe tirato fuori, spolverandoli, solo ogni tanto, quando sarebbe stato riavvolto dalla malinconia verso qualcosa che alla fine nonostante tutti gli abbellimenti s'era dimostrato solo ed esclusivamente ingannevole; capace d'arrecargli sofferenza come poche altre cose sarebbero mai riuscite a fare. Dopo aver ingoiato un magone pesante e amaro, si avvicinò a Namjoon e con un paio di occhiate, una volta aggiudicatosi l'attenzione del più alto, gli indicò i soggetti da indagare e perquisire per primi, lasciandogli tuttavia, il tempo di annotarsi i nomi di ognuno di essi ― una volta che questi gliel'avessero comunicato ― su un taccuino dalla copertina foderata di una pelle marrone che aveva tutta l'aria di essere pregiata.

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Where stories live. Discover now