--- CAPITOLO XXI ---

Comincia dall'inizio
                                    

Dopo aver parcheggiato e spento il motore, uscì dalla macchina e mentre si assicurava di chiudere bene la vettura, nuova e lustrata, distrattamente lanciava sguardi oltre le piccole finestre alla ricerca di Hoseok, una ricerca che però, forse a causa degli spiccioli secondi investiti, non portò alcun tipo di beneficio. Provò a forzare un'apertura della portiera della macchina solo per assicurarsi che questa fosse effettivamente chiusa e dopo aver ottenuto la conferma che attendeva e desiderava, velocemente si lasciò il veicolo alle spalle prima di avvicinarsi al marciapiede sul quale affacciava direttamente l'ingresso del confidenziale negozio. Quando entrò al suo interno, l'aria calda di quell'ambiente si scontrò contro la sua pelle donandole un'improvvisa tanto quanto inattesa sensazione di tranquillità, ogni suo muscolo istantaneamente si rilassò mentre lo sguardo, ora divenuto più attento e preciso, schizzava prima lungo le pareti vagamente familiari, poi lungo i visi delle persone sedute intorno ai piccoli tavoli al centro del negozio. Intravide Hoseok dopo poco, quest'ultimo se ne stava seduto su una delle due sedie poste davanti ad un tavolo la cui superficie era ancora vuota mentre era intento a fissare ciò che prendeva vita fuori dalla finestra, sulla strada, con un'espressione lontana e in mezzo a tante altre sfumature, addirittura malinconica. Il mento del giovane era poggiato leggero sul dorso della mano stranamente troppo sottile e all'apparenza delicata per appartenere ad un uomo ma nonostante fosse ben consapevole della malsana stranezza e inutilità di quel pensiero, non riuscì a spostare il suo sguardo da quella parte del corpo di Hoseok, neanche quando i passi che stava compiendo lo stavano portando incredibilmente vicino a lui. Scostò la sedia più indietro per allontanarla dal tavolo e per guadagnare lo spazio che gli era necessario per sedersi mentre il rosa, disturbato dall'improvviso rumore giunto alle sue orecchie quando era intento a meditare su chissà cosa, si limitava a fissare il tutto attraverso gli occhi grandi adornati e allo stesso tempo contornati, da lunghe ciglia scure. Il più giovane aveva avuto solo un'occasione per osservare meglio il ragazzo che ora sedeva tranquillo, con un'aria imperturbabile e un espressione incredibilmente difficile da leggere, dritto davanti a lui. Aprì leggermente la bocca speranzoso di poter dire qualcosa di intelligente ma finì con il bisogno di ingoiare a forza qualsiasi parola non appena gli occhi severi dell'altro si inchiodarono direttamente nei suoi. Hoseok era stato più volte fortemente incuriosito dalla figura dell'hacker, Seokjin gliene aveva parlato fino al punto da renderlo addirittura impaziente – che già di per sé, non costituiva un risultato complesso da ottenere – ma allo stesso tempo era anche consapevole del fatto che ciò che realmente lo aveva spinto all'inizio verso quella persona, era fondato sull'erronea consapevolezza di essere stato visto da lui in un momento che ogni giorno bramava di rimuovere dalla sua mente. Il disagio, misto alla vergogna falsamente mascherata con l'impertinenza, tuttavia, non erano riuscite a spingerlo a non focalizzare la sua attenzione sul come il suddetto hacker, gli era apparso la prima volta che lo aveva visto. Così come aveva fatto quel giorno, anche in quel momento non riusciva a sorvolare sul fatto che il moro apparisse incredibilmente troppo diverso rispetto a come se lo era immaginato all'inizio di tutto. Più volte dopo quel giorno, aveva riflettuto superficialmente e spontaneamente su quanto il concetto che le persone avessero disegnato nella mente su quel tipo di figura professionale, fosse altamente distorto, stereotipato e lontano dalla realtà; con certezza almeno, lo era nel suo caso. Yoongi d'altra parte aveva passato quei secondi in procinto di osservare e analizzare l'altro come se fosse un nodo da dover districare mentre quest'ultimo, intimidito solo fino ad un certo punto dallo sguardo austero dell'hacker, perpetuo e insolitamente ostinato, aveva continuato a focalizzarsi prima sul viso dall'espressione insondabile e impossibile da decomporre, poi negli occhi del moro, profondi al punto da sembrare volenterosi di scavare dentro di lui per lasciarlo, solo dopo averlo interamente svuotato.







Il moro aveva ordinato, dopo qualche minuto speso ad intrattenere una goffa conversazione col minore, il caffè con doppio strato di panna aromatizzata alla vaniglia che desiderava mentre Hoseok, pensieroso come ormai l'hacker pensava fosse spesso, optò per una semplice tazza di cioccolata calda. – Ti sarai chiesto perché ti ho fatto venire qui all'improvviso. – Iniziò tagliando corto il maggiore mentre distrattamente osservava il ragazzo dall'altra parte del tavolo cercando allo stesso tempo di ordinare i pensieri secondo un filo chiaro per meglio esprimere cosa volesse ottenere dopo quell'incontro. – Ho un paio di domande da farti e ovviamente sono tutte inerenti al tuo caso. – Hoseok, dopo aver lasciato che il sorso di quella calda bevanda scendesse liscia lungo la sua gola, si limitò soltanto ad annuire all'altro in dimostrazione del fatto di essere pronto a collaborare e in cuor suo sperava di riuscirci anche nel migliore dei modi. – Da parte di quella persona... Hai mai ricevuto messaggi che ti hanno fatto sospettare che tenesse il tuo telefono sotto controllo? – Yoongi voleva tagliare corto perché non era un tipo che adorava i numerosi fronzoli nelle conversazioni ma allo stesso tempo si rendeva conto che quella probabilmente era una situazione ancora difficile da accettare e vivere per una persona che al contrario suo, aveva visto quel genere di avvenimenti forse solo all'interno di qualche impreciso e a tratti fantascientifico film. Ma nonostante la sua stessa imprecisione nell'utilizzo delle parole, il moro sapeva che l'altro avrebbe compreso a chi si stesse riferendo.

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora