--- CAPITOLO XLIV ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O X L I V





Si portò su l'estremo di una manica tirandola per un lembo, Hoseok, prima di tornare a concedere attenzioni alla fumante tazza in ceramica piena per metà di cioccolata calda. ― Sai già tutto, cos'altro vuoi sapere ancora?! ― Chiese, montando un tono scettico mentre osservava un ancor più oltraggiato Jimin che, dopo aver a lungo boccheggiato, con un sopracciglio sollevato e uno sguardo che era tutto fuorché rassicurante, rispose a denti stretti: ― Amico, me ne hai parlato per messaggio. ― Sentenziò ma era chiaro ad Hoseok che l'altro fosse in procinto di moderare sé stesso e il suo ardore ― E lo hai fatto anche piuttosto vagamente perché sapevi che Yoongi ti controlla il telefono. ― Hoseok, per tutto il tempo in cui l'amico aveva parlato, si era limitato a sorseggiare fingendosi distratto, ma quando udì quelle ultime parole, con le sopracciglia aggrottate e lo scempio nello sguardo, frettolosamente si decise a chiarire il suo scetticismo. ― Jimin, detto in questo modo è orribile. Sai benissimo per quale motivo mi spia il cellulare! ― Lo corresse.

― Wow, ti affretti a difenderlo, vero? ― Mutò non solo l'espressione col quale osservava il ragazzo seduto di fronte a lui, ma anche il tono della voce con cui gli parlò: se da prima infatti Jimin aveva avuto tutta l'intenzione di spingere al muro Hoseok, adesso in lui risplendeva solo la volontà di farsi beffe dell'altro servendosi del suo tipico senso dell'umorismo. ― Io non gli ho mai dato dello spione, ho semplicemente detto che quando me ne hai parlato, lo hai fatto il modo vago perché sapevi che, per forza di cose, lui sarebbe finito per leggere tutto prima o poi. ― Tentò d'inscenare una delle espressioni più innocue a sua disposizione, prima di osservare di rimando il punzecchiato, Hoseok. ― Certo, certo. In ogni caso, suppongo che la nostra relazione sia iniziata la sera in cui abbiamo avuto il falso appuntamento. Ma... Diciamo che me lo ha confermato a modo suo solo il giorno dopo. ―

― Si può considerare vero, allora?! ― Constatò Jimin, facendo riferimento direttamente all'appuntamento. ― Non direi! ― Si affrettò, in contraddizione alle delucidazioni del primo, a specificare il maggiore. ― Quella sera ero arrabbiato e alla fine lo è stato anche lui. ― Si aprì con tono spento il maggiore, prima di poggiare sul tavolo la tazza da cui aveva preso qualche momento prima, un lungo sorso. ― O almeno credo sia stato così per entrambi, fino a quando non siamo arrivati a casa mia. ― E fu veloce come un lampo che squarcia il cielo, il repentino cambio d'umore e soprattutto d'espressione, di Jimin: da prima sporcato d'immancabile diffidenza, come accadeva ogni volta che Yoongi faceva parte delle loro conversazioni, poi d'incommensurabile, tanto quanto disinibita e disonesta, maliziosità. ― Ah. E cos'è successo a casa tua per arrivare a questo risultato, dopo una partenza così avversa... Spiegami! ― Jimin, ancor più rispetto al maggiore, aveva desiderato d'essere in grado di pronunciare quelle parole senza ridacchiare ma fallì miseramente, pur non essendo comunque da questo, minimamente impensierito. Conservò infatti la solita punzecchiante freschezza di pensiero e di indole in modo piuttosto fiero, non lasciandosi disarmare neanche dall'occhiataccia che l'amico prontamente gli rivolse. ― Nulla di ciò che stai, con tutta probabilità, immaginando! ― Cominciò, gustandosi la visione in cui la pura delusione s'impossessava, istante dopo istante, di ogni parte del viso di Jimin. ― Ci siamo solo baciati. ― Concluse, una volta sazio della disillusione mostrata dal più giovane.

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora