Parte 3 Lasciare il nido...

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Come tutti i piccoli amorevolmente nutriti e curati dai genitori venne anche per Yeelen il momento di lasciare il nido e spiccare il volo.
Non si trattava ovviamente  di un fragile passerotto, bensì di una fiera aquila pronta a librarsi in alto e a difendere la specie.
Il suo volo partiva da London Heathrow, dopo circa sei ore avrebbe raggiunto Addis Abeba dove avrebbe fatto scalo per Arusha, in totale una decina di ore, più il viaggio in autobus per raggiungere il primo villaggio.
Partì insieme ad altri in veste del tutto anonima per non destare sospetti alla dogana. Il materiale difensivo sarebbe stato spedito insieme ai medicinali con un volo della Croce Rossa.
Portò con se solo un sofisticato strumento di comunicazione, un iPad di nuova generazione che annoverava utili applicazioni tra cui un rilevatore d'acqua, un sensore per le mine, raggi infrarossi e altre cose utili in aree di guerriglia. Aggiunse un piccolo dispositivo medico in grado di effettuare un monitoraggio delle funzioni vitali come temperatura, pressione, ECG e ossimetria, appoggiandolo semplicemente alla fronte del paziente e un caricabatterie al bisogno manuale per caricare in venti o trenta secondi i dispositivi.
In un'epoca in cui si progettavano e cominciavano a realizzare mezzi di trasporto guidati con il pensiero, questo era solo il minimo reperibile.
In tarda mattinata sbarcarono ad Arusha e affrontarono un disordinato ma meticoloso controllo doganale.
Un autobus sgangherato attendeva i viaggiatori per Ngorongoro, il corpo medico si distribuì mescolandosi ai nativi dall'abbigliamento sgargiante e il bagaglio più improbabile.
Yeelen si ritrovò seduta accanto ad un dignitoso uomo d'affari con tanto di ventiquattrore, che reggeva con l'altra mano un sacchetto contenente una gallina viva.
La testina sporgeva umoristicamente dall'involucro inconsapevole del suo destino. Probabilmente si trattava di un gradevole omaggio per qualche cliente, Yeelen non si stupì già avvezza alle stravaganti contraddizioni africane.
La gente vestiva in parte all'Europea, alcune ragazze in jeans e t-shirt scollate, altri con i più tradizionali capi colorati: le donne con le sottane lunghe e gli ingombranti copricapo e gli uomini con una sorta di tunica.
L'autobus si fermava nei villaggi dove veniva letteralmente preso d'assalto da nugoli di ragazzini che cercavano di vendere le loro mercanzie.
Fecero qualche sosta dove i passeggeri venivano richiamati alla partenza dall'impaziente strombazzare dell'autista.
Attraversarono chilometri di distese rossastre quasi del tutto prive di vegetazione, alzando nubi di polvere al loro passaggio e tratti di savana dove poterono scorgere elefanti e zebre in lontananza.
L'autobus li portò fino al lago Eyasi, da lì una jeep dell'organizzazione li avrebbe portati a destinazione nel piccolo villaggio masai all'interno della riserva.
I nuovi arrivi erano quattro: Yeelen, Peter un chirurgo danese alquanto stimato, Yasmine un'infermiera francese molto preparata e Alan un giovane ortopedico canadese indispensabile al team.
La jeep si addentrò lungo un sentiero abbondantemente dissestato e pieno di buche, i sobbalzi erano così violenti da ricordare un adrenalinico giro sulle montagne russe, arrancando in salita e facendo gemere i freni nelle vorticose discese.
Erano tutti reduci dall'addestramento militare quindi non batterono ciglio, prendendo anzi con ironia gli inconvenienti del viaggio.
Yeelen nel suo angolino in disparte osservava il gruppo cercando di  valutarlo: Peter dai lineamenti nordici un pò spigolosi, appariva freddo e riservato, possedeva certamente mano ferma e nervi d'acciaio.
Yasmine bionda e all'apparenza esile, era un pò civettuola per i suoi gusti, ma se era arrivata fin lì doveva avere sicuramente tutte le carte in regola e poi un poco di leggerezza avrebbe alleviato le sofferenze dei malati...
Alan era il classico ragazzone americanizzato, atletico e imponente, un simpaticone dalla chioma rossastra e la pelle lentigginosa.
Una volta raggiunto il parco nazionale di Ngorongoro la guida si fermò al bordo del cratere vulcanico, una meraviglia della natura con i suoi seicento metri e più di strapiombo. Al fondo del cratere vivevano le più svariate specie di animali selvatici:  leoni, gazzelle, zebre, rinoceronti, leopardi, ghepardi, antilopi, gnu e molte varietà di uccelli che stupirono letteralmente i novellini al loro primo viaggio in Africa.
Un primitivo villaggio fatto di rozze capanne di paglia e fango attendeva ora i quattro volontari che esausti avrebbero conosciuto una nuova  realtà.

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