L'isola misteriosa

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Connor si abituò presto alla spartana vita del campo, era abituato nel suo peregrinare ai pochi agi, la sua curiosità l'aveva spesso spinto verso situazioni estreme.

Conobbe e studiò la tribù degli Hadzabe e quelle Masai, il suo spirito indomito lo guidava però verso nuovi orizzonti.

Si narrava di una tribù di sole donne, amazzoni africane che vivevano indisturbate e fieramente selvagge in un isolotto sperduto.

Si trattava di un retaggio delle mitiche amazzoni del Dahomey che avevano formato un esercito reale tra il XVIII e XIX secolo, dopo la conquista della Francia si dispersero ma alcune si rifugiarono attraverso l'Atlantico in un isola del sud Africa deserta e alquanto inospitale. Si raccontava che applicassero le antiche tradizioni di origine greca che riconoscevano due regine, una della pace e una della guerra e che si spostassero una volta all'anno per accoppiarsi tenendo nel loro habitat solo la prole di sesso femminile, restituendo ai padri i figli maschi.

Erano alte e forti e allenate tutto l'anno alla lotta e alla caccia. Addomesticavano persino felini che usavano come animali da compagnia e da guardia.

Le anziane si occupavano delle faccende domestiche e delle infanti, le altre cacciavano e difendevano il territorio.

Non era facile per un uomo introdursi nel loro mondo, le amazzoni potevano essere molto spietate abituate nei secoli precedenti a svolgere anche la funzione di boia.

Nel tranquillo villaggio tanzanese viveva una ex amazzone congedatasi parecchi anni prima per amore.

Non era stata ripudiata ma aveva semplicemente deciso di non fare più ritorno. Safara aveva scelto la famiglia e la discendenza e soprattutto la presenza del suo uomo accanto a sè.

Safara conosceva gli usi e i costumi delle donne e avvertì Connor della pericolosità dell'impresa : non era facile introdursi indenni nel loro territorio.

Solo a pochi valorosi veniva risparmiata la vita, perché degni di accoppiarsi con una delle due regine.

Questa tribù di sole donne era vista quasi come una leggenda, per Connor era una stuzzicante verità da rivelare al mondo occidentale e il fulcro per la sua tesi di laurea.

Yeelen provò a dissuaderlo o ad offrirsi di scortarlo, secondo Safara era meglio che si avventurasse da solo con intenzioni pacifiche.

Greg pose la condizione che se non fosse rientrato entro una quarantina di giorni avrebbero proceduto con le ricerche.

Connor partì in una serena giornata di aprile accompagnato fino alla costa da Yeelen e Safara che lo istruì sulla rotta e l'ambiente che avrebbe trovato una volta sbarcato sull'isola.

-" Mi raccomando fratellino abbi cura di te ... e ritorna ! Ricorda la promessa di condurre Amina a Londra ..."

-" Sorellona certo che ritornerò .... sono uno studioso avventuroso non un avventuriere ... Nemmeno la più bella regina del mondo potrebbe trattenermi ! Parola di O'Connor !"

Queste parole non rasserenarono più di quel tanto Yeelen che provava una forte apprensione avvallata dal suo sogno recente e dall'impossibilità d'interagire direttamente con il pericolo.

Il mare era abbastanza calmo quella mattina, Connor seguiva la sua sofisticata bussola veleggiando verso l'ignoto.

Il piccolo e maneggevole dhow, una deriva di pochi metri, rispondeva docilmente ai suoi comandi, naturalmente il giovane aveva imparato a Portsmouth le basi della navigazione e non era alla sua prima traversata. Questo era uno dei vantaggi di essere figlio di un ingegnere navale ...

In quel periodo e in quel tratto d'oceano il tempo cambiava repentinamente, le correnti calde e umide africane si scontravano con quelle gelide di origine antartiche dando luogo ad acque tempestose e cieli plumbei.

Il mare cominciò ad incresparsi e nuvole nere minacciose ad addensarsi , Connor ammainò la vela e controllò la bussola che indicava ancora la giusta posizione.

Lampi blu, violacei e giallastri squarciavano il cielo nero come la notte e le onde s'ingigantivano fino a sovrastare la deriva e a farla apparire come la minuscola metà di un guscio di noce squassato dall'immensità dell'oceano.

S'intravvedeva già la costa, le rocce vulcaniche e la rada vegetazione ma il dhow girava su se stesso continuando ad imbarcare acqua, Connor era fradicio fino alle ossa ed avvertiva un freddo paralizzante sotto la sferza del vento.

Il timore di una fine imminente s'insinuò nelle sue viscere, si sentiva totalmente impotente ed impreparato mentre si aggrappava con forza al timone.

Un fulmine bianco e potente spezzò di netto l'albero , Connor alzò lo sguardo appena in tempo per rendersi conto che gli stava crollando addosso, si spostò freneticamente ma non abbastanza in fretta per evitare di essere colpito di striscio alla tempia.

Si accasciò esanime mentre le povere assi del dhow venivano sospinte violentemente a riva dalla forza delle onde impietose.

Era ancora in stato d'incoscienza quando una figura dal passo felino si avvicinò sospettosa al giovane corpo, apparentemente senza vita ,che giaceva bocconi sulla sabbia bagnata e cosparsa di rottami.

Un Angelo In TanzaniaWhere stories live. Discover now