--- CAPITOLO XXVII ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O X X V I I





Nell'ambiente tranquillo del suo studio, la cui parete alle spalle della scrivania era attraversata da vetrate riccamente ampie, Seokjin si privò del suo giaccone lasciandosi scivolare la stoffa lungo le spalle ampie e le braccia, prima di poggiarlo su un'appendi abiti disposto all'estremità della stanza. Il ragazzo più alto lo aveva seguito in silenzio, era stato con lui – seduto sul sedile del passeggero – in silenzio per gran parte del tempo, poi insieme erano tornati alla base per occuparsi delle solite mansioni del giorno. Namjoon i giorni precedenti aveva lavorato il doppio rispetto al normale conducendo molti più arresti di quanti potesse in realtà gestirne lucidamente. Tantissimi casi aperti diversi mesi addietro avevano trovato la propria fine proprio durante quegli ultimi giorni con la gioia di tanti ma con la stanchezza di altrettante persone. I corridoi erano stati per diverse ore animati da dipendenti di svariate annate di differenza che con sorrisi luminosi stampati sul volto, a braccetto avevano camminato scambiandosi reciprocamente numerosi complimenti e lustri. A Namjoon non piaceva sempre, a Seokjin non piaceva mai. Quando il suo superiore in grado era particolarmente stressato poi, lo si poteva vedere affacciarsi ad una delle vetrate del suo studio per fissare gli edifici che circondavano la struttura in cui si trovava e le persone che passeggiavano per strada dirette chissà dove mentre rifletteva in silenzio su qualcosa estraneo a tutti tranne che a lui stesso, altre volte invece, si limitava a stare seduto sulla grande sedia rivestita in pelle nera fino allo schienale mentre fissava il monitor del pc e digitando sporadicamente qualcosa sulla tastiera. A Namjoon piaceva molto fissarlo in quei momenti, subiva sempre una sorta di fascinazione piacevole quando i suoi occhi si posavano leggeri e discreti lungo la sua bella figura slanciata e sui suoi lineamenti delicati. I suoi capelli biondi erano ripiegati all'indietro quella mattina come molte altre, lasciando parzialmente scoperta la fronte bassa su cui l'altro indugiò qualche secondo prima di scendere sulla mano che il superiore teneva premuta contro una guancia mentre osservava distrattamente la pagina aperta sullo schermo mentre una leggera variazione – pochi istanti prima – gli aveva lasciato presagire che la mente del biondo fosse stata improvvisamente attraversata da un altro ennesimo pensiero. – Continui a fissarmi. C'è qualcosa che devi dirmi? – Chiese con voce ovattata il più grande, tuttavia, lo fece senza staccare mai gli occhi da ciò che stava guardando. Namjoon avrebbe voluto rispondergli che era tutto molto più semplice di quello e che lo stava fissando per il semplice gusto di farlo; perché gli piaceva ciò che stava puntando il suo sguardo ma mordicchiandosi la lingua, optò vigliaccamente per una risposta più comoda.

– Stavo pensando ad un modo per aggiustare il tuo umore. – E quello combaciava solo con uno dei suoi desideri. Un intento però che sarebbe potuto esser coperto anche dalla scusa dell'essere preoccupati per un amico a cui si voleva bene. Sorrise vagamente a quel pensiero e il biondo che nel frattempo aveva sollevato gli occhi verso di lui in tempo per coglierlo, non avrebbe avuto modo di capire da quale pensiero esso fosse nato. – So che i dolci ti aiutano molto in queste circostanze. – Si scollegò volontariamente dai pensieri a cui stava facendo riferimento prima per non arrecare a sé stesso ancora più dolore, decise quindi di punzecchiare l'altro con un ricordo condiviso da entrambi e su cui Namjoon aveva più volte fatto appello nel corso degli anni. E fu incredibilmente felice quando notò gli occhi di Seokjin venire attraversati da un bagliore di consapevolezza solo un momento prima di ridestarsi sulla sedia per fissare l'interlocutore con aria stupita ma oltraggiata dalla consapevolezza della presa in giro. – Quando hai avuto quella discussione con l'allora comandante, alla fine della giornata ti sei rinchiuso in casa e rannicchiato sul divano per mangiare comodamente tutto quello che c'era di dolce nella tua dispensa. – Continuò a ridacchiare e il suo sorriso diventava sempre più ampio a mano a mano che i ricordi riaffioravano, affollandosi e susseguendosi nella sua mente. Era andato a casa dell'altro per rassicurarlo in merito alla discussione che questo aveva avuto e per assicurarsi che l'austero, anche da giovanissimo, Seokjin, non ci fosse rimasto male. Quello che tuttavia si ritrovò davanti agli occhi, fu tutto quello che Namjoon non si sarebbe mai aspettato di vedere. Il suo ligio e serio più che scherzoso ora superiore, se ne era stato tutto il tempo stravaccato sul divano con una coperta di flanella a coprirgli le gambe magre e lunghe, un pigiama sottile di un tenue rosa chiaro, i capelli scompigliati ed un alto numero di dolciumi vari e barrette di cioccolato disposte in modo confusionario sul ventre piatto. Quella volta il ragazzo aveva osservato per diverso tempo le carte vacanti ammucchiarsi sul pavimento mentre allo stesso tempo aveva cercato di regalare qualche parola di conforto al collega che di rimando non aveva smesso di magiare neanche quando rabbioso e deluso assieme, aveva tentato di far valere ancora le sue ragioni. E chissà se non fosse stato proprio quello il giorno in cui per la prima volta, qualcosa al centro del suo petto, aveva iniziato a muovere sentimenti nuovi verso il biondo. – Potrei fare un salto in pasticceria e portarti qualcosa su cui potresti ingozzarti fino a far scemare totalmente i tuoi nervosismi. – Marcò ironico e col sorriso divenuto ora sghembo.

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora