--- CAPITOLO XXXVI ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O X X X V I





Seokjin era in piedi davanti alla scrivania di un uomo sulla cinquantina che l'hacker ― stanziato un paio di passi più indietro assieme al giovane collega ― giurava di non aver mai incrociato prima di quel momento nei corridoi o in qualsiasi altro luogo da quando aveva iniziato a lavorare ma era anche vero che la stragrande maggior parte del tempo che componeva il suo turno, Yoongi lo passava all'interno del suo tugurio lontano dagli occhi di tutti. Consapevole del fatto che l'uomo, con tutta probabilità, stesse pensando la stessa cosa quando tra una parola e l'altra riusciva a far scorrere distrattamente lo sguardo serioso su di lui o su Jungkook, diede numerose occhiate all'ambiente come a volerne scrutare giudiziosamente la funzionalità e non poté fare a meno di sentirsi leggermente invidioso seppur con estremo rammarico. Lo studio possedeva dimensioni gigantesche, se paragonate a quelle che vantava il suo, ma era anche da constatare il fatto che quello fosse adibito per contenere molte più di due persone. Tutt'intorno al centro della stanza, erano disposte scrivanie di media lunghezza sulle quali vi erano poggiati gadget talvolta ammassati l'uno sull'altro che Yoongi però non riusciva a riconoscere data la posizione da cui li stava osservando. ― Seguitemi, allora. ― Disse alla fine del discorso avuto con Seokjin, l'uomo prima seduto ed ora in piedi. Si avvicinarono assieme ad alcune postazioni di lavoro poste lungo l'estremo di una parete laterale e una volta superato il diverticolo creato da alcuni spessi cavi e divisori che avevano probabilmente lo scopo di celare e fare da schermo alle attività che dietro di esso venivano svolte, trovarono una cerchia ristretta composta da quattro persone intente a battere ripetutamente le dita sulle tastiere. Quando essi, incuriositi dal rumore che li circondava o dagli occhi che sentivano fissi su di loro, spostarono lo sguardo dai monitor per farlo passare sulle figure ferme ora accanto ad uno di loro. Dopo aver visto Seokjin, tutti e quattro si sollevarono d'impeto dalla sedia per rivolgergli un semi inchino intriso di rispetto che tuttavia, Yoongi osservò con circospezione oltre che con leggera derisione: d'un solo colpo gli sembrarono soldatini che dopo aver visto il proprio superiore, si prodigavano a fissare il terreno per non essere rimproverati. L'hacker fissò Seokjin e questa volta, l'uomo gli apparve sotto una differente luce. Non sembrava più la persona a cui aveva una volta sottratto l'auto e lasciato al bordo di una strada come un randagio mentre questo era intento a rivolgergli improperi che in ogni caso non aveva ugualmente sentito e neppure l'uomo buffo che era solito incarnare con una certa frequenza, almeno davanti ai suoi occhi. Yoongi era molto diverso rispetto alle persone che solitamente lavoravano con quello che era anche il suo di capo, e in quel momento più che in altri, gli capitò di chiedersi se non fosse lui quello che aveva un comportamento sbagliato: forse si assumeva il diritto di essere giudizioso anche quando non era nella posizione di poterlo fare. La linea dei suoi pensieri venne bruscamente tagliata quando le parole di uno dei quattro ragazzi, si rivolsero completamente a lui.

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora