--- CAPITOLO XVII ---

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D E E P  W E B

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D E E P  W E B

C A P I T O L O  X V I I









Uscito dalla sua calda abitazione, Yoongi strinse le spalle avvolte dal massiccio parka di un verde piuttosto scuro e inserì entrambe le mani venose all'interno delle gigantesche tasche dell'indumento, prima di decidersi a mettere in moto le proprie gambe lungo la strada asfaltata con un passo svelto che gli avrebbe garantito non solo il prematuro arrivo all'interno del suo ufficio, ma anche la possibilità di poter parzialmente scaldare il proprio corpo grazie a quell'attività prettamente fisica. Il moro infossò il collo all'interno delle spalle come a volersi riparare maggiormente dalle spesse folate di vento gelido mentre velocemente, lasciava guizzare lo sguardo lungo tutto ciò che preso dalla costante monotonia giornaliera, aveva preso a muoversi intorno a lui da ogni direzione. Quel giorno il sole non era presente, a coprirlo, vi erano solo delle spesse nuvole grigie che come dei pesanti tappeti avevano coperto quasi totalmente il cielo rendendo la mattina di quel giorno tipicamente invernale e cupa. Erano passati un paio di giorni da quando aveva parlato con Namjoon e dopo quella volta, non aveva avuto più notizie riguardanti gli ultimi aggiornamenti del caso, né da parte sua, né da parte di Seokjin. Dal canto suo come ogni giorno, a partire da quando aveva iniziato a lavorare per qualcosa che non fosse necessariamente allineato ai suoi interessi personali, aveva continuato ad indagare sul caso che gli era stato affidato senza sosta e con tutte le energie di cui disponeva. Durante quei giorni si era personalmente accertato che le parole recitategli da Namjoon durante la loro ultima conversazione fossero realmente attendibili e condivisibili e quando, forse con un pizzico di retrogusto amarognolo in gola dovuto alla consapevolezza di aver mal interpretato qualche passaggio, si trovò grosso modo concordante con ciò che gli era stato riferito. Il peso delle numerose ore passate al computer, a setacciare ogni singolo angolo, da quello più in vista fino a quello più remoto, del cellulare di Hoseok fino alle ore più improponibili della notte stavano iniziando a pesare sulle sue spalle come un macigno ma si ritrovò a sospirare con sollievo quando improvvisamente si ricordò di essere arrivato ormai all'ultimo giorno lavorativo di quella settimana. Dopo tutto quel lavoro e dopo tutta quella stanchezza assimilata, si sarebbe finalmente ritrovato a poter dormire tranquillo e a spendere un po' del suo tempo per sé stesso alla fine di quell'ultima lunga giornata. Svoltò un paio di angoli e la struttura presso la quale si stava dirigendo arrivò a piazzarsi davanti ai suoi occhi prima ancora che potesse rendersene conto. Affrettò il passo istintivamente quando arrivò ad una ventina di metri dal palazzo e quando, dopo essere entrato, le porte si chiusero alle sue spalle lasciando che il tepore dell'aria calda di quell'ambiente s'infrangesse contro la sua pelle indolenzita dal freddo, sentì nuovamente il suo sangue confluire liscio all'interno delle sue vene. Dopo pochi attimi spesi a riacquistare nuovamente sensibilità lungo gli arti, Yoongi lasciò che il suo sguardo scivolasse in direzione del piccolo bar posizionato al piano terra dopo essere stato incuriosito dal rumoroso brusio che pareva diramarsi da lì; molti dei dipendenti che per caso aveva incontrato lungo i corridoi o davanti all'ingresso principale durante i giorni in cui aveva lavorato, sembravano essersi ammassati tutti in quella piccola porzione di spazio concentrata davanti alla cassa mentre, talvolta, a voce piuttosto alta, discutevano su ciò che avrebbero ordinato. Con un sospiro l'hacker riprese il suo cammino oltrepassando alcuni corridoi - quel giorno - ugualmente gremiti di persone più del solito prima di arrivare finalmente davanti alla tromba delle scale il cui percorso avrebbe condotto direttamente al suo studio. Fu parzialmente sorpreso quando dall'alto riuscì a notare la figura di Jungkook percorrere gli ultimi gradini mentre questo, scorreva delicatamente le dita sottili di una mano lungo lo scorrimano in ferro. Con passo svelto giunse davanti alla porta dello studio e il moro poté ascoltare, seppure ancora in lontananza, il suono emesso dal campanello rimbombare lungo le mura spoglie e le scale, anch'esse parzialmente vuote. Quando anche lui arrivò a poggiare i piedi sulle lucide piastrelle del piccolo disimpegno che permetteva di affacciarsi al suo studio, in silenzio si limitò a dirottare qualche occhiata verso il ragazzo mentre questo a piccoli passi all'indietro portava la sua schiena fino ad accostarla alla parete situata alle sue spalle per rendere al maggiore più agevole l'operazione di sistemarsi al centro della porta per digitare il codice pin che l'avrebbe aperta. Quando il tipico scatto riecheggiò nell'ambiente segnalando ai due ragazzi la possibilità di poter finalmente accedere all'interno della stanza, Yoongi poggiò la mano – le cui dita quel giorno erano fasciate da pesanti e spessi anelli d'acciaio – sulla maniglia della porta scatenando un tintinnio prima di aprirla ufficialmente per entrare all'interno dell'ambiente ormai a lui tremendamente famigliare nella sua tranquillità, seguito a ruota dal giovane che nel frattempo aveva acceso tutte le luci prima di avvicinarsi con aria imperturbabile alla sua scrivania.

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora