Capitolo 12~la strana boccetta

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Per strada camminarono a due a due. Mark e Nathan si trovavano avanti, con Mark che indicava la strada. Martina ed Axel si trovavano in mezzo, a parlare del più e del meno. Infine, dietro a tutto, si trovavano Celia e Silvia, che discutevano di quanto fossero carini i due insieme, seguito da delle occhiatacce da parte della mora.

Una volta arrivati, il portiere bussò al campanello. Venne ad aprire una donna sulla quarantina, coi capelli castani chiari e con gli occhi uguali a quelli di Mark. <<ciao mamma!>> disse il ragazzo, entrando dentro. <<Mark, ma... mi potevi almeno avvertire che c'erano degli ospiti!>> disse urlando, poi guardò i cinque ragazzi e con aria dolce e gentile, aggiunse:<<ciao ragazzi, su entrate>> e seguirono il capitano all'interno della stanza.

Silvia salutò calorosamente la signora Evans, mentre gli altri ragazzi si presentarono. Poi arrivò il turno di Martina. Osservò attentamente la donna. Quegli occhi... già li aveva visti, e non in uno dei posti più belli al mondo...

<<piacere>> le sorrise dolcemente. Un senso di colpa, seguito dall'ansia, travolsero Martina. Cercando di non darlo troppo a notare, rispose:<<piacere mio signora. Il mio nome è Martina>> riuscì ad accennare ad un sorriso.

<<forza ragazzi, seguitemi!>> disse il capitano dirigendosi verso le scale.
Si diressero al piano di sopra dove, evidentemente, si trovava la stanza di Mark. Percorsero il corridoio, fino ad arrivare all'ultima porta sulla destra. Mark la aprì ed entrarono.
La stanza era abbastanza ampia, con letto, cassettiera e scrivania. La cosa che notò subito Martina, era una foto sopra la cassettiera. La stessa sensazione d'ansia di poco prima, la invase.

Axel seguì lo sguardo della ragazza, e chiese:<<Mark, questo è tuo nonno?>>
<<esatto! E questi>>-disse prendendo un paio di vecchi guanti, posti vicino alla foto-<<erano i suoi guanti!>>

Lo sguardo di Martina si spostò verso il letto. Lì sopra c'era un pallone, mentre sul muro vicino c'era un poster del football frontier.

<<accomodatevi ragazzi>> disse Mark, sedendosi per terra.
Parlarono principalmente della Brainwashing e del fantastico tiro di Martina. <<allora dicci, dove hai imparato quella tecnica?>> insistette Mark, che da circa un quarto d'ora continuava a ripetere la stessa cosa. <<te l'ho detto Mark. Nella mia vecchia scuola>>
<<be', dovrebbe essere una scuola molto importante...>> rifletté Nathan. Axel si limitava a stare zitto e a seguire la conversazione, mentre Martina continuava ad andare in ansia. 'L'importante è mantenere il controllo' diceva tra se e se.

<<l'unica scuola così prestigiosa che conosco qui a Tokyo, è la Royal Academy>> disse Mark. <<è vero, ma esistono tante altre squadre qui nei dintorni molto forti>> gli rispose Axel e Martina lo ringraziò con lo sguardo. <<allora Marti? Da dove vieni?>> continuò Mark.

Avete presente quel momento di disperazione, in cui iniziate a pregare tutte le divinità esistenti e a sperare in un colpo di fortuna che vi pari il culo?

Ecco.

<<Mark! È pronto!>> urlò la signora Evans dal piano di sotto. Martina sospirò, e anche oggi la sua vera identità, verrà a galla domani. Alla grande.

Le tre ragazze scesero giù ad aiutare la signora a mettere ma tavola e a riempire i piatti.
Gli altri rimasero sopra altri cinque minuti.

<<non vi sembra anche a voi strano il comportamento di Martina?>> chiese Nathan. Axel lo cruciò con gli occhi, e rispose:<<non mi pare>>
<<Nathan ha ragione, c'è qualcosa di strano>> disse Mark. <<vi ripeto, non penso. E poi, se anche fosse, non sono affari nostri>> disse scorbuticamente e scendendo le scale, con le mani in tasca.

La cena la passarono normalmente, senza altre discussioni o commenti su ciò che era successo tra i tre. Il cibo era squisito.

Sentirono un rumore di chiavi infilate nella serratura, e il signor Evans entrò in casa. <<buonasera. Vedo che abbiamo ospiti!>> esclamò notando le cinque persone in più a tavola. <<buonasera>> dissero tutti in coro. <<Mark ha deciso di invitare qualche amico qui a mangiare>> rispose la signora Evans al marito, e Mark si grattò la nuca.

La cena si concluse verso le 21.30, e i ragazzi se ne dovettero andare. <<grazie mille Mark per l'ospitalità>> disse Martina. <<e grazie anche a lei, signora per l'ottimo cibo>> disse Celia. Uscirono ed ognuno si diresse verso casa.

Una settimana dopo

<<quindi questa è la sede della Brainwashing?>> chiese Max osservando l'enorme struttura. <<ma siamo sicuri?>> disse Tod. Il ragazzo non aveva tutti i torti. Nessuno avrebbe scambiato quel posto per la sede di un club di calcio. Un grosso edificio dotato di milioni di antenne, satellitari e non.
Willy rimase a bocca aperta nel vedere, quello che per lui era, il suo sogno.

Si diressero verso i loro spogliatoi e, come al solito, lasciarono Martina dentro i primi 10 minuti. Una volta pronta, uscì e tutto il resto della squadra si andò a preparare.
La ragazza appoggiò la schiena al muro. Nel corridoio c'era un silenzio, interrotto solo da qualche parola che proveniva dallo spogliatoio.

<<mi raccomando, schiacciateli come formiche>> disse una voce, che a Martina sembrò troppo familiare. <<puoi starne certo, Jude>>
Due ragazzi svoltarono l'angolo e percorsero il corridoio in cui si trovava lo spogliatoio della Raimon. Tom Feldt, osservò Martina, ma il suo sguardo non era diretto a lui, ma alla persona che si trovava al suo fianco. <<sei disgustoso>> gli disse con vero disprezzo. Il rasta si limitò a stare zitto. Mise una mano in tasca, e cacciò una boccetta con dentro uno strano liquido verde. La porse a Martina, che la guardò con grande paura.

<<c-chi te l'ha data?!>> chiese balbettando. <<il comandante, vero?!>>
<<e secondo te chi, se no? Ieri mi ha convocato e mi ha chiesto di consegnartela, dice che se vuoi battere la Brainwashing, la devi usare>> Martina, con mano tremolante, afferrò quella boccetta dalle mani di Jude e la osservò. <<come sarebbe a dire, Jude? Tu non volevi che vincessimo noi?>> sbraitò Feldt. <<al comandante non si disobbedisce>> Martina volle controbattere, ma si bloccò e diede la boccetta al fratello. <<non ho bisogno di questa per vincere...>>

La porta degli spogliatoi si aprì, ed uscirono i vari membri della squadra. <<ragazzi vi voglio carichi! Eh? Jude, che ci fai qua?>> chiese il capitano, notandolo. <<ero solo venuto a vedere la partita, e a scambiare due chiacchiere con Tom, tutto qui>> alzò le spalle, si voltò e se ne andò. <<che tipo strano...>> cambiò subito discorso, quando vide Feldt. <<sappi che questa volta vinceremo!>> gli disse con grande determinazione. <<si, certo>> e se ne andò anche lui.

Decisero di andare in campo, e di dimostrare a quella squadra di che pasta erano fatti. Mentre percorrevano il corridoio che portava al campo, Axel prese il braccio di Martina, e aspettò che gli altri si allontanassero. <<tutto bene?>> chiese molto preoccupato. La ragazza abbassò lo sguardo e rispose con un debole:<<si>>
<<a me non sembri tanto convinta. Che ti ha detto Jude?>> insistette. <<niente, tranquillo>> continuò. Iniziarono a bagnarsi le guance. <<hey>>le disse dolcemente e mettendole una mano sotto il mento, per far incrociare i suoi occhi con i propri. <<qualsiasi cosa sia successa, sappi che andrà tutto bene e che io ci sarò sempre per te>> istintivamente, Martina lo abbracciò. Axel rimase molto sconvolto da quel gesto, però lo condivise.

Quando si staccarono, ormai si erano quasi del tutto asciugate le lacrime. <<forza, ora andiamo a distruggerli>>

Inazuma Eleven: La ragazza di GhiaccioOù les histoires vivent. Découvrez maintenant