Parte 45 Ad un passo da...

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Parte 45 Ad un passo da...

Il prossimo obbiettivo era raggiungere il lago Malawi, quasi un mare per quanto era esteso, con vere e proprie scogliere e spiaggette sabbiose. Avevano deciso di tagliare attraverso il piccolo stato del Malawi per accorciare le distanze e per disorientare gli inseguitori.
Si accodarono ad una carovana di indigeni mimetizzandosi il più possibile indossando  le classiche vesti colorate. I nomadi erano in viaggio per raggiungere con in loro bovidi gli altopiani del Malawi, in cerca di frescura per loro e per gli animali. Possedevano qualche carro e tende per improvvisati accampamenti.
Nel primo tratto traversarono le solite savane interrotte da baobab e acacie ad ombrello poi tratti paludosi molto estesi tappezzati da ninfee e papiri in prossimità dei fiumi.
Qwara e Connor si rendevano utili alla piccola comunità traendone in cambio ospitalità e copertura.
- Pensi che Kumani si sia arresa? Che abbia smesso di cercarci? - Chiese Connor cercando conferme.
- Ne dubito, anche se siamo ormai ad un passo dalla Tanzania non possiamo assolutamente rilassarci! Quella donna deve avere infinite risorse! - Rispose Qwara per niente tranquillizzante.
Incontrarono un'altra foresta tropicale dove la fitta vegetazione con alberi di mopane e mimbo oscurava anche l'implacabile sole africano e poi finalmente i pascoli alpini con cipressi e pini ed estese praterie nella parte montana più fertile. La carovana trovò qui la sua sistemazione definitiva. Erano giunti all'altopiano di Nyika: sconfinato, composto da un alternarsi di dossi e collinette fino a perdersi all'orizzonte, una tavolozza di colori per la varietà di vegetazione e di terreni.L'aria si faceva più fresca e tersa man mano che procedevano.
Il buio calò molto presto, la notte avvertirono quasi freddo e si addormentarono vicino alle braci del falò.
All'alba erano pronti per proseguire il loro cammino solitario. Alcune nuvole sparse ritardarono la comparsa del sole, camminarono per ore in alternati saliscendi incontrando di tanto in tanto timidi animali selvatici.
Qwara si arrampicava tra sassi e macigni come se li conoscesse già, trovando sempre il passaggio migliore che rendeva l'ascesa più facile. Connor la seguiva di buon grado memore delle sue escursioni in Irlanda.
L'altopiano apparve ai loro occhi in tutta la sua vastità dalla sommità delle varie alture.  Un rumore anomalo come un ronzio disturbò all'improvviso la quiete in cui erano immersi.
- Stai giù! Nascondiamoci dietro a quei cespugli! - Gridò Qwara allarmata.
Un grosso uccello metallico sorvolò le loro teste descrivendo ampi cerchi su se stesso.
- È un drone... Non posso crederci! - Constatò Connor sgomento.
- Non penso sia opera di tua sorella... Lei forse ti starà cercando sull'isola... Ma come diavolo avrà fatto Kumani a rintracciarci?
- Forse sta solo cercando a caso, immagino che abbia contatti un po' ovunque...
- Bene! Vediamo di liberarci di questo coso! Pensare che sull'isola ogni forma di tecnologia era proibita...
Se Qwara non si ricordava male i droni erano attirati dalle sagome in movimento...  Bisognava trovare il modo d'ingannarlo! Si ricordò di una bizzarra tribù locale i Ngoni Warriers che si dipingevano il corpo con strisce bianche e portavano un copricapo di piume. Era pronta a mascherarsi: si denudò e tracciò con calce bianca, linee verticali e orizzontali sul dorso e il torace, infine si ricoprì interamente il viso, improvvisò una sorta di corona con frasche scure, poi si lanciò all'aperto per farsi inseguire.
Connor rimase nascosto in trepidante attesa.
Qwara prese a correre a zig zag mentre l'occhio della telecamera e il rilevatore di temperatura spingevano il drone a seguirla, s'inoltrò nel fitto bosco sottostante saltando e arrampicandosi di volta in volta su alcuni alberi. Il grosso volatile meccanico non le dava tregua, ma l'occhio umano esercitato della cacciatrice riuscì ad individuare per primo ciò che faceva al caso suo. Con una considerevole rincorsa si arrampicò sulla cima di un sempreverde, afferrò una liana e si lanciò oltre un alto ammasso di rocce. Il drone spiazzato non riuscì a virare quel tanto da evitare l'impatto con i costoni schiantandosi tra lingue di fuoco e fumo.
Per il momento erano salvi ed ancora ignoti ma bisognava raddoppiare l'attenzione!
- Fantastico ce l'hai fatta! - Esultò Connor quando vide ricomparire la giovane.
- Spero di si! Se anche il satellite rimandasse le immagini non penso sia possibile riconoscermi...  Kumani conosce il mio dono, non potevo trasformarmi e poi esistono determinate condizioni per poterlo fare... Ora dobbiamo allontanarci da qui il più velocemente possibile!
Camminarono per ore, dalla sommità dell'ennesimo colle individuarono una spianata protetta da arbusti adiacente un rigagnolo. Decisero di accamparsi li per la notte. Qwara lavò via la calce e si rivestì infreddolita.
La nebbia li avvolse, non si arrischiarono ad accendere il fuoco cibandosi di bacche e frutti ma il freddo li tormentava così tanto da farli addormentare allacciati e coperti con tutto ciò che avevano a disposizione. Al mattino la nebbia si era trasformata in brina ricoprendo di bianco tutto ciò che li circondava. In pochi minuti ai primi raggi di sole questa si dissolse in vapore acqueo lasciando spazio al sereno. Li attendeva ora un lungo cammino in discesa mentre le macchie arbustive diventavano sempre più folte fino a trasformarsi in veri e propri boschi.
Penetrarono una rigogliosa foresta dove orchidee selvatiche dai colori sgargianti facevano da regine incontrastate tra macchie di sempreverde e palmizi mentre scendevano bruscamente di quota.
La stanchezza cominciava a farsi sentire per il terreno dissestato e il lavoro di braccia per farsi largo tra le piante. L'umidità toglieva il fiato, Connor si detergeva spesso con una pezza bagnata rischiando ogni volta di perdere la sua guida inghiottita dalla vegetazione. La luce filtrava quasi nebbiosa priva di zone d'ombra, si riposarono in uno slargo lungo il sentiero, giusto il tempo per riprendere le forze.
- Presto arriveremo alle coltivazioni e a piccoli centri abitati, dobbiamo diventare pressoché invisibili... Ci ciberemo rubacchiando qualcosa qua e là nei campi!
- Non mi piace l'idea ma capisco la necessità di passare inosservati... -  Rispose Connor rassegnato.
- Io invece mi chiedo quale sarà la prossima sorpresa che Kumani ci riserverà... Arrivati al confine con la Tanzania tenterà il tutto per tutto!
- Già.... Immagino che avrà mandato qualcuno ad attenderci... Tu non conosci percorsi alternativi? Mia sorella mi aveva parlato di una città sotterranea costruita in caso di attacchi nucleari, un'imitazione delle antiche necropoli con una fitta rete di gallerie collegate tra loro che sbucherebbe a Dodoma, fuori dalla bolla ma abbastanza vicino...
- Interessante! Ci vorrebbe una mappa o qualche strumentazione...
- Lasciami pensare... Qualcosa mi verrà in mente.... -  Considerò Connor mettendo in azione la sua materia grigia.
Man mano che scendevano la boscaglia si faceva più rada fino ad incontrare le prime coltivazioni a terrazzamento.
Si servirono di qualche pannocchia di mais, arachidi e banane evitando le prime povere capanne di paglia e fango dove razzolavano sparuti animali domestici. Per loro fortuna i Malawiani erano molto discreti tanto che non incontrarono pressoché anima viva.
Giunsero ad alcune piantagioni di caffè dove i frutti venivano lavati ed essiccati rudimentalmente, lasciando in Connor l'ardente desiderio di una corroborante tazza di liquido nero. Il freddo patito nelle notti precedenti era ormai solo un ricordo ma il desiderio di qualcosa di caldo e dolce persisteva.
Nei pressi di Livingstonia un torrente con alcune cascatelle fu occasione per rinfrescarsi e accamparsi per la notte.
Qwara era sempre più bella agli occhi di Connor che non si stancava di ammirarne la grazia e l'agilità che gli ricordavano un'elegante gazzella ma anche la potenza di una pantera. Forse avrebbero avuto un pò di tempo tutto per loro...
- Vuoi parlarmi del tuo dono Qwara, se puoi naturalmente? - Chiese Connor che teneva la ragazza tra le braccia poggiandole piccoli baci sulle spalle.
- Non c'è molto da dire... L'ho ereditato: così era per mia madre e la madre di mia madre... Man mano che diventerò adulta trasformarmi diventerà sempre più pericoloso per me... Potrei non ritornare più indietro... Mia madre è sparita quando avevo cinque anni! È per questo che ho voluto scappare dall'isola, lì ero obbligata ad usare il potere... - Rispose Qwara con un fondo di amarezza nella voce.
- Mi auguro che tu non lo debba mai più usare... - Sussurrò dolcemente Connor.

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