--- CAPITOLO XXV ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O  X X V




Era successo qualcosa all'interno di Yoongi, qualcosa su cui in un certo periodo aveva anche nutrito dei sospetti, tuttavia, soltanto quella sera ne ebbe la piena consapevolezza. Era più accorto, più riflessivo ancora e doppiamente più taciturno e calcolatore. Per diverso tempo aveva immaginato quel momento dipingendolo sempre nitidamente nella sua testa, aveva pensato ad ogni tipo di combinazione di eventi – che questi volgessero a suo favore oppure no – per assicurarsi che non lo cogliessero impreparato il giorno in cui si sarebbero finalmente palesate: quando le carte sarebbero state finalmente scoperte, libere di mostrarsi ai suoi occhi e il giocatore avvolto nella falsa illusione di aver vinto l'ennesima partita, a suo favore Yoongi avrebbe avuto un chiaro disegno di quella che sarebbe stata la mossa preliminare che costituiva la base di ciò che solidamente avrebbe eretto. Gli bastò poco, per l'esattezza, gli bastò aprire la porta e in silenzio farsi da parte per permettere al nuovo – ora diffidente – arrivato di entrare in casa sua a testa bassa e con un angolo delle labbra ferocemente stretto tra i denti dritti e bianchi. E per un bel po' non si scambiarono nessuna occhiata e nemmeno una parola, permettendo in tal modo al vento che si imbatteva contro i vetri della finestra disposta su di una parete di quella stanza, di incarnare l'unico rumore a cui era stato permesso di aleggiare mentre l'hacker con modi sciatti e incuranti si dilettò nella preparazione di due tazze di thè caldo aromatizzato ad un qualche frutto rosso su cui però non si interessò. Quando tutto fu pronto, scoprì come la rabbia si fosse affievolita nel giro di qualche minuto e di come il suo smisurato pragmatismo avesse nuovamente preso il controllo dei pensieri che la sua mente formulava. Si sedette ad una delle sedie intorno al suo tavolo, per esattezza, scelse proprio quella posta di fronte a Mark che ancora immobile dal busto in giù, lasciava solo ai suoi occhi l'opportunità di osservare i dettagli che componevano l'abitazione del moro. Quando il ragazzo assorto sentì il rumore emesso dal fondo della tazza poggiato neanche troppo delicatamente sul tavolo proprio davanti a lui, con le iridi scure offuscate da un alone di colpa spostò la sua attenzione dal quadro raffigurante un paesaggio e una baita entrambi interamente ricoperti di neve che stava osservando, per dirottarla sull'hacker all'apparenza intento a rimuginare su quale sarebbe potuto essere il modo migliore per esprimere ciò che pensava. – Onestamente, ero convinto che nessuno di voi si sarebbe mai più fatto vedere – cominciò, inchiodando gli occhi neri sulla figura del ragazzo – ma a quanto pare mi sbagliavo. – Concluse, dando voce ai suoi pensieri mentre girava verso l'alto il palmo di una mano ancora poggiata alla superficie sottostante con lo scopo d'indicare la persona con cui stava parlando e che era intenzionato a mettere con le spalle al muro in poco tempo. – Per quale motivo sei venuto? – Prese parola dopo aver visto l'esitazione animare il volto spigoloso di Mark fino a spingerlo ad afferrare con mani tremolanti la calda tazza che aveva davanti al fine di raggirare la risposta a quella costatazione con una bevuta. Ma questa volta, pazientemente il moro attese che l'altro ingoiasse il sorso che aveva preso senza mai staccare gli occhi da ciò che verteva dinnanzi a lui e quando perfino quella semplice azione fu portata a termine, inclinò la testa provocatorio per incitare il ragazzo a rispondere.

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora