Parte 0 Dove li avevamo lasciati ...

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Parte I La famiglia O'Connor (Dove li avevamo lasciati)

Era uno splendido post meriggio di giugno, la bellissima e selvaggia cornice marina del Donegal attendeva gli sposi. La spiaggia era leggermente ventilata e romanticamente addobbata: torce profumate, petali di rosa bianchi e rosso scuro posati sulla passatoia nivea ed un archetto di candidi gigli dove scambiarsi le promesse.
Il sole volgeva al tramonto tingendo di rosa e arancio l'orizzonte, gli ospiti in trepidante attesa si girarono all'istante colpiti dalla surreale visione che avanzava lentamente in lontananza...
La voce di Enya diffusa da potenti altoparlanti intonava "On your shore" mentre un superbo cavaliere moro giungeva in sella ad un fiero frisone nero come il carbone, con estrema eleganza scese da cavallo e si appostò all'altare, era Sam emozionato e signorile nel suo tight grigio fumo lucido.
Dopo poco la musica cambiò in "Angel" e si vide apparire uno splendido lipizzano latteo cavalcato all'amazzone dall'angelica Belle in abito bianco soffice e liscio. Una coroncina di roselline bianche era posata sul capo dalla chioma fluente e dorata che emanava bagliori ramati.
Procedeva lentamente per salvaguardare il suo stato, preceduta da uno stuolo di damigelle immacolate che sparpagliavano petali odorosi.
Lo stupore di Sam nel vedere la sua amata accompagnata dalla musica celestiale di Enya si tradusse in lacrime di gioia, un sogno si stava avverando ancor più coinvolgente dell'immaginario.
Brian O'Connor si avvicinò prontamente al candido cavallo e aiutò la raggiante sposa a discenderne, conducendola all'altare.
I parenti e gli amici in religioso silenzio trattenevano il fiato per l'emozione.
L'officiante diede inizio alla cerimonia riservando parole semplici ed affettuose ai due giovani sposi.
La parte più commovente fu lo scambio delle promesse dove Sam e Belle si giurarono amore eterno al di là delle spoglie terrestri e recitarono infine insieme l'antica preghiera sciamanica.

"Che io possa divenire terra
Che io possa divenire cielo
Che io possa divenire mare
Che io possa crescere
allargando e allungando
il mio corpo fino a disperdermi
nel vuoto dell'infinito..."

Dopodiché mischiarono sabbia bianca e bruna da due differenti recipienti, come simbolo dell'unione tra le due famiglie e delle due etnie, ricevendo l'applauso partecipe degli ospiti.
Nonna Miezi volle prendere la parola per citare un brano di Krishnamurti in rispetto di tutti i credi e come augurio particolare alla coppia.

"Si deve essere luce a se stessi,
tale luce è la legge.
Non ne esiste altra.
Ogni altra legge è costruita dal pensiero
e come tale frammentaria e contraddittoria.
Essere luce a se stessi non vuol dire
seguire la luce altrui per quanto
ragionevole, logica, storica e peraltro
convincente essa sia.
Non c'è "un come", nessun sistema, nessuna pratica.
C'è solo il vedere che è fare.
Dovete vedere non con gli occhi altrui.
Questa luce, questa legge non è né vostra
né di qualcun altro.
C'è luce soltanto.
Questo è Amore."

Gli sposi ringraziarono commossi e salirono entrambi sul mansueto lipizzano bianco per una tranquilla cavalcata in riva al mare, come era stato nei pensieri di Sam a Gwedore.
Si allontanarono un poco per poter meglio godere quell'irripetibile momento e scambiarsi un bacio appassionato, lontano da occhi indiscreti.
-"È tutto come lo avevo sognato... per filo e per segno... tu e mia nonna avete organizzato l'evento in maniera eccellente! A proposito, pensavo... se tu sei d'accordo naturalmente... La nostra primogenita si chiamerà Yeelen (La Luce) e sarà la luce dei nostri giorni!"
-"Bellissimo! Ma come fai ad essere sicuro che sarà femmina?"
-"Ho visto anche questo nei miei sogni... i sogni son desideri... e per ora si sono realizzati tutti!"
Ritornarono verso gli ospiti che li reclamavano a gran voce, volsero un ultimo sguardo alle onde spumose che frangevano le rocce e al sole che languiva all'orizzonte, quasi a voler affidare alla natura il loro destino, fiduciosi nel domani.
Dall'alto di un'imprecisata montagna uno Sciamano sorrideva benevolo e soddisfatto, reggendo le vecchie braccia stanche sullo scettro-bastone, intonò un'antica cantilena per ringraziare le forze benigne dell'universo e unirsi alla gioia del suo discendente.

Un Angelo In TanzaniaWhere stories live. Discover now