--- CAPITOLO XXXI ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O  X X X I





Svariati istanti li passò ad osservare Hoseok con aria quasi esterrefatta e i seguenti – quelli che precedettero la risposta – li spese a fissare i presenti, uno per uno. Normalmente avrebbe riflettuto a lungo su una tale condizione, e avrebbe meditato con una maggiore attenzione riguardo al tempo che questa gli avrebbe portato via ma per lo meno in quel momento, l'unica azione che gli premeva di compiere consisteva nel dare una risposta atta alla giustificazione. – Avrei meno tempo per gli altri casi ma se per voi non è un problema – cominciò con voce tenue e con gli occhi direttamente puntati verso il capo che dal canto suo, se ne stava ad osservare con aria indecifrabile la scena – non lo è neanche per me. – E dopo aver pronunciato quelle ultime parole, si voltò lievemente verso Hoseok per osservarne la reazione dopo aver udito la sua risposta. Tuttavia, quest'ultimo non modificò visibilmente la sua espressione, continuando quindi a starsene fermo e per nulla colpito. Il ragazzo, per quando Yoongi avesse compreso, era molto spesso espressivo e sorridente mentre in quella situazione, pareva freddo e ben disposto a voler sembrare distaccato a tutti i costi. Le sue labbra non erano piegate verso l'alto ma nella direzione opposta e il suo persistente e strambo mutismo, anche a seguito della sua risposta, convinse l'hacker di esser stato in qualche modo a lui estraneo il diretto responsabile di quel cambiamento.

Accortosi dell'aria sconfortevole che aveva iniziato a filtrare in quella stanza, Seokjin fu il primo a tirare un sospiro prima di spostare la conversazione verso il suo termine. – Se per entrambi non è un problema, sarà questo il modo in cui proveremo ad interagire con quella persona d'ora in avanti. – Il suo discorso partì con l'intenzione di risultare seria e quasi austera, tuttavia all'incirca nel mezzo, finì istintivamente col sorridere a causa dell'espressione scoraggiata ma teneramente fanciullesca che Hoseok aveva dipinta sul volto mentre lo osservava. In linea di massima, Seokjin era molto bravo a leggere tra le righe e ad accorgersi di determinati segnali, ed era ancor più bravo ad interpretare questi ultimi ma solo quando questi provenivano da qualcuno che non era lui. Per anni aveva mal interpretato le parole, i gesti e le attenzioni di Namjoon quando, in un'altra circostanza, avrebbe impiegato davvero pochissimi minuti per capire a cosa esse fossero dovute. E forse più che per Hoseok, Seokjin avrebbe dovuto sorridere per sé stesso. – Ovviamente sarà sottratto del tempo ad altri casi ma abbiamo anche Jungkook nel nostro team – decise di continuare quando fu ormai palese che nessuno all'interno di quello studio aveva intenzione di dire qualcosa – mi hai parlato della sua bravura e come ti ho già detto in precedenza, mi fido del tuo giudizio. Lascia a lui quello che non riesci a svolgere. –

Yoongi acconsentì soltanto con un cenno della testa e il resto del tempo, lo passò quasi completamente in silenzio mentre ascoltava Jungkook parlare del caso di cui si sarebbero occupati assieme. Il minore in realtà stava dedicando a quel caso, per quanto il lavoro fosse distribuito in coppia, molto più tempo rispetto a quello che stava riuscendo a donare il moro e per questo l'ultimo, un po' si sentiva in colpa. I suoi compiti in relazione a quel caso procedevano a rilento e quello, sommato ad una serie di altri molteplici fattori, finiva per condizionare anche l'esito di ciò che faceva il minore. Mentre le parole dei suoi colleghi scorrevano una dopo l'altra, Yoongi si distrasse ad osservare una parete mentre meditava su quanto quel giorno fosse iniziato male e su come, probabilmente, si sarebbe concluso anche peggio. Successivamente si voltò per osservare i posti, lasciati ormai vuoti, di Hoseok e Jimin che in seguito al termine degli aggiornamenti sul loro caso, erano stati cordialmente invitati a lasciare la stanza per dar modo ai restanti quattro, di parlare di fattori interni e strettamente riservati al personale. Una volta concluso il tutto, fu Yoongi il primo ad esulare un sospiro prima di alzarsi dalla scomoda sediolina, emulare un saluto con un cenno della testa per poi dirigersi verso la porta e uscire. Jungkook lo seguiva standosene a soli pochi passi più indietro, probabilmente incuriosito e allo stesso tempo voglioso di venire a conoscenza dei pensieri del moro e da cosa esattamente, aveva scaturito in lui un'espressione e un comportamento ancora più schivo del solito. Per non infastidire il maggiore tuttavia, decise che sarebbe stato meglio accantonare le sue curiosità limitandosi a seguirlo, convinto che si sarebbe diretto nel loro studio. Si sbagliava, a dire il vero e se ne accorse quando Yoongi, invece di imboccare il corridoio il cui fine lo avrebbe condotto alla tromba delle scale, svoltò verso l'atrio. Istintivamente il minore dei due accelerò il passo per arrivare a fiancheggiare l'altro e una volta portata a termine quella semplice operazione, con voce cauta e volta a sembrare quasi distratta chiese: – Vuoi un caffè? –

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora