--- CAPITOLO X ---

1.2K 58 37
                                    

D E E P  W E B

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

D E E P  W E B

C A P I T O L O  X





ATTENZIONE:

Questo capitolo contiene accenni di SMUT e la presenza di alcune TEMATICHE DELICATE. Se questi argomenti vi infastidiscono, non continuate la lettura.





Quello stesso pomeriggio aveva passato quasi un'ora a fissare lo schermo illuminato del monitor centrale prima di arrivare a trarre le conclusioni che avrebbe perseguito. Chiamò Seokjin e con minuziosità lo informò di tutti i passi che aveva fatto e di quelli che aveva intenzione di fare e quando propose al ragazzo dall'altra parte del telefono una proroga, tirò un sospiro di sollievo quando questo, più che fiducioso, si limitò a mostrare all'hacker piena fiducia prima di dargli il permesso di interagire con quella piattaforma come meglio preferiva. Seokjin aveva deciso di attendere qualche giorno per dare la possibilità a Yoongi di estrapolare da quel sito quante più informazioni possibili prima di far bloccare da quest'ultimo il sito e per passarlo infine a Namjoon, che assieme a lui avrebbe organizzato e condotto gli arresti delle persone affiliate. Maggiori erano le informazioni che l'hacker avrebbe raccolto e maggiori sarebbero stati anche i capi d'accusa contro i criminali informatici che da lì a qualche anno addietro, si erano macchiati di reati che il capo dell'organizzazione definiva come atroci. L'hacker aveva pensato che facendo appello al senso di giustizia del maggiore, sarebbe riuscito ad ottenere i giorni di cui aveva bisogno per scavare infondo alla situazione ma, in realtà, non c'era stato bisogno di aggrapparsi ad esso poiché Seokjin, così come diceva, pareva fidarsi realmente del ragazzo che aveva prima tirato fuori da una cella e poi portato all'interno del suo team. Quando Yoongi staccò il telefono rivolse nuovamente lo sguardo allo schermo ricolmo di messaggi, prima di mettere in atto quello che era il suo piano. Mancava poco più di un'ora prima della fine del suo turno di lavoro; tempo che si sarebbe dovuto far bastare per muovere almeno i primi passi, quelli che avrebbero messo le basi per portarlo all'ottenimento delle informazioni che realmente mirava ad ottenere. Durante i suoi studi sulla rete, il giovane hacker si era imbattuto più di una volta negli stupidi messaggi che parlavano del rinomato lato oscuro del web e la maggior parte di essi, lui lo sapeva bene, erano pieni zeppi di fandonie, assurde bugie a cui solo i creduloni avrebbero potuto credere. Ma, al contempo, aveva anche sentito parlare di red room e al contrario delle altre nozioni che aveva acquisito, su di essa e sulla sua reale esistenza non avrebbe potuto scommettere poi molto. Mosso da interessi sempre stati ben precisi, aveva sentito numerose voci su di esse ma mai si era preso la briga di capire se esistessero realmente e, nel caso di una risposta affermativa, come funzionassero e perché no, anche cosa mostrassero. Aveva saputo da uno dei suoi precedenti compagni che queste funzionassero come su una piattaforma di streaming, tuttavia, accessibile solo attraverso dei permessi che avrebbe potuto ottenere, con tutta probabilità, solo dai fondatori del sito in questione. Guardando il soffitto, mentre si rigirava i pollici e con i palmi poggiati sul ventre, si ritrovò a maledirsi per non aver prestato maggiore attenzione alle parole dell'amico quando per la prima ed unica volta, si erano ritrovati a parlare di quell'argomento. Dopo uno sbuffo però, pieno di una ritrovata tenacia, poggiò nuovamente i polpastrelli della mano sinistra sulla tastiera mentre quella destra, poggiata sul mouse, muoveva l'oggetto in direzione della casella dedicata ai contatti con gli amministratori del sito. Aveva più volte letto di come su quella piattaforma le red room fossero regolari e di come gli utenti le attendessero con trepidazione totalmente stupiti ed estasiati dagli ottimi contenuti che mostravano ma l'hacker, al tempo stesso, sapeva bene quanto potessero essere variabili i gusti che imbottivano le persone che si trovavano sul web e il fattore di trovarsi su un sito che sembrava essere improntato sulla vendita di droga e sullo scambio di materiale sensibile che - di norma era protetto da infinite leggi sulla privacy - raffigurava giovani donne e uomini ignari d'esser ripresi e fotografati, non gli permetteva di sperare in bene. Aveva sentito numerose voci e tutto quello che era interessato a constatare, almeno in quel momento, era la possibile veridicità di quelle parole. Scrisse così come aveva pensato un lungo messaggio ai fondatori stando ben attento a mostrarsi disponibile ad eventuali verifiche sulla sua identità attraverso foto e documenti che ovviamente sarebbero stati fasulli e allo stesso tempo, cautamente aveva espresso la volontà di veder libero da restrizioni il proprio account per avere maggior libertà di navigazione e di poter quindi usufruire meglio dei contenuti messi a disposizione dal sito stesso. Era proprio sulla parola libertà che Yoongi aveva rimarcato più volte poiché più che consapevole del fatto che fosse proprio quello il concetto di base che aveva spinto innumerevoli persone a creare simili spazi nel web: il desiderio di comunicare apertamente i propri gusti e la realizzazione delle proprie perversioni, libere da qualsiasi tipo di vincolo dettato da una società che consideravano ipocrita e corrotta e che pertanto, sentivano come poco incline ed incapace di rispecchiarli correttamente.



𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora