--- CAPITOLO LXV ---

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Dopo la colazione e le contemporanee confessioni, i due si erano da prima recati all'interno dello studio, poi Yoongi ― richiamato all'attenzione presso una delle sale dell'edificio da Seokjin per discutere in merito agli ultimi fatti emersi durante la visita degli interni ― durante il percorso, finì per incontrare colui che davanti a chiunque altro, gli aveva permesso di provare il brivido dell'arresto una seconda volta. In un primo momento lo ignorò, cercando di passare accanto alla sua figura pensierosa quasi come se non fosse stato in grado di notarlo ma poi, dopo qualche attimo, fu proprio l'uomo ad agguantargli una spalla con una mano ossuta col probabile fine di arrestare i suoi passi. ― Penso che entrambi dovremmo dire delle cose all'altro! ― Parlò pacato il capo del secondo team, prima ancora che Yoongi avesse il tempo di voltarsi per fissarlo di rimando. ― Io ti devo delle spiegazioni e delle scuse e, presumo, che tu voglia invece farmi qualche domanda... ― E il vistosamente più vecchio uomo a detta di Yoongi, aveva decisamente ragione in merito ai propositi che supponeva, girassero nella mente del ragazzo che dopo aver udito quell'ultima parte, finalmente si girò completamente per ritrovarsi di fronte all'altro. ― Hai ragione, ho qualcosa da dirti. ― Cominciò roco e pacato l'hacker, cercando di trattenere per il momento il sorrisetto vittorioso che sperava, non gli sarebbe venuto fuori col rischio d'apparire impertinente, una volta dopo aver detto ciò che pensava. ― Sono andato di nuovo a fare visita agli hackers con cui mi accompagnavo in passato. E lo sa chi ho trovato proprio lì?! ― E sollevò un sopracciglio proprio quando l'interlocutore arricciò le sue. ― Taemin, il suo caro e fidatissimo sottoposto. Forse pensa di sapere più di quanto non sappia in realtà. ― Fece per andarsene dopo aver confessato ciò che aveva visto ma la risata dell'interlocutore giunse alle sue orecchie prima che riuscisse, effettivamente, a compiere qualche passo. ― Devi essere ancora molto arrabbiato con me e sai una cosa? È giusto che tu lo sia. ― Si avvicinò al ragazzo, poi continuò con tono gentile. ― Ho capito che Taemin è invischiato in qualcosa di riprovevole quando eri ancora sotto custodia da parte degli interni. ― A quel punto Yoongi, vistosamente innervosito, si morse un angolo delle labbra prima di sbottare. ― E suppongo tu non ne abbia fatto ancora parola con nessuno! Forse vuoi la soddisfazione d'incastrarlo per primo? ― Bonariamente, l'uomo sorrise ancora, divertito non solo dal temperamento dell'hacker ma anche verso le idee che quest'ultimo si era fatto. ― Una è giusta, l'altra è sbagliata. ― Chiarì, puntellando leggermente il piede destro sul pavimento. ― Ho detto agli interni i miei dubbi in merito a chiunque perché sono in grado di essere oggettivo. Pazienta e stai tranquillo, avrai modo di non vederlo per tanto tempo. ― E il tono calmo, rassicurante e per certi versi addirittura dolce, con cui parlò, quasi non riuscì ad avere su Yoongi l'effetto desiderato dal più vecchio. ― Per quanto riguarda la soddisfazione d'incastrarlo invece, su quello hai ragione, la voglio davvero per me. Ha ingannato e usato me più di chiunque altro, non trovi?! ― Chiese retorico all'hacker che stavolta almeno, lo ascoltava con più attenzione e soprattutto volontà di concedergli almeno il beneficio del dubbio. ― Ma ti devo anche delle scuse e non perché ti ho fatto arrestare, piuttosto per quello che ancora prima mi ha portato a vederti con diffidenza. ― Durante la prima parte di quella frase, l'hacker stava quasi per interromperlo ma quando ne colse invece la seconda parte, visibilmente incuriosito osservò l'uomo ripiegando un sopracciglio per stimolarlo ad andare oltre. ― Nutrivo seri dubbi su di te e anche su Seokjin ma ora so che l'incertezza che nutrivo verso di te, prima ancora di essere alimentata dagli ultimi avvenimenti, proveniva da un profondo e radicato pregiudizio che ora mi porta un po' d'imbarazzo. Sono sempre stato convinto di essere una persona piuttosto aperta e ragionevole, quello più di tutto, ma a quanto pare, non sono riuscito a vedere l'affabilità dietro le tue azioni perché accecato dai miei ingiusti preconcetti riguardanti la natura della tua indole e del tuo lavoro. ― Specificò, rendendo finalmente chiaro all'hacker ciò che volesse dire e dove volesse arrivare. ― Sono soggette a questo le mie scuse e ti garantisco che sono sentite. ―

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Where stories live. Discover now